PROLOGO

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Un pugno lo colpì in pieno viso facendolo cadere rovinosamente sul pavimento umido e freddo della cella.
Calci al ventre.
Altri pugni.
-Parla bastardo! Dov'é il mago?-
Dalla bocca sanguinante di Mantor non uscì una sola sillaba, ma rimase presente il solito sorriso sardonico e cinico del re che ormai aveva perso ogni potere. Era irriconoscibile: talmente magro che le ossa sporgevano in fuori quasi il suo stesso scheletro volesse fuggire da quel corpo tumefatto, e lo sguardo... era pieno di follia, sì, ma anche di terrore.
-Non otterrai nulla da lui, é inutile che continui. Tanto domani verrà finalmente giustiziato per ció che ha fatto.- commentó stanco Reghan dall'esterno della prigione, soffermandosi con uno sguardo pieno di odio e disgusto sull'assassino di sua figlia. Sì, perché era stato lui ad assoldare il mago che aveva avvelenato la spada del mercenario, quella stessa spada che aveva ferito a morte Talya. L'avevano cercato ovunque, ma dello stregone non c'era traccia.
-Lui deve per forza sapere qualcosa, e glielo faró rivelare!- ringhió Raxor assestandogli un altro calcio alle costole che lo fece mugolare di dolore. Il suo spirito sanguonario di mercenario, che dopo tutti quegli anni passati ad allenare la principessa sembrava essersi assopito, era riemerso ferocemente quando il respiro di lei si era fermato per sempre.
Aveva passato i giorni successivi vagando come un predatore nei dintorni cercando qualsiasi traccia di quel maledetto mago, ma senza trovarne nemmeno una. Allora si era accanito su Mantor, che nel frattempo era stato imprigionato con accusa di tradimento e tentato omicidio di un membro reale e ora stava solo attendendo il giorno dell'esecuzione.
Solitamente i nobili venivano uccisi con una spada per dare loro una morte dignitosa e rapida, ma lui sarebbe stato impiccato con i pezzenti di più bassa lega, il suo corpo lasciato in pasto a bestie feroci e corvi.
Raxor inginocchiandosi accanto a lui sussurró:-O mi implorerai di ucciderti piuttosto che sopportare le torture che ti infliggeró.-
In risposta Mantor rise, fissando il soffitto in pietra con occhi assenti.
-Tu non capisci- biascicó poi con voce malferma, -che se parlo sono un uomo morto in ogni caso. Mi troverà ovunque io sia, mi farà impazzire!-
Inizió ad agitarsi come un animale in preda al panico, facendo risuonare le catene che lo imprigionavano e strattonandole così forte da scorticarsi polsi e caviglie.
-Forse tu non hai ancora capito con chi hai a che fare.- sibiló Raxor.
Gli afferró il braccio piegandoglielo con forza dietro alla schiena. Il suono delle ossa che si spezzavano si unì a quello delle sue grida disperate.
Il re non distolse per un attimo lo sguardo da lui. Sebbene dubitasse fortemente che avrebbe parlato, voleva vederlo implorare pietà.
Per tutti coloro che aveva fatto soffrire.
Per la guerra sanguinosa che aveva causato.
E per Talya.
Non avrebbe mai potuto espiare la sua nemmeno con la morte. Dio stesso lo avrebbe rinchiuso per l'eternità nell'Inferno, dannando la sua anima.
Da quel maledetto giorno in cui anche Talya se n'era andata per sempre, re Reghan continuava a vagare per le stanze del castello rievocando il passato. Gli sembrava quasi di poterle ancora vedere, madre e figlia, che ridevano una accanto all'altra davanti all'enorme specchio nel salone, o mentre siedevano tutti insieme a tavola per la cena, o ancora mentre prendevano lezioni di danza in preparazione al gran ballo d'estate.
Non gli era rimasto più nulla.
Più di una volta aveva accarezzato l'idea di uccidersi per poter finalmente ricongiungersi alle due donne della sua vita, ma in onore della loro memoria doveva continuare a regnare e rendere Meadow un luogo più sicuro per tutti. Loro avevano dato la vita per questo, e non avrebbe mai gettato al vento tutti i loro sforzi.
Raxor chiamó due guardie, che immobilizzarono a terra Mantor. Si fece passare due piccole fiaccole da un servo e disse freddamente:-Hai tempo fino a mezzanotte per cambiare idea.-

La luna piena brillava nel cielo privo di nuvole, illuminando il castello, la cerchia mediana e quella esterna di una luce soffusa. I predatori erano nascosti nelle loro tane, e si udiva il verso di uccelli notturni in lontananza. Sembrava una notte tranquilla, ma più di un cittadino la passó insonne a causa delle urla disumane provenienti dalle segrete del castello.

The revenge of the mercenaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora