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YUKINE
Mi sforzavo di non guardare nella sua direzione. Non si era presa la briga di vestirsi. Avevo tentato di controllare la mia mente, ma quella ragazza mi stava facendo delirare. Teneva una scatola di cartone in mano e sorrideva soddisfatta.
- Trovato! Ora chiudi gli occhi è una sorpresa. – Sospirai, poi, chiusi gli occhi ubbidiente. Qualche minuto dopo li riaprii. Hana teneva entrambe le mani sui fianchi. Indossava un abito da sposa stupendo ricoperto di diamanti. La stringeva leggermente sul seno, mentre le cadeva sulla vita.
- Ta-daaan! Cosa ne pensi? – Avrei voluto dirle che era la ragazza più bella che io avessi mai visto, che avevo voglia di prenderle quel viso magnifico e baciarla e che sognavo di essere io l'uomo che l'avrebbe portata tenuta tra le braccia con indosso quell'abito.
- Ma tua madre non si arrabbierà? – La sua espressione si incupì di colpo. Serrò le labbra.
- Spero che si strappi. – Poi, con i movimenti un poco rallentati dall'abito si posizionò alle mie spalle e mi mise addosso una giacca nera. Nella tasca sul petto aveva fatto scivolare un fiore dello stesso colore dei suoi occhi. Lo sfiorai con i polpastrelli. Era proprio sul cuore.
- Non avevo mai visto degli abiti da matrimonio europei. Sono molto belli. – La ragazza si stampò in faccia una manata.
- Hai ragione, scusa. Quindi, questo è un abito da matrimonio tradizionale europeo, nel caso non l'avessi capito. – Feci una giravolta su sé stessa. I cristalli tenettennarono come tanti piccoli sonagli.
Si fermò. Sorrideva. Le guance erano leggermente arrossate. Si posizionò davanti ad uno specchio trascindando anche me. Mi premette le mani sulla vita e appoggiò la testa sulla mia spalla. Aveva un profumo intenso. Sapeva di cioccolato e mandorle.
Quando vidi il nostro riflesso il respiro mi si bloccò in gola. L'avrei vista crescere. Sarebbe diventata una donna, ma tutto questo senza di me. Sarei diventato soltanto una sensazione. Non sarebbe mai esistito un noi. Io e lei non saremmo mai stati vestiti da sposi nello stesso giorno.
Iniziai a singhiozzare disperato. Mi trascinai le unghie sul viso sperando si scomparire. Era tutta colpa mia, non mi dovevo affezionare tanto. Lei si avvicinò a me, ma io la scostai urlando. Guardai i suoi occhi per un'ultima volta, poi mi catapultai giù per le scale. Aprii la porta di casa con la forza della disperazione e me la sbattei alle spalle, ignorando le sue grida preoccupate.
Sentivo nel petto la sensazione di voler scappare da tutto e da tutti. Presi a correre senza una meta precisa. Tutto era lontano, distante. Speravo con tutto il cuore di dimenticare un giorno, ma io avevo tutta l'eternità per ricordare.
Intorno a me la gente urlava e le macchine sfrecciavano frenetiche. Piroettai intorno a qualche vettura, poi, il rumore di un clacson mi riempì le orecchie. La bile mi si bloccò in gola. Un camion mi stava venendo addosso. Spalancai gli occhi con orrore. Ero già pronto all'impatto e al vuoto che avrei lasciato dentro Yato, ma la mia morte non fu così come me l'aspettavo. Distinsi una voce fra tutte. Hana urlava disperata. Poi due mani mi spinsero via. Una sensazione di vuoto mi invase lo stomaco. Il rumore di un impatto si diffuse in tutta la strada. Trattenni il fiato. Non c'era sangue addosso a me, ma allora? Scossi la testa con orrore. No, non poteva essere. Non lei. Mi voltai di scatto. Il corpo di Hana giaceva a terra inerme.
Mi precipitai su di lei. I capelli rossi si confondevano con il sangue che colava sull'abito da sposa. Gli occhi erano aperti nel buio. Le labbra un tempo scarlatte, avevano assunto toni bluastri. Le cinsi le spalle. Urlai il suo nome disperato.
- Hana! Hana! Hana, ti prego! – Le lacrime mi nascevano sulle guance calde per poi scomparire sull'abito della ragazza. Era colpa mia. Solo colpa mia. Lei non avrebbe più rivisto la luce del sole e tutte le altre persone avrebbero ripreso la loro normale routine senza di lei. Sarebbe diventata solo un ricordo da catalogare nelle tragedie.
- No...non...piangere...continua...a...- La mano tremante indugiò sulla mia. La voce era poco più che un sussurro.
- Hana! Hana non morire! – Un sorriso apparve sulle labbra livide.
- ...sorridere...- Le palpebre le caddero sugli occhi.
- No! Hana ! No! – La strinsi a me, sperando che in un qualche modo questo l'avrebbe salvata, ma non fu così. Il suo cuore era diventato la dimora dove mi rifugiavo, ma ora, era poco più che una landa desolata.
Strinsi il viso cinereo tra le mani e lo avvicinai al mio. La mia bocca si chiuse sopra la sua. Avevo sognato da tanto tempo quel bacio, ma le sue braccia non mi stavano cingendo i fianchi, i suoi occhi non brillavano, non mi aveva sorriso maliziosamente, la sua bocca non interagiva con la mia, non respirava sul mio collo, il suo cuore non batteva all'unisono con il mio.
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Noragami- Keep Smiling
FanfictionLa neve continua ad imbiancare Tokyo. Tutti sono a casa a godersi il caldo, ma non Hana. Lei riesce a vedere oltre i lividi che le solcano le braccia. Lei vede quello che gli umani ignorano. Forse è per questo motivo che la sua storia si intreccia i...