Capitolo 3

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Xavier si avvicinò al professore, lui gli consegnò delle schede e Xavier si sedette vicino a lui.

Appena entrai, la vidi sul palco e rimasi all'ingresso per qualche minuto. Dopo di che mi avvicinai al professore Talck per consegnarmi la scheda delle note per la chitarra, e lui mi disse di rimanere ad ascoltare alcuni ragazzi.

"Signorina Queen,vada." Le disse il prof.

Lei diventò rossa in viso e abbassò gli occhi.

"Signorina Queen,sta bene?" chiese vedendola a disaggio.

"Si.. sto bene.." rispose lei tenendo gli occhi sempre giù.

"Allora inizi per favore che dobbiamo sbrigarci." Lei prese il microfono tra le mani e quando aprì la bocca per cantare tutti restammo senza fiato. Aveva una voce magnifica.

Appena finì di cantare mi sentì solo io applaudire e dopo alcuni secondi iniziarono tutti gli altri compreso il professore.

"Complimenti! Può andare al posto signorina Queen." Lei scese e si sedette vicino a me.

"Niente male, Queen." disse Xavier.

"Grazie, Allen" risposi senza guardarlo. Dopo alcuni minuti notai che mi stava fissando.

"Com'è che ho sempre i tuoi occhi addosso,Allen?" Chiesi infastidita.

"Non posso Queen?" Chiese.

Provai un fastidio tremendo. Non mi piaceva essere chiamata per cognome.

"Se ti dicessi di no?"

"Lo farei lo stesso,Queen."

Stavo per dirgli che non doveva chiamarmi Queen,quando lui si alzò e mi fece l'occhiolino. Si diresse verso la porta e uscì.

Rimasi per un po' di tempo immobile, meravigliata della sua "Uscita da vip"

Finite le lezioni stavo per dirigermi verso l'automobile del padre di Brenda, quando qualcuno mi spinse indietro facendomi arrivare nel muro vicino alla porta. Vidi Xavier di fronte a me.

"Ma sei pazzo?" chiesi spalancando gli occhi dalla paura.

"Ti accompagno io a casa , Queen" disse sorridendo.

"Perché dovrei accettare? E smettila di chiamarmi così." dissi puntandogli il dito contro.

"Ehi, ehi, ehi... sembri più un uomo che una donna, dal coraggio che hai."

"Perché, dovrei avere paura di te?" chiesi ridendo sotto i baffi.

"Ti porto io a casa, si o no? Credo che la tua risposta sia 'si', perché la tua amichetta è già andata via." disse ridendo.

"Posso fare a meno di te, vado a piedi." dissi dirigendomi verso l'uscita.

Mentre uscivo dal cancello della scuola sentì il rumore di un motore avvicinarsi a me. Fu in quel momento che Xavier mi porse il suo secondo casco.

"O lo metti o ti prendo con la forza." mi disse guardandomi negli occhi e sorridendo. Nonostante ciò che aveva detto sembrava gentile.

"Questa è la prima e sarà l'ultima volta che mi fai andare in ritardo a casa e che mi obblighi a salire sulla tua moto." dissi prendendo il casco tra le mani.

"Scusami! Un ragazzo vuole essere gentile,ma voi ragazze siete tutte uguali."

"Eh si! Perchè voi maschi siete tutti diversi. Ma perfavore!" Dissi salendo sulla moto.

Lui non rispose,ma potevo vedere dallo specchietto che sorrideva.

Andava troppo veloce per i miei gusti,ma volevo far vedere che avevo coraggio così non dissi nulla. Ma quando aumentò ancora di più mi aggrappai a lui come un Koala.

Appena sentì stringermi lo stomaco notai che Cayley stava avendo paura per la velocità così rallentai e mi accostai.

"Tutto bene?" chiesi preoccupato

"Ehm.. si.. vai.. non voglio arrivare in ritardo." disse. Mentre stavo per mettere in moto sentì squillare il telefono,così vidi Cayley prendere il suo iphone dallo zaino e controllare il messaggio.

"Ah.. bene." disse. "I miei sono con i tuoi e tua sorella al ristorante e tornano oggi pomeriggio." disse portando la mano alla nuca.

"Se vuoi possiamo mang.." Mi bloccai vedendo che era bianca in viso. "Che hai Cay?" chiesi. Appena sentì il suo nome alzò di scatto la sua testa e i nostri occhi si incrociarono.

"Ti prego facciamo presto.. Non mi sento bene.." furono le uniche parole che le uscirono dalla bocca. Misi in moto e senza pensarci due volte la portai a casa mia.

Appena arrivammo sul giardino aveva gli occhi semichiusi ed era sempre più pallida in viso. La presi in braccio e la portai su nella mia stanza. La appoggiai delicatamente sul mio letto e notai che tremava.

"Senti freddo,Cay?" gli chiesi.

"S-si..." disse chiudendo gli occhi.

Presi una coperta e la coprì,lei successivamente sembrò più rilassata così mi tranquillizzai pure io.

Passarono due ore e lei sembrava riprendersi ogni minuto che passava, quando la sentì pronunciare qualcosa capì che stava parlando nel sonno.

"Aspetta...aspetta" disse blaterando fra se e sé. Di colpo si svegliò e mi avvicinai.

Gli tolsi un ciuffo dai suoi capelli e glielo portai dietro l'orecchio-

"Cos'hai sognato?" chiesi.

"Che ero sopra la moto con te e che andavi veloce..."

"Ma non sono andato così veloce,Cay!" dissi spalancando gli occhi.

"Cazzo,ma sei un pericolo pubblico tu!"

"Ma che dici?! Sei tu che sei una frignona!"

"Ma vai a fanculo!"

"Lo prendo come un 'grazie' per quello che ho fatto per te!" gli dissi alzandomi dal letto.

Non mi accorsi che ero a casa sua fin quando pronunciò quelle parole. Un senso di colpa mi attraverso.

"Scusami.." dissi subito.

Lui solamente annuì.

"Forse io e te siamo come un ' a me mi'. Due parole che non possono vivere insieme. Due parole che insieme sono terribilmente sbagliate." dissi in fine guardandolo negli occhi. Pensavo che non avrebbe trovato nessuna risposta ma invece aprì bocca.

"Allora perchè per me è così difficile non pronunciarle?"

Non immaginavo assolutamente una risposta del genere.

Vengo a riprendertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora