CAPITOLO 5

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Vado da loro. <Buongiorno,il vostro cane sta bene, abbiamo eseguito le lastre e le analisi. Non risulta niente di grave. Non ci sono fratture, ma solo una distorsione alla spalla. Questa sera lo terrò qui in box, così che possa riposare e controllare. > spiego. Il padre si rilassa e il bambino mi viene incontro e mi abbraccia. Sorrido e mi abbasso per essere davanti a lui. <hai visto? ho salvato il tuo cane. Sta bene. Deve solo riposare. Vuoi vederlo?> dico sorridendo <si.> risponde. <andiamo. Può venire anche lei se vuole. Di qua. Seguitemi> dico facendo strada, dirigendomi di nuovo dentro. Arriviamo dal cane e il bambino si mette vicino a lui. <grazie per quello che ha fatto, lo ha tranquillizzato. Quel cane è il regalo che sua madre gli ha fatto il giorno del suo compleanno, due anni fa. E dopo se ne è andata. Lui ce la ricorda ogni giorno. > mi spiega. Lo guardo. <non ho fatto nulla, solo il mio lavoro.> dico. <quanto le devo per il disturbo?> chiede. <non mi deve nulla. > rispondo. Mi abbraccia riconoscente. Dopo aver congedato la famiglia del cane, vado da Phoebe e Maggie. Sistemiamo tutto per la notte e ci dirigiamo a casa. Parcheggiata la macchina entriamo, e vado dritta in camera mia per farmi una doccia e togliermi questi vestiti che fanno puzza di cane. Entro in doccia, faccio lo shampoo, metto il balsamo, mi insapono e già che ci sono mi depilo. Risciacquo ed esco. Mi ritrovo davanti al grande specchio e vedo una ragazza diversa. La stanchezza gioca d'avvero brutti scherzi. Sembro una zombie. Mi dirigo verso l'armadio e prendo una gonna e una blusa a maniche corte. Mi vesto e scendo di sotto. Vedo Phoebe portare fuori il suo trolley, e Maggie che si prepara ad accompagnarla. Mi rendo conto che sono già le tre. Con l'imprevisto di oggi non siamo riuscite a combinare niente insieme. Vado da loro. <pronte per andare? Posso venire con voi?> domando. <si ovvio che puoi venire.> sorride Phoebe. <sei distrutta vero Nina?> chiede ancora lei. <si nota eh? Si! sono stanca. Mi dispiace che non siamo andate da nessuna parte. Questa giornata è stata impegnativa. > <già! Su andiamo sennò arriverò tardi.> risponde Phoebe. Mi alzo e ci dirigiamo alla porta. Apro per uscire e mi ritrovo davanti Alex, con il pugno alzato pronto a bussare. L'ho anticipato ed è rimasto di sasso. Lo guardo. Ma che ci fa lui qua? <Alex? Cosa ci fai qua?> chiedo. <ero venuto per informarti che l'assicuratore vuole vedere il danno, prima di procedere con il pagamento. Ma capisco che state uscendo.> mi dice. <scusami, non ho avuto tempo di informare la mia assicurazione dell' accaduto. Se puoi aspettare qualche altro giorno... così mi rimetto in pari. E poi si, stiamo uscendo... Phoebe torna all' università.> spiego. Lui porta lo sguardo dietro di me. E saluta le ragazze, che già sono pronte per andare. Poi torna a guardarmi. <Nina ti vedo strana, che cos'hai?>mi chiede. <niente sono solo stanca> rispondo. Guardo Phoebe venirmi in contro e salutarmi. <Nina, noi andiamo, fatti abbracciare.> dice lei. La saluto e ritorna in macchina, che dopo qualche minuto sparisce in lontananza. Mi rendo conto che siamo ancora all' ingresso. Così le buone maniere hanno il sopravvento. <Alex? Ti va di entrare? > chiedo. <si, grazie.> risponde. Lo faccio accomodare e mi dirigo in cucina per prendere qualcosa da offrirgli, trovo del succo e dei dolcini. Li appoggio sul tavolo e mi siedo davanti a lui sul divano. <prego, serviti pure.>dico. Prende un po' di succo e un biscottino. <allora, come stai?> mi chiede. <bene, diciamo.> rispondo. <uhm... bene! Perché diciamo?> chiede ancora. <perché mi sento stanca e anche molto agitata e nervosa.> spiego. < e il motivo sarebbe?> chiede. <quello che è successo al bar oggi.... e tu!> dico guardando nei suoi splendidi occhi blu. Sorride malizioso. <io? E perché mai?> chiede. <perché non riesco a dimenticarti> rispondo. <infatti non devi dimenticarmi, devi vivermi> Mi agito sul divano. Così lui si viene a sedere di fianco a me. Adesso è proprio a qualche centimetro. Mi prende il viso tra le mani <non voglio, hai capito?> chiede. Non rispondo. Sono persa nei suoi occhi. <ho paura di farmi male.> rispondo in ritardo. <Nina io, se ancora non è chiaro, mi piaci, io... ti desidero, ti voglio. E ti avrò stanne certa. Ma non voglio spaventarti. Andrò piano te lo prometto. In te c'è qualcosa di molto potente che non riesce a farmi stare lontano. Tu sei diversa dalle altre e questo mi incuriosisce. > continua lui. <ho paura... perché in passato qualcuno di cui mi fidavo, mi ha fatto del male, e questo non voglio che si ripeta. Non potrei sopportarlo.> spiego. Lui riflette su quanto gli ho appena detto. <non accadrà, fidati.> mi dice. <non posso, dite tutti così.... e poi mi fate del male.> parlo sottovoce, quasi strozzata dalle lacrime per i brutti ricordi. Mi gira in viso verso di lui. <hei... Nina... non succederà, ho promesso. Cosa è successo in passato di così terribile? Parla! > dice lui molto delicato. Distolgo lo sguardo e fisso il pavimento, cercando di stare tranquilla. <niente.... non è successo niente.> dico. <d'accordo, quando sarai più tranquilla e ti fiderai di me, allora forse me lo dirai.> dice lui. <forse.> rispondo. Sono immersa ancora nei miei ricordi, quando lui ricomincia a parlare. Sento dire: <bene... andremo per gradi..... cominciamo col sapere quanti anni abbiamo. Allora io ho trent'anni. E tu?> <io ne ho Venticinque .>rispondo. Lui ascolta. Dopo la mia risposta c'è un imbarazzante silenzio, ma poi lo interrompo. <Alex?> lo chiamo. Lui subito risponde. <dimmi Nina!>. <il mio istinto sta gridando Fidati Nina!, devo dargli retta?> chiedo. Sorride. <si >. Risponde. <spero non mi stia sbagliando.> continuo. Lo guardo negli occhi. Lui scuote la testa. Sospiro. <baciami allora.> ordino. Non me lo fa ripetere un'altra volta. Si fionda sulla mia bocca. Porta una mano dietro la mia testa per sostenerla dal suo attacco. Mi infila la lingua in bocca, alla ricerca della mia. Ricambio il suo bacio dolce con molta tenacia, per fargli capire che gli sto dando fiducia, e non voglio essere delusa. La mia lingua vortica nella sua bocca; la sta reclamando, la sua al contrario la sta possedendo. C'è un atmosfera elettrica intorno a noi. Non sono l'unica a sentirlo. <senti, Nina la carica che ci circonda! È molto speciale per me.>dice nella mia bocca. Non interrompo il bacio anzi, lo attirò ancora più vicino e porto le mie braccia, attorno al suo collo, per poi risalire fino ai capelli neri. Sono morbidi. Mi piacciono. Li tiro forte. Lui geme e questo mi da potere. <strano ma mi piace quando tiri i miei capelli> dichiara.

Lui... la mia rovina!!!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora