CAPITOLO 8

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-Non credere di potermi ingannare così facilmente, so benissimo che gli uomini al servizio di Galadan sono semplici spie!- replicò Raxor lanciando il coltello che riuscì a ferire la guancia del suo inseguitore per poi cadere a terra con un tintinnio metallico. L'altro si portò una mano al volto per bloccare il sangue che stava già iniziando a scorrere copioso, ma sul suo viso comparve un ghigno divertito.
-Ma io non sono una delle tante spie che eseguono i suoi ordini come dei cagnolini.- gli rispose, guardandolo con aria di sufficienza. -Io sono suo figlio.-
Raxor si immobilizzò, il braccio sinistro già sollevato per impugnare l'elsa della sua spada. Quella rivelazione lo aveva colpito parecchio, in quanto non aveva mai saputo che il Veggente avesse un figlio, ma soprattutto che fosse un sicario.
-Ascoltami bene,- continuò l'uomo abbassandosi con molta lentezza per poi appoggiare il pugnale a terra e allontanandosi di qualche passo per dimostrargli di essere praticamente disarmato. In fondo in uno spazio così ristretto non sarebbe mai riuscito ad incoccare una freccia nell'arco senza prima ritrovarsi decapitato dalla spada del mercenario. -Mio padre era stato ingaggiato da Reghan per trovarti e bloccarti in qualche modo in modo che le guardie reali potessero catturarti, e aveva deciso di affidarmi il compito.- Sospirò, mostrando tutta l'irritazione che gli aveva causato doverlo inseguire per tutto quel tempo senza mai poter entrare davvero in azione. -Tuttavia, quando il quartiere est è stato attaccato radendo al suolo anche la sua tenda, mi ha inviato un piccione viaggiatore con una lettera in cui mi avvisava che i piani erano cambiati. Perciò ti sarei davvero grato se la smettessi di minacciarmi con quella sottospecie di spada che hai in mano e ti degnassi di seguirmi. Mio padre odia aspettare.-
Raxor gli lanciò uno sguardo in tralice, valutando rapidamente la situazione. Quello che diceva avrebbe potuto essere vero come no. Magari era un semplice trucco per intrappolarlo da qualche parte in attesa che le guardie lo venissero a riprendere per portarlo nuovamente alla capitale, dove chissà quale punizione lo avrebbe atteso. Tuttavia non era tanto la paura di ciò che avrebbe potuto fargli Reghan a tormentarlo, quanto l'immagine del corpo senza vita di Talya sul letto, che in qualche modo implorava di essere vendicato.
I suoi riccioli ramati sparsi scomposti sul cuscino, il colorito del viso che era svanito lasciando un incarnato pallido come la malattia, il petto che si alzava ad intervalli sempre più lunghi. A nulla erano servite le suppliche di Raxor, che le stringeva la mano come se così potesse strapparla dalle mani della Morte che voleva colpirla con la sua falce maledetta nonostante fosse ancora così giovane. Era stata la seconda volta nella sua vita in cui aveva provato un sentimento chiamato paura. Paura di rimanere di nuovo solo proprio come quando sua madre lo aveva lasciato divorata da una malattia sconosciuta, scomparendo senza che nessuno piangesse la sua morte tranne lui. Era stato allora che aveva dovuto diventare adulto tutto d'un colpo, dimenticando tutti i suoi sogni da bambino e affrontando tutte le difficoltà che la vita gli mandava contro.
Il momento in cui aveva sentito il cuore di Talya fermarsi per sempre, aveva provato un dolore ancora maggiore, che aveva strappato il suo stesso essere a metà. Non avrebbe mai creduto di tenere tanto a quella ragazza visto come aveva avuto inizio il loro legame, ma probabilmente non aveva mai avuto il coraggio sufficiente di ammettere che per lui era davvero importante. Quel giorno lontano non lo aveva liberato solo dall'impiccagione, ma aveva salvato la sua stessa anima.
-Dammi un solo motivo per cui dovrei crederti.- sibilò in direzione dell'uomo, che rispose con una scrollata di spalle.
-Non ce n'è, ma se preferisci finire dritto dritto tra le braccia dei soldati di Reghan fai pure, tanto saranno qui tra pochissimo. Anche se tu fossi forte come si dice in giro, cosa che dubito fortemente, non credo riusciresti a farcela.- gli rispose quello, con indifferenza. Sembrava che ci godesse particolarmente a prenderlo in giro, e a Raxor quel particolare lo fece infuriare. Odiava quando qualcuno rubava il suo ruolo da istigatore. Decise che non aveva molta scelta, perchè sarebbe stato certamente meglio affrontare un uomo solo piuttosto che un intero drappello.
-Ad una condizione: arco e frecce li tengo io.- gli disse, allungando la mano verso di lui. L'uomo lo guardò fingendo indignazione.
-Ehi, mi credi così poco affidabile?- esclamò con una smorfia. Vedendo però la faccia impassibile ma minacciosa di Raxor tentò di trovare un compromesso. -E se ti concedessi solo la faretra? Avanti, non puoi pretendere che io resti completamente indifeso!-
Raxor ripose la spada, per poi avviarsi verso il figlio di Galadan. -D'accordo, ma al primo segnale sospetto ti userò come carne per spezzatino. Almeno questo inverno avrò una buona scorta di cibo.- sussurrò, con un ghigno malefico che gli deturpava il viso. L'altro non sembrò affatto intimorito, e si limitò ad allungargli di malavoglia la faretra che aveva nascosta sotto il mantello, al cui interno si potevano vedere le frecce nere che la prima volta lo avevano ostacolato, ma la seconda gli avevano salvato la vita.
"Spero solo di non dovermi pentire troppo presto di questa decisione."
Cercò di non mostrare all'altro la sua incertezza, ordinandogli:-Fammi strada.-
Il figlio di Galadan inarcò le sopracciglia. -Fossi in te non farei troppo il gradasso. Non per ferire il tuo ego da mercenario mancato, ma poco fa non mi sembravi proprio così in vantaggio.-
Raxor non gli rispose, limitandosi a seguirlo a capo chino per le strade della cerchia mediana. Dopo alcuni minuti svoltarono in una stradina secondaria, fermandosi davanti all'ingresso di una casa in pietra non diversa da tutte le altre che avevano visto fino a quel momento.
-Prima le signore.- sghignazzò il figlio di Galadan, aprendo la porta e facendo cenno a Raxor di entrare. La stanza era in penombra, e il mercenario non riusciva a distinguerne bene i dettagli. Fece con cautela un passo in avanti scrutando se ci fosse qualcuno all'interno, e in quell'istante qualcosa di duro lo colpì alla nuca, facendolo crollare a terra privo di sensi.

The revenge of the mercenaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora