Capitolo 4

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Hadassah uscì gioiosa dalla porta di casa, inconsapevole di cosa la aspettava a pochi metri.

Un uomo con l'armatura color argento si distingueva nel buio della notte.

Non uno solo, decine e decine di soldati solo in quel quartiere.

Si sentì afferrare le spalle da due uomini, e il ciondolo che portava al collo le fu strappato.

-Zio Mordechai!- continuava ad urlare all'uomo che in fretta uscì dall'abitazione per comprendere il motivo delle urla, appartenenti non solo alla nipote.

La giovane iniziò a singhiozzare, poco dopo passò dai singhiozzi ai pianti sommessi.

-È questo il modo in cui ci protegge il re!?- accusava Mordechai, mentre seguiva la lunga colonna che si avvicinava sempre più al palazzo - un aggressione nel mezzo della notte!

***

Le donne si ritrovarono di fronte ad un grande cancello di ferro piuttosto arrugginito, che aveva tutto l'aspetto di essere l'ingresso per un carcere.

Hadassah intanto si era calmata e cercava di tranquillizzare le compagne che le si stringevano intorno ancora piangenti, per nulla tranquillizzate dal portone che avevano innanzi.

Almeno settanta donne erano con lei.

-Padre, mostraci benevolenza- pregò la ragazza, mentre avanzavano in un corridoio completamente buio- trasforma questo sotterraneo in un posto meraviglioso.

La sua preghiera sembrò essere esaudita.

Alla fine del corridoio si trovava una sala ben elegante e illuminata, in fondo a questa una scala maestosa.

-Questo è il sotterraneo o il luogo meraviglioso?- le domandò una delle donne a lei vicina, a cui lei rispose stringendole maggiormente la mano.

Una delle guardie che guidava la fila si voltò improvvisamente spaventando le malcapitate con la torcia che teneva in mano. Poi andò via.

Tutti gli sforzi dell'ebrea erano stati inutili e le altre avevano ripreso a piangere, ma quella non si diede per vinta e, notando un piccolo baule da cui fuoriuscivano delle sciarpe, ne estrasse una e la mise al collo dell'amica.

-Sarah! Si intona ai tuoi occhi! Hai mai trovato niente di così meraviglioso?
Hannah non è stato fatto apposta per te?- chiese ad un'altra mostrandole un altro tessuto.

-Dimmi, io non riuscirò più a vedere mia madre, vero?- le chiese l'ultima preoccupata.

-Solo se non lo desideri più. Due, tre giorni, chi lo sa, si torna a casa.- la incoraggiò Hadassah, che non mancava di ridere anche in quella situazione.

-Noi non siamo abbastanza belle per restare qui, Haddassah?!-

Ma mentre stava per rispondere, dalle scale apparve lo stesso uomo che aveva presentato Serse qualche giorno prima al banchetto.

-Avanzate ora verso una nuova vita. Il metodo del vostro arrivo non è la mia scelta.
Io sono Hegai, l'eunuco reale di sua maestà. Il supervisore della vostra preparazione.-

Hadassah ebbe modo di osservare l'uomo da vicino. Possente e forte, quanto un guerriero. Una cicatrice andava da sopracciglio allo zigomo, privandolo della vista dell'occhio destro.

***
Quella notte Hasaddah non riuscì a prendere sonno facilmente, tormentata dal ricordo della morte dei genitori.

-Non lasciatele scappare! Uccidetele!- aveva sentito urlare ad un soldato, completamente vestito di nero.

Dalla sua stanza sentiva lo scalpicio dei cavalli e il rumore delle spade.

Era riuscita a sfuggire ai sicari portando con sé solo la collana.

Aveva visto i suoi genitori morire sotto i fendenti della lama di un uomo che portava al braccio un sigillo che però nella notte non aveva potuto vedere bene.

Al ricordo iniziò piangere fino a quando il sonno non la prese, sfinita.

Il mattino successivo si svegliò di buon umore. Immaginó la neve scendere dal cielo come aveva visto quando era bambina e presa dal momento iniziò a danzare, volteggiando su se stessa e ridendo.
I lunghi capelli bruni accarezzati dal vento e gli occhi castani chiusi a causa della risata.

-Voi avete proprio un brutto vizio- parlò rivolta all'eunuco della sera prima, dopo essersi accorta della sua presenza.

-Il palazzo non è posto per bambini!-

-Mi considerate una bambina? Beh vi sbagliate. Sono molto più giovane- e un'altra risata.

-Come vi chiamano?-

-Esther- rispose quella, ricordando la promessa fatta allo zio.

-Nome curioso. Da dove venite?-

-Io vengo dal vento, del quale si ode il suono, ma nessuno sa dire da dove viene o da dove va.-

-Bene. Ci vediamo fra un'ora. Cercate di non volare via.-

***

-Altre quattromila tonnellate per metallo, armi e armature- iniziò ad elencare uno dei principi- e ricordiamoci il pagamento dei mercanari.

Quella in cui si trovavano non era una vera e propria sala, ma una serie di balconi che collegati fra loro formavano in quadrato. Solo due lati venivavo usati. Da un lato i principi, dall'altro il sovrano.

-So che non è opinione molto ben accetta, ma se usata per la pace, questa somm può servire a molte necessità- rispose il re.

-Due diversi modi di vita sono coivolti. I greci non hanno re e non ne vogliono alcuno- insistette Admantha.

-Un punto è batterci i pugni sul petto e far sfilare i coraggiosi, fingendo che sia ancora l'impero dei nostri padri, ma avete sentito qual è il costo di un'effettiva campagna! Se non siamo più che onesti con noi stessi, temo che perderemo molto più della nostra reputazione.- disse Memuchan, guadagnandosi un cenno di assenzo da parte del sovrano.

-Quindi noi non dovremmo fare niente? Lasciamo prevalere i Greci? Lasciamo che stabiliscano la democrazia?-incalzò un'altro, poi rivolgendosi al precedente interlocutore -Non sarebbe il re il primo a soffrirne? Il primo a morirne? O la memoria della morte di suo padre non si agita nelle sue viscere, come si agita nelle nostre!?-

One night with the King - EsterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora