CAPITOLO 6

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Inclinò la testa a destra e a sinistra, facendo scricchiolare le vertebre del collo.
-Non puoi passare.- sentenziò. Un ordine diretto, una minaccia sottintesa.
"Se è il combattimento che vuole, allora lo avrà." pensò determinato Raxor scendendo dal cavallo che lo avrebbe solo ostacolato e facendo alcuni volteggi con la spada per riscaldare i muscoli. La lama dell'enorme spadone ad una mano e mezza brillò sinistramente alla luce del sole che aveva fatto capolino tra le nuvole, giunto a testimoniare quello scontro.
-Non puoi passare.- ripetè nuovamente il soldato, alzandosi in piedi con rapidità mentre nei suoi occhi cremisi si vedevano delle sfumature nere simili a nubi.
-Ho capito ciò che hai detto, sono un mercenario, non un idiota.- ribattè Raxor con sarcasmo, mentre cercava di valutare le abilità dell'avversario come aveva sempre fatto. E inoltre, fargli perdere il controllo era un ottimo modo per avvicinarsi un passo di più alla vittoria. Era una lezione che aveva insegnato a Talya fin dalle prime volte: mai lasciarsi sopraffare dalle emozioni, ma pensare sempre con lucidità per evitare mosse avventate che in battaglia avrebbero potuto costarle la vita.
-Ma la rabbia non ti permette di dare più forza ai colpi?- le aveva chiesto lei, soppesando ciò che le era stato appena detto.
Raxor le aveva appoggiato l'indice della mano sinistra con la fronte. -Certamente, ma se non riesci ad usare la testolina per prevedere le azioni dell'avversario e scoprire i suoi punti deboli servirà a poco.-
Talya aveva aggrottato la fronte per quel contatto inaspettato, allontanandosi e annuendo con il capo per dimostrare che aveva capito.
Essendo privo di elmo Raxor poteva osservare benissimo i lineamenti giovani ma asciutti del soldato, induriti in un'espressione carica d'odio. Con tutta probabilità non raggiungeva neppure la trentina, ma c'era qualcosa nel modo in cui si atteggiava che lo facevano sembrare un essere secolare che disprezzava la vita e ogni persona che intralciava la sua spada. Il ragazzo continuava a fissarlo completamente immobile, tanto da parere ipnotizzato. Tuttavia Raxor riusciva ad intravedere i muscoli tesi e pronti a scattare sotto i suoi abiti, e quello poteva significare solo che era abituato a combattere.
Dietro la sua schiena c'era l'impugnatura di un'arma, ma non riuscì a distinguere se fosse una spada oppure qualcos'altro.
"Bene, è ora di dare inizio alle danze."
Si lanciò come una furia contro l'avversario finendo però spiazzato da una sua mossa così fulminea da non essere stato in grado di prevederla. Non l'aveva neppure visto muoversi, e un istante dopo se l'era ritrovato alle spalle. Arretrò alcuni passi per valutare la situazione: c'era qualcosa che non andava in lui, era umanamente impossibile una rapidità simile. Ad ogni modo non si sarebbe fatto certo intimorire, visto i parecchi anni di esperienza che aveva alle spalle e tutte le situazioni critiche da cui si era tirato fuori da solo.
Tornò all'attacco tentando una finta per poi calare un affondo al fianco che però andò a colpire di striscio solamente l'avambraccio, aprendo un taglio che iniziò immediatamente a sanguinare.
"Ora si inizia a ragionare!" esultò Raxor.
Il giovane tuttavia non sembrò affatto impressionato, e si limitò a guardare con aria assente il sangue che gli era colato sulla mano colorandola di un rosso intenso. Il mercenario era già pronto ad assestargli un ulteriore colpo, ma il soldato riuscì ad afferrargli il polso con la mano insanguinata, e lui iniziò immediatamente ad urlare per l'intenso dolore. Riuscì a scrollarselo di dosso e ad allontanarsi a distanza di sicurezza, guardando stupefatto la bruciatura che gli era comparsa attorno al polso.
Rimase senza parole, cercando di capire cosa fosse appena successo. "Cosa diavolo è quel tipo?!" Cambiò mano, afferrando l'impugnatura della spada con la sinistra. Da mercenario abile doveva essere in grado di combattere sia di sinistro che di destro, nel caso in cui durante la battaglia perdesse uno dei due arti.
-D'accordo sottospecie di focolare, adesso faccio seriamente!- gridò, correndo verso di lui tentando di ferirlo con tutti i colpi che conosceva muovendosi nel frattempo verso destra nel tentativo di dare le spalle al sole. Se solo fosse riuscito ad accecarlo per un solo istante avrebbe potuto decapitarlo con un'unica mossa. Tuttavia nel giro di un secondo si ritrovò a dover arretrare per evitare l'affilata lama dell'ascia che l'altro aveva appena slegato dalla schiena.
-Certo che siamo piuttosto permalosi, eh? Non ti si può davvero dire nulla!- ironizzò, continuando a spostarsi passo dopo passo. Quando il soldato sollevò le braccia per calare nuovamente l'ascia su di lui, capì perchè il braccialetto che portava al braccio destro lo aveva colpito così tanto: al centro vi era incastonata una pietra rossa proprio come il sangue che gli ricopriva la mano.
Ed ecco giungere la risposta alle sue capacità sovrumane: quel ragazzo altro non era che uno dei "demonizzati" succubi del mago. Non sarebbe bastata la forza bruta per sconfiggerlo, ma avrebbe dovuto servirsi dell'intelligenza come aveva fatto Talya durante il torneo. Il pensiero di lei gli fece per un attimo perdere la lucidità, e quando si riprese era troppo tardi: inciampò su un masso finendo disteso pericolosamente vicino al baratro che circondava Vilya, mentre l'avversario si avvicinava sempre di più pronto a concludere la battaglia.
Avrebbe potuto tentare un'ultima mossa disperata cercando di sbilanciarlo per poi farlo cadere nel burrone, ma la lama dell'ascia sarebbe riuscito sicuramente a colpirlo in pieno petto, rendendo il tutto inutile. Eppure non si sarebbe arreso all'inevitabile, perchè aveva fatto una promessa a sè stesso e l'avrebbe mantenuta. Talya sarebbe stata vendicata, solo allora avrebbe potuto abbandonarsi alle braccia della Morte.
In quell'istante si sentì un fischio, e una freccia si conficcò nel braccio del soldato facendogli perdere per un attimo la presa sull'arma. Raxor ne approfittò per rialzarsi, calando la spada con tutta la forza che aveva. Il braccialetto attorno al braccio del soldato cadde a terra, mentre la pietra che vi era incastonata diventava grigio opaco.
Il ragazzo cadde in ginocchio, afferrandosi la testa con le mani e facendo uscire dalla sua bocca un grido così terrificante che per un attimo persino Raxor restò immobile. Quando riaprì gli occhi che erano nuovamente tornati del loro colore originario simile a quello di un campo di grado, fissò il mercenario con immensa gratitudine.
-Tu mi hai... liberato. Ti sarò infinitamente debitore.- mormorò, prostrandosi ai suoi piedi.
Raxor si allontanò dal bordo del burrone, aiutando poi il giovane a togliersi la freccia dal braccio e bendandoglielo con un pezzo di stoffa strappato dalla camicia che indossava sotto l'armatura. L'altro non smetteva di rendergli grazie per averlo liberato dalla maledizione, ripetendo che era stato fortunato ad incontrare un uomo abile e buono come lui, che non lo aveva ucciso quando avrebbe potuto farlo. Il mercenario borbottò qualcosa sul fatto che stava iniziando a perdere la sua reputazione salendo nuovamente sul suo cavallo. Si osservò intorno con aria sospettosa. Era la seconda volta che qualcuno tentava di ucciderlo senza però riuscirci, ed era proprio quello ad insospettirlo. Perchè non ingaggiare qualcuno più abile?
Tuttavia non poteva permettersi di perdere altro tempo, soprattutto non con un sicario che gli stava alle calcagna. All'interno della città avrebbe avuto più possibilità di scomparire nella folla facendogli perdere le tracce, e in caso contrario lo avrebbe affrontato definitivamente. Prima di attraversare il ponte, si rivolse al giovane e gli disse:-Credo dovresti stare più attento a chi giuri la tua fedeltà, la vita non è qualcosa da dare al primo che passa.-
Sul terreno ai piedi del ragazzo rimase una freccia nera.

The revenge of the mercenaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora