Capitolo 7 pt. 2

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Volevo solo dire:

A) Grazie infinite per i 400 lettori e i 117 voti wow. Per me è tanto hahah.

B) Michael si è fatto di nuovo i capelli rossi e io aspettavo quel momento da troppo tempo.
Dio sta troppo bene con quel colore!

C) Come al solito non ho riletto theheheh lol.

Okay vi lascio alla storia.

Buona lettura 🦄

Entrammo in un palazzo alla periferia della città.
Le strade erano deserte, nonostante ai lati vi fossero numerose macchine parcheggiate.
Michael aprì le porte cigolanti di un portone leggermente polveroso. Mi fece entrare per prima e prima di entrare si guardò intorno con aria circospetta.
Nel piccolo atrio c'era una portineria, con un vecchio signore all'interno.
Molto tenero devo dire.
-Siamo i ragazzi della 12b. Non faccia entrare nessuno. Grazie.- Senza aspettare una risposta dal povero vecchietto Michael se ne andò verso l ascensore.
Che razza di posto è mai questo?
Un piccolo ascensore ci condusse in un pianerottolo polveroso, con una porta al lato destro e una al lato sinistro.
Michael tirò fuori le chiavi dalla sua tasca e aprì quella di destra, rivelando un piccolo appartamento, proprio come lo aveva descritto lui al B&B: grazioso e con un bagno fantastico.
Era tutto il contrario rispetto a come si presentava il palazzo.
Finalmente posso farmi una doccia.
-Per quanto tempo staremo qui?- Chiesi osservando la tappezzeria del divano e i colori dei muri.
-Fin quando non ci trovano.- Entrò nella piccola camera da letto, posando il borsone e slacciandosi gli anfibi neri.
-Senti... Non vorrei sembrarti logorroica ma... Perché a me vogliono uccidere me a te no? Che gli ho fatto?-
Sul serio? Ti sembra questo il momento di piagnucolare? No comment.
-Io sono il figlio adottivo di Marco. Il loro compito è portarmi dai miei genitori naturali e uccidere te.-
-Perché non vuoi tornare dai tuoi?- dissi facendo riferimento alla sua famiglia di origine.
-Perché se no ti ucciderebbero.- Mi sorrise dolcemente.
Camminò verso la mia direzione, fermandosi a pochi millimetri da me. Prese entrambi i lati del mio volto tra le mani, mentre il mio sguardo era rivolto unicamente a lui e ai suoi occhi, e mi baciò la nuca con una tale leggerezza da farmi provare piccoli brividi per tutta la schiena.
La risposta che mi aveva dato mi aveva colpito molto, a tal punto che mi sarei aspettata un'altro genere di bacio, sinceramente.
-Perché?-
-Perché, cosa?- Michael mi guardò con aria interrogativa. Possibile che non riuscissi a spiegarmi come un essere umano?
-Perché ti ostini a proteggermi? Anche quando morì mio padre feci la stessa cosa: mi tenevi lontana dai giornalisti impiccioni, o per meglio dire, tenevi loro lontani da me. Cosa ti fa pensare che io ti lasci "sacrificare" per una cosa per cui tu non c'entri nulla?- Imitai delle virgolette con le dita alla parola -sacrificare-.
-Nemmeno tu non centri nulla.-
Mi oltrepassò e si diresse verso la cucina.
Io mi affrettai a seguirlo.
-E comunque non è quel questo motivo per il quale mi ostino a tenerti al sicuro. Vedi, fino a quando ci sono io nei paraggi loro non possono fare nulla, altrimenti rischierebbero di ferire anche me. E' per questo motivo che a scuola non ti hanno uccisa. Io ti stavo cercando e ho anche parlato con uno di loro. Non smetteranno di cercare la tua morte ma almeno con me sempre appiccicato a te non possono fare nulla.-
Era buffa tutta questa situazione.
Avevo desiderato la morte per così tanto tempo e proprio quando ho avuto la possibilità di morire, non volevo e non potevo coglierla.
Forse il tutto dipendeva dall'arrivo di Michael...
Ma che senso aveva obbligarlo a stare lontano dai suoi genitori naturali e continuare a farlo rimanere in quello sporco giro di delinquenza? Nessuno.
Preferivo di gran lunga la sua salvezza, piuttosto che la mia.
Il ragazzo si riempì un bicchiere d'acqua, che bevve tutto d'un sorso.
Mentre beveva mi guardava e io guardavo lui. Ma non lo vedevo.
Stavo pensando a come riuscire a farlo uscire da quella situazione. Non volevo che le persone soffrissero a causa mia.
-A che cosa stai pensando?-
-Che? Ah, no nulla. E che... Domani devo andare a scuola, già.- Sforzai un sorriso, pensando di migliorare la situazione.
Ovviamente feci la scelta sbagliata. Sbagliare,per me, era quasi diventata un abitudine.
-Ma sei pazza? Hai sentito quello che ti ho detto? Non vai da nessuna parte senza di me.- Mi rimproverò il Michael.
Mi avvolse in un abbraccio che rischiò quasi di soffocarmi, ma che ricambiai lo stesso.
Dopo tutto io tenevo a lui.
Per questo avevo deciso di andare a scuola per attirare quei tizi da me.
-Andrà tutto bene, vedrai. Dentro la scuola nessuno può farmi nulla. C'è troppa gente.- Bisbigliai nel suo petto.
-Fai attenzione però. Non voglio perderti-
Poggiò la sua testa sulla mia. Sentivo il suo battito accelerato, il suo respiro mozzato che si interrompeva a tratti.
Tutti fattori che mi fecero pensare ad un pianto silenzioso.
La mia teoria fu confermata quando alzai la testa dal suo petto e vidi il suo viso rigato da alcune lacrime.
-Mikey... Ti prego non piangere. Non per me. Io non merito le tue lacrime. Né il tuo sacrificio.-
-Sì. Sì, li meriti tutti. Meriteresti anche di più. Purtroppo quel più io non sono in grado di dartelo.-
-Tu sei già abbastanza, Michael.- Sussurrai sorridendo, questa volta per davvero.
-Michael, domani andrò a scuola. Ho alcuni libri e cercherò di uscire il meno possibile dalla classe. Non preoccuparti.-
-Verrò anche io.- Si asciugò le lacrime dalle guance, allontanandosi da me per andare a sciacquarsi la faccia sul lavello della piccola cucina.
-So badare perfettamente a me stessa.- Lo rimproverai.
-No invece.-
Sbuffai e roteai gli occhi, incrociando le braccia al petto.
-Sei qualcosa di insopportabile lo sai? So.Badare.A.Me.Stessa. E poi non dovevi andare a risolvere degli "affari"?-
-Già. Peccato che abbia già fatto tutto ieri. Tant'è che in questo momento ci troviamo in questa casa.-
Quanto odio quando ha ragione.
-Mh. Okay.- Mi limitai a dire.
Percorsi il piccolo corridoio, fino ad arrivare alla camera da letto. Lì presi un asciugamano, anche se leggermente piccolo, shampoo e balsamo. Logicamente anche un pettine, i miei capelli avrebbero formato una matassa unica di dread lock.
-E dai, Bre'! Non ti puoi arrabbiare perché non ti faccio fare la paladina della giustizia!-
Lo guardai male e lo ignorai volontariamente.
A testa alta mi diressi verso il bagno. Proprio quando stavo per chiudere la porta una mano si mise in mezzo tra questa e lo stipite, rischiando di essere schiacciata.
-Breeee.-
La faccia di Michael cercò di passare attraverso la fessura la sua testa.
Cosa che mi fece ridere e riaffiorare il ricordo di quando vidi Shining con mio padre.
-Michael, ti manca solo un'ascia e la tempia calva, per essere uguale al tizio che interpreta lo psicopatico di Shining!- Dissi aprendo la porta iniziando a ridere.
-Beh, non mi piace vantarmi delle mie qualità.- Fece finta di sistemarsi una cravatta al collo, in segno di finta modestia . Cosa che mi fece ridere ancora di più.
Davvero, non so cosa ci fosse di così divertente in quel gesto. So solo che mi fece ridere e sentire felice perché dopo tanto tempo non stavo pensando alla conseguenze che potevano avere le mie azioni.
Mi stavo solo godendo il momento.
-Okay, adesso mi faccio una doccia. Ma prima toglimi una curiosità.-
Fece finta di asciugarsi una lacrimucchia dagli occhi sospirando per le troppe risa (ovviamente l'unica che aveva riso come umidità ero io. Lui si era limitato a ridere un po'e a osservarmi in modo alquanto inquietante). Comunque la sua azione mi fece sorridere.
-Ossia?- Mi sorrise.
Perché non la smette di sorridere?
Se continua così mi viene un infarto.
-Cosa mangiamo sta sera?-
-Sempre la solita. Da questo punto di vista non sei cambiata affatto. Dimmi: come hai fatto a non ingrassare?-
-Ehi! Mangio tanto ma faccio attività fisica!- Dissi facendo la finta indignata.
-Ora rispondimi: cosa mangiamo questa sera? È da troppo tempo che non mi angolo qualcosa di serio. Sono stanca di miseri toast di bar.- Dovrebbero darmi un premio Nobel per essere la persona che si lamenta di più al mondo. Da un lato è una osa insopportabile.
-Probabilmente ordineremo una pizza o sushi.-
Alla parola -sushi- mi si illuminarono gli occhi.
-Ti prego Michael prendiamo il sushi? Dai, dai, dai.-
Iniziai a saltare a piedi uniti, battendo le mani come una bambina.
Chissà, magari avrebbe potuto funzionare.
-Okay, okay. Calmati piccola Brenda!- Alzò le mani al cielo in segno di resa.
-Perfetto allora faccio una doccia e mi preparo mentalmente per il mio amato sushi.-
Chiusi la porta a chiave.
Mi svestii e mi infilai sotto il getto caldo dell'acqua.
Inutile dire che, dopo così tanto tempo, trovarsi sotto il getto rilassante della doccia mi provocò un senso immenso di beatitudine e di relax.

-Sushiii- Entrai nella cucina-salotto gridando questa parola, ancora con i capelli leggermente umidi e in pigiama.
-Carino il pigiama.- Ammiccò Michael in modo ironico.
-Ehi! Non discriminare i cagnolini verde fluo!-
-Oh, non mi permetterei mai.- Alzo nuovamente le mani al cielo.
Di questo passo lo avrei fatto impazzire. Poveretto.
Poco dopo scoprì che Michael aveva già ordinato in sushi, per questo motivo arrivò velocemente. Secondo il mio punto di vista.
Secondo Michael si aspettava sempre troppo per avere da mangiare.

-Buona notte Michael.- Sussurrai spegnendo la luce.
-Buona notte Bre'.-
Mi baciò sulla guancia e mi abbracciò.
Mi addormentai sentendo il suo battito regolare e il suo respiro sulla mia pelle.
Il giorno dopo sarei andata a scuola, dovevo prepararmi mentalmente e questo era il modo migliore per farlo.

Unpredictable|| Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora