Capitolo 7

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Quella domenica mattina, il cielo di Firenze era grigio e, tante nuvole coprivano la città. Quando Manuel e Ciro si svegliarono erano poco più delle undici e, sentirono rientrare i genitori di Manuel. In quel momento Manuel ebbe un po' di paura. Se fosse andato di là in cucina avrebbe saputo se sua madre stava bene e, sarebbe stato un sollievo, ma se non stava bene? Se fosse più grave del previsto? Che cosa avrebbe fatto? Come l'avrebbe aiutata? Riprese fiato e si fece il letto in silenzio. Quasi al rallentatore. Poi si vestì e, Ciro capì subito che l'amico stava evitando o, almeno rimandando la questione.

Dopo una decina di minuti Manuel aprì la porta della sua camera e andò in cucina.

"Buongiorno mamma! Ciao papà!"

"Buongiorno!" fecero in coro i due genitori verso il figlio e Ciro.

"Avete già fatto colazione? Volete che ve la preparo?" chiese la madre.

"No! Non preoccuparti faccio io!" Manuel prese il latte ed i cereali e mise a fare il caffè. Si sedettero a tavola e lui e Ciro iniziarono a mangiare.

"Insomma mamma?"

"Cosa amore?"

"Cosa ti hanno detto all'ospedale? Tutto bene vero?"

"Senti amore... perché non ne parliamo un'altra volta?"

"C'è qualcosa che non va giusto?"

"Maria! Perché non parli un po' con nostro figlio? Io e Ciro andiamo a fare un po' di spesa. Ti va Ciro?" intervenne Roberto.

"Certo! Andiamo" rispose il ragazzo.

I due uscirono, lasciando Maria e Manuel in quella casa. Soli. Con la tensione che mista alla paura stava diventando un cocktail veramente micidiale. Manuel iniziò a sudare. Voleva saperlo e subito!

"Dai! Parla!"

"Allora... mi hanno fatto le analisi e tutti i controlli necessari. Il tumore sta crescendo e se le terapie che farò non avranno effetto entro un mese o poco più... dovranno farmi un' operazione. Le cose sono più difficili del previsto!"

A quelle parole Manuel sentì gelare il cuore. Iniziò a sudare freddo. Non riusciva a parlare. Aveva paura! Paura di perderla. Paura che gliela portassero via. Paura di non poterla abbracciare più. Paura di non poter più chiamare <<MAMMA>>. Paura di non poter più vedere il suo sorriso. Paura di non poter sentire più il suo odore. Paura di non poter più sentire le sue labbra sulle sue guancia. Paura... aveva tanta paura. L'unica cosa che riuscì a fare fu quella di alzarsi dalla sedia e di stringerla forte. Maria iniziò a piangere e, lui, la strinse ancora più forte, ma anche dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime. Lacrime innocenti. Lacrime chiare. Lacrime di bambino cresciuto troppo in fretta. Lacrime di disperazione. Lacrime di paura. Lacrime che scendono e non te ne accorgi. Lacrime che non puoi più fermare. Lacrime di conforto. Lacrime che non ti erano mai uscite o che non avevi mai fatto vedere agli altri, specialmente a tua madre!

Dopo una mezz'oretta Roberto e Ciro tornarono con la spesa. La poggiarono sul tavolo e iniziarono a sistemare. Mentre Maria cucinava, il marito le si avvicinò in silenzio e dolcemente, stringendola, le chiese "Come l'ha presa?" Ciro che capì la situazione, andò in camera di Manuel.

Maria si buttò nelle braccia del marito e cominciò di nuovo a piangere... quasi singhiozzava. "L'ha presa male. Veramente tanto male. Non l'avevo mai visto piangere e oggi l'ha fatto, e davanti a me!"

Roberto provò a consolarla.

Intanto nell'altra stanza, Manuel era disteso sul suo letto con la musica dell'mp3 nelle orecchie.

Senza un addio (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora