CAPITOLO 13

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Ora che era finalmente tornato in sè vide che la foresta non era più verdeggiante come prima, ma sembrava quasi lo scheletro di quella che si erano lasciati alle spalle. Il colore grigio predominava su tutto, e un odore di bruciato stuzzicava le loro narici. Non era affatto difficile capire il perchè venisse chiamata Foresta di cenere. Persino le foglie degli alberi sembravano essere cristallizzate, immobili e immutabili nel tempo. Non c'era nemmeno il più minimo refolo di vento che scuotesse le fronde degli alberi per spezzare l'inquietante immobilità di quel luogo, talmente innaturale che rendeva i due uomini nervosi come non lo erano mai stati.
-Sai dove stiamo andando o stiamo procedendo a caso?- chiese allora Raxor, spezzando il silenzio che si era creato tra loro dal momento in cui Cyron l'aveva salvato. L'uomo scosse la testa, osservando pensieroso il terreno. Era già da un po' che la strada su cui avevano camminato si era ridotta ad un sentiero malmesso per poi scomparire del tutto, e da allora non avevano trovato nessuna traccia da seguire.
-Non mi sono mai inoltrato così tanto, fino a poco tempo fa ero abbastanza prudente da evitare queste zone.- gli rispose con una smorfia. I suoi occhi scuri guizzavano in tutte le direzioni come quelli di un animale in gabbia, scrutando ogni cespuglio, ogni roccia e ogni ramo. Sul terreno ricoperto di una specie di terriccio grigiastro simile a cenere non vi era nemmeno un'ombra. Dopo aver mugugnato frustrato, fece un sorriso amareggiato e disse:-Ad ogni modo presumo che sarà lui a trovare noi.-
Improvvisamente, pochi passi davanti a loro comparve una scena piuttosto macabra e al contempo affascinante: in bella vista tra gli alberi, appeso ad un palo, c'era uno scheletro attorno al quale una nube di cenere volteggiava in lenti vortici, entrando poi nelle orbite vuote del cranio per fuoriuscire infine dalla cassa toracica.
-Quando si parla del diavolo...- mormorò Raxor, stringendo con forza l'elsa della spada. In quell'istante, una sfera di metallo ricoperta di spuntoni colpì in pieno lo scheletro mandandolo in mille pezzi. Un uomo più muscoloso persino di Raxor comparve dal nulla, continuando a roteare con calma glaciale ma mazza ferrata il cui movimento produceva un sibilo che sembrava quasi essere una minaccia sussurrata.
Raxor lanciò un rapido sguardo alle spalle del loro nemico, percependo una specie di richiamo che gli diceva di proseguire. A quanto pareva il viaggio era quasi giunto alla fine. Con la coda dell'occhio vide Cyron che prendeva in mano l'arco preparandosi ad incoccare la freccia prendendo la mira per poi scoccare. La sua mira era stata ottima come sempre e la distanza abbastanza ravvicinata avrebbe dovuto permettergli di colpire il nemico in testa, ma quello muovendo con rapidità e abilità la mazza ferrata aveva fatto schiantare la freccia contro la palla di metallo facendola disintegrare.
Il suo compagno fece un ghigno a metà tra l'irritato e il divertito. -D'accordo, visto che un attacco frontale non funziona, tu tienilo occupato mentre io tento di colpirlo quando meno se lo aspetta.- Detto ciò, arretrò velocemente inoltrandosi nella foresta.
"Come pretende quell'idiota che riesca a fare da diversivo quando nemmeno posso avvicinarmi a lui?!" pensò infuriato Raxor muovendosi con circospezione. Sicuramente gli alberi rappresentavano un vantaggio, visto l'ampio raggio dell'arma del demonizzato, ma allo stesso tempo avrebbero ostacolato i suoi movimenti con la spada rendendogli tutto più complicato. Se solo avesse saputo dove aveva intenzione di appostarsi Cyron avrebbe potuto dirigersi verso quella direzione, e invece come al solito l'altro aveva voluto fare di testa sua senza dirgli nulla.
Ora che il nemico si era avvicinato di alcuni metri potè guardarlo meglio: i capelli talmente biondi da sembrare bianchi erano raccolti in una lunga coda, mentre due occhi glaciali stretti come due fessure lo stavano scrutando pieni di malignità. Un brivido freddo scese lungo la sua spina dorsale, quando si accorse che la sua guancia destra era totalmente assente, tanto da trasformare il suo volto in una maschera terrificante che sembrava prendersi continuamente gioco di lui. Addosso non portava alcuna armatura a parte delle protezioni rudimentali per gli avambracci. Lo sguardo gli cadde sulla mano sinistra, che non aveva nulla di umano: al posto della pelle rosata e di cinque dita vi era una specie di zampa dal colore grigiastro dotata di tre lunghi artigli simili a quelli dei draghi rappresentati nei rari bestiari che gli era capitato di vedere da bambino le poche volte in cui era stato in una chiesa insieme alla madre.
Raxor fece un respiro profondo per calmare quell'irrefrenabile sete di sangue che sentiva provenire dal suo profondo essere, assunse la posizione di difesa e si preparò a combattere. "Non credere che mi lascerò sconfiggere proprio ora, a costo di perdere persino un braccio ti ucciderò senza pietà."
Non gli importava la possibilità che quello fosse un demonizzato, e che dunque sotto quella maschera di odio e violenza ci fosse qualcuno come lui. Tutta la compassione che aveva imparato a provare durante gli anni passati con Talya era scomparsa, sostituita dalla ricerca di vendetta e da un odio sconfinato.
Corse con tutta la velocità di cui era capace verso il demonizzato, scartando all'ultimo momento e riparandosi dietro ad un albero. Nemmeno un attimo dopo si sentì il rumore di un tronco che si spezzava, colpito dalla micidiale arma del nemico. "Se solo riuscissi a far arrotolare la catena attorno ad un albero sarebbe finalmente disarmato." riflettè, continuando a muoversi in senso circolare senza però avvicinarsi troppo.
Dopo alcuni minuti durante i quali tutti i suoi tentativi erano andati a vuoto, iniziò ad avere il fiatone per la stanchezza. Solitamente durante i combattimenti era abituato a pochi ma potenti attacchi che uccidevano il nemico in un tempo piuttosto breve, perchè era sempre lui a fare la parte del leone e non della preda. Ora invece era lui a dover scappare per non essere ridotto in poltiglia, ed era una situazione che non riusciva a sopportare.
"Ma dove si è cacciato Cyron?!
Non aveva più visto nè lui nè le sue frecce da quando era scomparso nella foresta dicendogli di fare da esca. Dopo tutto ciò che era successo sapeva di potersi fidare, ma allo stesso tempo non capiva perchè ci stesse mettendo così tanto. Stava forse cercando di individuare l'artefatto con la pietra per poterlo rendere inoffensivo? Lo dubitava, sarebbe stato troppo complicato perfino per lui riuscire a staccarlo di netto con una semplice freccia.
Ebbe un solo attimo di distrazione, ma per il demonizzato fu più che sufficiente. Con una rapidità impressionante mosse l'impugnatura della sua arma lanciando contro Raxor la palla di metallo, che si avvolse insieme alla catena attorno alla sua spada. Il mercenario fece un sorriso trionfante nonostante la situazione, rendendosi conto di essere appena riuscito involontariamente nel suo intento. "Adesso vedremo chi è il più forte dei due" pensò, dando uno strattone con tutta la forza che aveva alla spada. Il demonizzato perse la presa sull'impugnatura della mazza ferrata restando disarmato, senza tuttavia dimostrare alcuna sorpresa. Anche Raxor fu costretto a gettare a terra la spada, non avendo alcun tempo da perdere per liberarla dalla catena.
Tuttavia, prima di riuscire anche solo a prendere uno dei due pugnali che aveva legati in vita si ritrovò contro un albero con la mano da dragone del nemico serrata come una corda di acciaio attorno alla gola. Il demonizzato fece una specie di sogghigno reso ancora più inquietante dai denti visibili nella parte destra del volto. Nella mano destra, un lungo pugnale dalla lama seghettata simile ad una fiamma era pronto a calare su di lui.
Raxor cercò di divincolarsi e di allentare la presa sul collo, ma senza alcun effetto se non quello di farla diventare ancora più stretta. Il demonizzato non pronunciò neppure una parola, ma dalla sua espressione si capiva che stava per dargli il colpo di grazia.
In quell'istante si sentì un flebile fruscio provenire dall'alto, e una macchia scura piovve dal cielo precipitando alle spalle del nemico. Raxor udì un suono che conosceva fin troppo bene: quello della carne lacerata. Il demonizzato si era girato parzialmente colpendo col pugnale chi aveva cercato di attaccarlo, colpendolo il pieno.
-No!- l'urlo del mercenario risuonò per tutta la foresta echeggiando numerose volte. Dalla schiena del demonizzato spuntò una lama, e la presa sulla sua gola si allentò di colpo mentre il nemico cadeva in avanti. Raxor lo afferrò per le spalle scaraventandolo di lato, e si affrettò a correre da Cyron, steso di fianco sul terreno sopra una macchia di sangue che si stava allargando sempre di più colorando la foresta di un rosso cupo. L'uomo sorrise amaramente sollevando lo sguardo verso il suo compagno. -Io l'ho sempre detto che sei un incapace...- mormorò, scosso subito dopo da una tosse convulsa che gli fece sputare altro sangue.
Raxor guardò il punto in cui era stato colpito dal pugnale del demonizzato, e in quell'istante si rese conto che non c'era più nulla da fare. Cyron aveva sacrificato la sua stessa vita per lui. Avrebbe potuto fuggire, e invece rendendosi conto che le sue frecce non sarebbero riuscite ad uccidere il nemico aveva deciso di pugnalarlo, senza nemmeno riflettere sulla velocità disumana di quell'essere demoniaco. Era riuscito a colpirlo esattamente al cuore, ma nello stesso istante la lama seghettata lo aveva colpito a livello dei polmoni.
Il mercenario si inginocchiò accanto a lui, incapace di trovare le parole per dirgli ciò che avrebbe voluto.
-Lo so che sono spacciato, non sono stupido.- gli disse lui, mentre i suoi capelli scuri venivano impregnati dal suo stesso sangue. La voce stava diventando sempre più flebile e roca, il respiro si alternava in intervalli sempre più lunghi. -Porta a termine il volere di mio padre, è l'unica cosa che ti chiedo...- mormorò.
Dopo essersi posato la mano destra sul cuore in segno di rispetto, Raxor rispose:-Lo farò, stanne certo.-
Gli occhi scuri del suo compagno persero ogni scintilla di luce, diventando vacui e immobili. Raxor gli chiuse delicatamente le palpebre, sfilandogli il pugnale dal torace e gettandolo via con ribrezzo. Nonostante tutte le volte in cui avevano litigato o si erano rimbeccati, era stato uno degli uomini più valorosi che avesse mai conosciuto.
-Riposa in pace.- sussurrò prima di alzarsi dirigendosi verso la direzione dalla quale sentiva provenire quella specie di richiamo. Dopo alcuni minuti raggiunse l'entrata di un'enorme grotta, la cui entrata sembrava l'ingresso per un abisso. Aveva la forma di un enorme teschio dalla bocca spalancata in un urlo, i cui denti scendevano sotto forma di stalattiti fino quasi a sfiorargli la tesa. Dai bulbi oculari fuoriusciva una specie di nebbiolina verde, che rendeva quasi vivo quell'inquietante portale. "Un rifugio perfetto per uno stregone" pensò Raxor. Non appena mise piede all'interno della grotta, dal nulla si levò una voce.
Una voce che non si sarebbe mai aspettato di udire.

Angolo dell'autrice:
Chi é così bravo da indovinare cos'ha sorpreso tanto Raxor della voce che ha sentito? Spero che la mia storia vi stia piacendo, per qualsiasi osservazione o consiglio commentate pure :D

The revenge of the mercenaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora