RESTA ACCANTO A ME

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YUKINE


- Pausa?- Mi domandò lasciandosi cadere fiaccamente sul gradino in marmo. Abbandonò la testa all'indietro, volgendo gli occhi al cielo plumbeo. Era così bella, così eterea, irraggiungibile. La pelle brillava rischiarata dal riflesso della neve. Il corpo, così esile da renderla simile ad un passerotto, era avvolto dai dozzinali vestiti di Yato, eppure, rimaneva sempre bellissima. Era morta in un alito di vento per poi ricomparire per non andarsene più. Erano passati solo due giorni da quando aveva solcato la soglia nel grembo di quel pervertito e non aveva perso tempo. Voleva assolutamente diventare una brava Shinki e, per una fortuna alquanto lunatica, mi ritrovai a farle da maestro.

Mi lasciai sfuggire un leggero sorriso. Mi sedetti sgraziatamente al suo fianco, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.

- Pausa. - confermai alzando lo sguardo al cielo. Avrei donato vent'anni della mia vita pur di riuscire a vedere lo stesso che i suoi occhi raggianti scorgevano in una manciata di secondi.

Non si degnò di rispondermi, troppo assorta nei pensieri che la sua mente stupenda stava partorendo. Si voltò verso di me. Una ciocca di capelli mogano sfuggì ribella dalla coda morbida per poi adagiarsi sulla guancia candida. I nostri volti erano separati soltanto da pochi centimetri. La sua bocca carnosa sembrava disegnata con cura da un pittore umanistico. Ne seguii con lo sguardo i contorni.

Sentii il cuore sprofondare.

I ricordi mi colpirono con forza. La mia bocca aveva già incontrato la sua. Avevo sentito il suo respiro morire lentamente sul mio collo, mentre, incapace di lasciarla andare, avevo preso a baciarla con foga, disperazione, ma le sue labbra erano glaciali, morte. Chissà come erano ora, così vulnerabili e perfette.

Mi chinai leggermente verso di lei, con un movimento che tentai di rendere il più naturale possibile. Mi sporsi piano, per godere ogni singolo dettaglio della sua espressione. Avrei così tanto voluto baciarla, annodare le mie dita sotto il suo mento affilato e far incontrare le nostre labbra dolcemente. Mi bloccai di colpo. Ma cosa mi passava per la testa? Scossi la testa, vergognato dalla mia impudenza. Avevo davvero così bisogno di quella ragazza? Era così forte il mio desiderio? Ero un gran pervertito. Sorrisi nervosamente per poi incassare la testa tra le spalle.

Con la coda dell'occhio osservai la reazione di Hana. Aprii la bocca per lo stupore. Sul suo volto non c'era traccia di esitazione.

Sorrise complice per poi voltarsi nuovamente.

- E' vero che Yato sente tutto ciò che sentiamo noi? - Ahia. Argomento spinoso. Avevo conosciuto sulla mia pelle la sofferenza degli dei. Mi sfregai nervosamente l'indice sul sopracciglio destro per raccogliere le parole giuste.

- Per quanto ne so i Master soffrono terribilmente se noi Shinki piangiamo, pecchiamo, compiamo atti o pensieri impuri, vengono "trafitti" e il loro diventa un dolore fisico insopportabile. Funziona così. Yato sa in ogni momento come sto, senza che glielo debba dire, sai è un po' difficile nascondere qualcosa a lui. - Mi lasciai andare ad un risolino. Sapevo quanto quel demente tenesse a me. Passava gran parte del suo tempo a mostrarsi spiritoso, allegro, infantile, ma in innumerevoli situazioni mi aveva dimostrato il contrario.

Hana, forse addolcita dalla mia espressione sovrappensiero, mi rivolse un sorriso caldo.

- Vuoi dire che se mi faccio dei filmini mentali su quel ragazzo palestrato che sta facendo jogging a petto nudo qua davanti, Yato soffre? -

Mi voltai di scatto, mosso da un impulso automatico. Chi era questo pallone gonfiato?

La sentii abbandonarsi in una risata limpida, di quelle che ricordano una mattina di primavera. Mi ero fatto prendere in giro così facilmente. Non ci misi più di tanto ad unirmi a lei.

Noragami- Keep SmilingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora