Capitolo 13

233 20 1
                                    



Era passata una settimana dall'ultima volta che Hanna aveva visto Niall. Una settimana da quando faceva lo stesso sogno, ovvero quello delle labbra del biondo sulle sue. Una settimana, 7 giorni, 168 ore, 10080 minuti e 604800 secondi da quando il senso di colpa la divorava. Non riusciva a darsi una risposta concreta del perché avesse ricambiato quel bacio così sbagliato. Continuava a ripetersi che l'aveva fatto per sostenerlo ma non poteva negare quella sensazione, anch'essa sbagliata, che in qualche modo la spingeva a stargli accanto. Ora non c'è più questo rischio dato che mio odia, pensò. E forse era meglio così. Doveva lasciarsi tutto alle spalle e continuare la sua vita. E anche se Niall Horan aveva lasciato il segno, nel vero senso della parola dato che le aveva procurato una cicatrice abbastanza visibile sulla sua spalla contenete le sue iniziali, avrebbe dovuto dimenticarlo.

"Hanna è pronto il pranzo." Urlò la madre dalla cucina.

La ragazza si alzò dalla piccola poltrona nera della sua stanza dove stava cercando di leggere un libro e dopo essersi stirata con le mani i pantaloni della tuta che indossava, scese al piano inferiore dove l'aspettavano i genitori.

Già, si sentiva in colpa anche per loro, sapeva che quella che aveva raccontato era una bugia troppo grande e che la verità sarebbe saltata fuori prima o poi.

FLASHBACK

Si passò i palmi delle mani nei jeans per asciugare quello strato di sudore che continuava a formarsi prima di chiudere a pugno la mano destra. L'avvicino lentamente al legno della porta prima di darle due colpi secchi.

Strofinò un'ultima volta le mani nel tessuto che ricopriva le sue gambe prima che il portone venne aperto da una donna sulla quarantina. I capelli raccolti in una disordinata coda di cavallo risaltavano gli zigomi spigolosi, mentre gli occhi chiari erano contornati da profonde occhiaie violacee.

La donna si portò le mani davanti alle labbra mentre una lacrima iniziava a caderle dall'occhio sinistro.

"Hanna sei viva." Sussurrò flebile prima di cadere sulle ginocchia e scoppiare in un pianto disperato.

A quel punto anche Hanna iniziò a piangere e accasciandosi sul pavimento avvolse le braccia attorno al corpo della madre, mentre quest'ultima continuava a singhiozzare e a mormorare un "sei viva" incredulo.

"Mi dispiace tanto." Disse la mora, stringendola più forte.

"Non farlo mai più, ti prego. Non farmi più del male."

Sentendo i singhiozzi della moglie si affacciò pure il signor Stone, pensava che avrebbe dovuto assistere ad un'altra crisi della moglie, ma appena vide quella scena davanti ai suoi occhi il cipiglio che aveva in viso scomparve lasciando il posto ad una faccia bianca invasa dallo shock.

"Hanna." Sussurrò appoggiandosi alla parete adiacente a quella della cucina. Dopo essersi ripreso da quello stato si allungò per chiudere il portoncino.

"Papà!" Esclamò Hanna prima di scoppiare in un pianto disperato. Il padre si inginocchiò vicino alle due donne per stringerle a sé. Rimasero abbracciati per un tempo indefinito.

Alone ||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora