Capitolo 4

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Napoli. Ore 10:30 del mattino.

Ciro era passato a prendere Manuel alle 8, aveva preso un giorno di festa dal lavoro per aiutare il suo amico a fare i preparativi. Erano passati a prendere un po' di mozzarella di bufala da portare al fratello e alla sua fidanzata, un po' di broccoli napoletani e della salsiccia piccante, tipica del posto per sentire meno la mancanza del cibo napoletano durante il viaggio... per lo meno. In seguito Manuel aveva preparato i bagagli e li aveva portati in macchina, che era già pronta per partire. Erano stati sul lungomare per vedere la spiaggia e quel mare che tanto amava, sarebbe passato un bel po' di tempo prima che potesse rivederlo e infine andarono al bar per salutare gli amici, ma erano le 9:30 e erano ancora quasi tutti a dormire, così, lui e Ciro, fecero una partita a biliardino, come era solito fare tutte le mattine che facevano forca a scuola, magari per saltare qualche interrogazione o semplicemente perché la giornata era troppo bella per restare chiusi in quelle quattro mura. Prima che tutto il resto del gruppo arrivasse si erano fatte le 11:30, erano tutti increduli alla notizia e evidentemente dispiaciuti. "Ciao Manuel. Mi raccomando fatti sentire qualche volta, si no t schiatt!" gli disse in modo scherzoso Gennaro. Tutti erano commossi quando Manuel aprì la porta del bar che già gli mancava in modo pazzesco. Ormai era giunto il momento. Erano sotto casa sua e i loro genitori erano già entrati in macchina. Il padre alla guida, in modo scocciato per il viaggio che come minimo sarebbe durato quattro ore. La madre li accanto, con la faccia preoccupata per le sue condizioni di salute e un po' di sensi di colpa perché sapeva che avrebbe sconvolto la vita di suo marito, ma specialmente di suo figlio. Il suo bambino. Stava facendo questo per lei, solo per lei. La sera prima aveva visto Manuel pregare, non lo faceva da un pezzo, pregava per lei. Chiedeva a Dio di non portargliela via, perché non ce l'avrebbe fatta. Quella notte Maria (la madre di Manuel) aveva pianto a dirotto e in continuazione, non poteva far stare male suo figlio in quel modo. I due non avevano ancora parlato delle condizioni della madre e del fatto di trasferirsi a Firenze, e per qualche motivo evitavano a tutti i costi di farlo. Ora per Manuel veniva il momento più difficile: salutare Ciro. Come avrebbe fatto senza di lui? A chi avrebbe raccontato i suoi problemi? Chi lo avrebbe aiutato a studiare la notte? Chi avrebbe chiamato per divertirsi? Con chi si sarebbe sfogato? Erano tutte domande a cui Manuel non riusciva a darsi una risposta. Aveva paura. Paura di restare solo. "Dai salutiamoci in modo veloce lo sai che se no finisco per piangere. Mica come te che hai il cuore più duro di una pietra!" gli disse Ciro. "Hai ragione. Ciao fratello! Ci vediamo presto. Non farmi stare in pensiero che appena so che hai fatto qualche cazzata vengo qui e ti stampo contro un muro."

"Tranquillo! Penso che il mese prossimo appena mi danno un po' di ferie, vengo a farti una visita al nord."

"Sarebbe magnifico" rispose Manuel. Manuel entrò in auto. Chiuse la portiera e salutò con un ultimo cenno della mano il suo amico e vide che qualche lacrima rigava il suo viso. Al contrario delle aspettative anche lui si emozionò e gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma non le lasciò cadere. Non poteva. Il suo carattere non glielo permetteva. Dopo una mezz'oretta buona, imboccarono l'autostrada. Ormai Napoli si allontanava sempre di più, "no" pensò Manuel "sono io che mi sto allontanando da lei!". Il silenzio in quell'auto era pesantissimo, allora prese il suo lettore mp3 e iniziò ad ascoltare la musica... pensò a tutti i suoi 19 anni trascorsi per quelle strade, alla scuola, agli amici e ai parenti che aveva appena lasciato. Nella sua mente si aprì un ricordo molto bello di lui e Ciro: era una sera di luglio, erano andati a ballare e conobbero due ragazze, fortunatamente avevano gusti molto diversi a riguardo. A Manuel piacevano bionde con gli occhi azzurri, mentre a Ciro, more con gli occhi scuri. Non ricordava neanche i nomi di quelle due ragazze, ricordava solo che dopo essere usciti dalla discoteca, erano più o meno le cinque del mattino, avevano proposto di andare a fare colazione e poi riportarle a casa. Le due ragazze accettarono, ma lui e il suo amico, finsero di andare a prendere la macchina e le lasciarono li da sole, mentre loro due andarono a mangiare i cornetti caldi appena sfornati e dopo poco andarono a letto. E sapete perché? Nel buio della discoteca sembravano davvero molto carine, ma una volta uscite manca poco che dalla loro bruttezza si spaventavano. Manuel sorrise, mentre nell'mp3 passava una canzone in napoletano di Gigi d'Alessio. Dopo quel ricordo un po' buffo, la nostalgia divenne ancora di più e contro la sua volontà, una piccola lacrima scese dai suoi occhi. Finalmente dopo quattro ore di viaggio, arrivarono all'uscita del casello di Firenze, dove Alberto li stava aspettando. Dopo essersi salutati calorosamente, visto che erano parecchi mesi che non si vedevano, li condusse a casa sua. Una volta sistemati tutti i bagagli, i suoi genitori e il fratello si misero a parlare della malattia e delle cure che la madre doveva fare. Manuel preferì andare a dormire, da una parte per la stanchezza, dall'altra perché non voleva assistere a quelle discussioni. Lo facevano stare troppo male. Quella fu una nottata strana e insonne. Quasi nessuno della famiglia riuscì a dormire, ma in particolare Manuel che continuava ad avere incubi. Fortunatamente la mattina arrivò presto.

Senza un addio (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora