"Questo è un pensiero per te"
Disse mia madre rientrando in sala da pranzo, dopo essersi allontata un momento.
Aveva in mano una bustina di Stroili.
Stavamo cenando per l'ultima volta insieme, noi tre. La famiglia al completo, togliendo mia sorella che abitava a Sorrento, troppo lontano per venire.
L'indomani, io e Pierfrancesco saremmo partiti, saremmo andati a vivere insieme a Milano. Ero contentissima, contavo le ore, ma mi dispiaceva lo stesso lasciare soli i miei genitori.
"Mamma, non dovevate!" Feci una pausa "non so come ringraziarvi, davvero"
Scartai il pacchetto, era una collana d'oro, con un ciondolo a forma di piuma. Stupenda.
Mi scese una lacrima, andai ad abbracciarli, prima uno e poi l'altro.
"Non devi ringraziarci, non devi" Mi disse mia madre, con le lacrime agli occhi anche lei.
Mi sarebbero mancati, tanto.La settimana prima avevamo festeggiato tutti insieme la nostra partenza. I miei genitori, quelli di Pierfrancesco, e i famigliari di entrambi. Quella volta non c'era stato alcun pianto, la partenza era ancora lontana...
La sera della partenza fu difficile anche per Pierfrancesco. La sua famiglia era ancora più unita della mia, e per loro fu molto difficile lasciarlo andare.
Mentre eravamo in macchina mi raccontò di essere andato quella sera in camera di sua sorella. Bussò, e quando fu entrato, la trovò rannicchiata in un angolo del letto, mentre singhiozzava.
La abbracciò, e quando si fu tranquillizzata, si misero a sfogliare gli album fotografici di quando erano piccoli...
Dormirono insieme quella notte.
Mi disse che gli sembrò quasi di essere tornato bambino.
Iniziò a parlarmi della sua infanzia, dei suoi amici, dei giochi che faceva da bambino...
Fu una delle poche volte in cui mi parlò della sua infanzia. Non lo faceva spesso, perché lo faceva sentire scoperto, fragile, gli piaceva fare il duro, ma in realtà aveva un cuore incredibilmente tenero.
Alle 6 del mattino eravamo già svegli entrambi, mi mandò un SMS con il buongiorno.
La mia migliore amica, Serena, mi passò a prendere e mi portò da lui.
Mio padre mi aiutò a caricare la valigia in macchina. Scese anche mia madre con noi, e li salutai un'altra volta ancora.
"Tesoro, comportati bene, non farmi..."
Non riuscì a completare la frase, che scoppiò a piangere.
"No, non di nuovo..." Dissi quasi esasperata..
"Ma come faccio a non piangere!"
La abbracciai, e le strofinai su e giù la schiena con la mano.
"Andrà tutto bene" la rassicurai.
Salutai anche mio padre.
Salii in macchina, abbassai il finestrino e li salutai ancora.Serena mise in moto, era tesa anche lei, nonostante provasse a nasconderlo.
A un certo punto del viaggio, presi la parola.
"Lo sai che puoi venire a trovarci quando vuoi, vero? Potresti venire in vacanza a Milano qualche settimana, l'appartamento che abbiamo preso ha una stanza in più per gli ospiti. E poi tu e Ale ci avete promesso che prenderete seriamente in considerazione l'idea di trasverirvi anche voi a Milano!"
"Sempre che la situazione tra me e lui migliori..."
Intanto eravamo arrivate.
L'abbracciai e le accarezzai la schiena.
"Non trovarti una nuova migliore amica, mi raccomando!"
Mi disse singhiozzando. Piangevamo entrambe...
"Ti prometto che ti penserò sempre."
Ci asciugammo le lacrime, e uscimmo dall'auto.
Mi trovai davanti Pierfrancesco, rimasi incantata come sempre. Erano anni, eppure quel sorriso mi lasciava a bocca aperta ogni volta. Wow.
Lo abbracciai fortissimo.
"Va bene, va bene... So che mi ami, ma così mi frantumi il costato!"
Risi.
Caricammo ogni cosa in auto, salutammo tutti quanti un'altra volta ancora, e poi partimmo. Felicissimi ma spaventati...
Convivere avrebbe significato mettere alla prova il nostro legame: ce l'avremmo mai fatta?In nove ore di viaggio in auto, facemmo 6 soste agli autogrill.
A pranzo ci fermammo ad un McDonald's.
"Sei l'unica persona al mondo che al McDonald's prende un hamburger semplice senza salse."
"Ma ti fai i cazzi tuoi?" Gli dissi.
"Uououo, come ti permetti?"
Mi fece il solletico.
"No, ti prego. C'è gente!"
Risi.
"Chiedimi scusa e la smetto."
"No."
"Come come?"
"Ho detto no."
"Scusami non ho sentito bene..."
Non ne potevo più, mi arresi.
"Scusamiiii"
"Ora va bene."
Mi gettai tra le sue braccia.
"Mi porti in braccio fino alla macchina?"
"Bel lavoraccio!"
"Ehi, attento a come parli!"
"La verità è che stai davvero ingrassando con tutti questi hamburger semplici del Mc ..."
Rimasi per un po' a guardarlo storto.
Alla fine scoppiammo a ridere insieme.
Mi prese in braccio.
"Allora andiamo, principessa."
Uscimmo dal Mc sotto gli occhi allibiti dei presenti. Con lui ogni giorno era così, ogni giorno una favola.
Ripartimmo. E il tempo passò in fretta sentendo i dischi nello stereo e qualcuna delle sue cazzate. Ogni tanto ce ne stavamo in silenzio, ognuno per conto suo. Io disegnavo, e lui cercava di indovinare che cosa. Quando sbirciava, io mettevo il broncio e non gli parlavo per un po'.
Cantammo, ci divertimmo a fare battute sui passanti...
Quel giorno lo osservai come non avevo mai fatto... Feci attenzione a ogni suo piccolo gesto... Mi accorsi di quanto fossero ancora più belli i suoi occhi mentre era entusiasta, felice...
E più di tutto capii che non avrei amato mai nessuno che non fosse lui. Nessuno mi avrebbe mai reso felice, come lui solo sapeva fare...
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Non ci pensi mai ||Fedez||♡
Hayran KurguElita, a 12 anni era "innamorata" del suo idolo, Federico Leonardo Lucia. Era un'ossessione, ne parlava con chiunque, aveva la camera tappezzata di suoi poster. Crescendo conobbe l'amore vero... A 15 anni, infatti, iniziò ad innamorarsi di un altro...