Capitolo 7

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"Quindi, ricapitolando.. Come ti chiami?"

"Hanna Stone."

"Quanti anni hai?"

"Diciannove."

"Dove ci siamo conosciuti?"

"Ad una festa di paese.." Concluse Hanna abbassando gli occhi. Era da più di mezz'ora che Niall le poneva quelle domande. Aveva precisato parecchie volte che se avesse sbagliato qualcosa o avrebbe parlato più del dovuto con i suoi famigliari l'avrebbe punita. E la mora lo ascoltò, sarebbe stato peggio ribellarsi.

"Benissimo. Possiamo andare." Affermò Niall con un sorriso per poi aprire la porta dell'appartamento e condurla verso la sua macchina. Le aprì lo sportello come un vero gentiluomo e la mora a questo gesto alzò gli occhi al cielo. Lui non era educato né tanto meno dolce. Niall invece la guardò con espressione divertita per poi salire in macchina.

Dopo circa un quarto d'ora si fermò.

"Siamo arrivati piccola."

******

"Signora stia tranquilla la troveremo. Non può essere sparita nel nulla." Nel frattempo, dall'altra parte della città, i genitori di Hanna stavano tenendo un colloquio con l'agente Smith. Al poliziotto dalla pelle scura era stato affidato il caso Stone. La famiglia interessata, infatti, aveva posto denuncia la sera stessa della sparizione della ragazza, quando i suoi amici erano corsi a raccontare l'accaduto ai genitori.

FLASHBACK

"Hanna dove sei? Se è uno scherzo non è divertente. Hanna!"

Mentre le due ragazze ballavano si erano accorte che l'amica non era più affianco a loro. Jessica era entrata nel panico ed era andata a sedersi in uno dei tanti divanetti mentre Sophia cercava di muoversi in quell'ammasso di corpi sudati urlando il nome dell'amica. Ed e i ragazzi, invece, erano ancora al banco degli alcolici per prendere da bere, quando si accorsero della bionda che urlava e singhiozzava in mezzo alla pista da ballo.

"Sophia che cazzo è successo? Perché piangi?"

"Edward, è sparita. Non la troviamo."

"Chi? Parla Soph!"

"Hanna, è sparita. Stavamo ballando e lei non c'era più. E noi..oddio è colpa nostra, l'abbiamo persa di vista." Raccontò la bionda, mentre i singhiozzi le facevano alzare e abbassare le spalle ad un ritmo irregolare. Edward spalancò gli occhi e iniziò tremare.

"Andiamo a cercarla fuori. Louis, tu occupati di Jessica, falla tranquillizzare un po'."

I ragazzi si fecero strada verso l'uscita del locale ma quando arrivarono ai parcheggi Hanna non c'era. Era sparita.

FINE FLASHBACK

Il signore e la signora Stone ringraziarono l'agente per poi lasciare il suo ufficio. Salirono in macchina e decisero di tornare a casa.

"Stai tranquilla Laura, la troveremo." La rassicurò il marito stringendole una mano e mantenendo gli occhi fissi sulla strada.

"Ho paura che le abbiano messo le mani addosso, George." Disse la donna con voce bassa mentre una lacrima solitaria le accarezzava la guancia.

"La mia bambina sta soffrendo e noi non possiamo fare nulla. Sono una madre inutile." Continuò per poi lasciarsi andare in un pianto isterico. Un pianto disperato. Un pianto stanco e distrutto. Quello con cui si svegliava la mattina quando vedeva la camera della figlia vuota, e quello che l'accompagnava la sera quando non la vedeva tornare a casa.

"La troveremo." Affermò per una seconda volta il marito, cercando di convincere anche se stesso.

Alone ||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora