SPECIALE

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D'accordo, lo so che l'anno nuovo è iniziato da tre giorni, ma non è mai troppo tardi per fare gli auguri, no? Questo è un modo per ringraziarvi del fatto di essere stati sempre vicino a me e di avermi sempre rallegrata così tanto. Quindi buon anno, spero che il 2016 vi porti una rinnovata gioia e che tutte le brutture del 2015, possano essere lasciate custodite in un remoto cassetto, in modo che non spariscano, ma rimangano per darvi una forza nuova.

Buon 2016 a tutti

-Aya


Un altro giorno opaco pesava sulle spalle di quel vecchio e squallido edificio. Nella pallida strada, quei muri scarlatti, impregnati dall'odore di oppio, di acqua di colonia e dei rossetti più rossi. Lì si soddisfavano i desideri carnali più repressi, i sorrisi più smaglianti erano mostrati lì, nascosti da un velo di sensualità. Era lì che di giorno, quando nessun uomo in cerca di piacere bussava alla porta, i cuori più soli vagavano nei loro ricordi più dolorosi. D'altronde quale poteva essere il modo migliore per mascherare delle anime corrotte?

Dietro la maschera brillante e ipocrita di questo mondo di frivoli ardori, una ragazza osservava la sua giovane bellezza riflessa in uno specchio adulatore. Osservò ogni singolo dettaglio del suo volto, come se fosse di fronte ad uno sconosciuto. Non tralasciò alcun particolare. Era simile ad una fresca e carnosa rosa. La pelle candida sembrava una delicata coltre di neve. Le labbra carnose sembravano disegnate dal più abile dei pittori. Disegnavano un petalo perfetto e irresistibile. La tentazione di baciarle e annegare la propria anima in quegli occhi color antracite era fortissima. L'attrazione nei confronti di quella creatura formata di passione pura, era immane. Amava la sua esteriorità. Amava il fatto che la sua anima vacua, persa, corrotta, potesse essere abilmente nascosta dietro ad un dolce volto e un corpo sinuoso. Quanti uomini aveva fatto sospirare quella schiena, quanti ne aveva fatti piangere quella bocca velenosa, quante passioni e tradimenti avevano consumato quelle membra delicate.

Sospirò pesantemente, come se in quel respiro, di una sensualità prorompete e palese, nascondesse una sofferenza profonda, mai curata. Si alzò dalla sedia che aveva accolto il suo generoso corpo fino a quel momento, che sembrò provare dispiacere per l'allontanamento della donna.

Si prese la graziosa testa fra le mani e, con gli occhi pieni di una tristezza risoluta, portata con orgoglio, poggiò lo sguardo su quella lettera che giaceva sfacciata sul tavolo. La carta leggermente ingiallita era decorata da eleganti ghirigori. Al centro troneggiava, scritta con caratteri confusi, a tratti nervosi una scritta:

Alla gentile attenzione della signorina Forbes

Si morse il labbro delicato con foga, mentre quella banale lettera si prendeva beffa di lei. Sembrava dominare l'intero tavolo in marmo. Nonostante quegli intarsi preziosi, l'aria suntuosa della pietra pallida e quella regale del mogano, l'intero mobile era sottomesso a quella umile carta.

Le sue dita scattanti guizzarono sulla lettera che la stava provocando. Provava il desiderio irrefrenabile di leggerlo, di scoprire quali parole di veleno nascondeva. La aprì con movimenti nervosi, la mano tremante. Quando la grafia confusa e ravvicinata apparve ai suoi occhi, trasse un profondo respiro per poi iniziare a divorare quelle lettere.

Cara Alys,

ti scrivo queste poche righe con rabbia, offesa del tuo comportamento immaturo. Potevi cercare lavoro in una qualsiasi pasticceria, darti da fare come tutte le rispettabili donne della nostra famiglia. Invece hai scelto la via più semplice, vendere il tuo bel corpo alla mercé di avvoltoi. So che hai sofferto tanto, ma non puoi comportarti in maniera così infantile. Cosa direbbe tuo fratello, pensi che sarebbe felice di vederti in balia di chissà quale droga, mentre ti vendi a degli uomini? Quindi te lo chiedo in ginocchio, nonostante all'inizio della lettera mi ero affermata rabbiosa nei tuoi confronti, non posso mostrarti così tanto rancore. Nella mia mente sei ancora quella dolce bambina dalle trecce dorate a cui bastavano le bambole di pezza per sognare. La stessa ragazza che sventolava un fazzoletto per salutare un fratello mai tornato. Ti prego, torna da me. Non voglio i tuoi squallidi soldi! Io voglio rivederti!

Tua madre

Quelle persone sembrarono colpirla in pieno stomaco, facendole mancare il fiato. Odiava già abbastanza la sua squallida vita, non aveva bisogno di un riassunto. Per l'ennesima volta si chiese se James sarebbe stato contento, se quel viso che ormai nella sua testa aveva perso colore, lasciando la morte nei lineamenti, avrebbe sorriso della patetica sorte della quale era in balia. Lasciò cadere la lettera a terra e con passi pesanti andò verso il tavolo in mogano, aprì con foga un cassetto e prese a cercare un'illusione, una distrazione in quella confusione. Con una dedizione nervosa estrasse una sigaretta di oppio che troneggiava in quel caos. Con la mano tremante la avvicinò alla bocca prima di lasciarsi cadere, in preda al peso della desolazione, lungo la gamba imponente del tavolo. Aspirò una lunga boccata di quel fumo dolciastro. Lo sentì penetrare dolcemente nel suo corpo, invadendo ogni membra. Lo sentì scendere lungo la faringe lasciando, successivo ad un viscerale piacere, un alone di solitudine e nostalgia che ormai le apparteneva. Chiuse gli occhi e davanti a lei si disegnò il dolce profilo di quel giovane che se ne era andato nel vento.

- Alyssa? C'è un uomo per te – una voce sottile raggiunse le sue orecchie. Non riuscì a distinguere il proprietario di quel suono e tanto meno era di suo interesse. Quella frase era pane quotidiano per lei e non le suscitava più alcun' emozione. Si limitò ad annuire gravemente, mentre l'oppio le inebriava i sensi. Posò lo spinello a terra, mentre, con il talento dei grandi artisti, si immedesimò nella donna che doveva essere: sensuale, irraggiungibile e perfetta.

Un uomo, o meglio un ragazzo scostò con timidezza la tenda di quella stanza che era stata teatro di tanti ardori. Sembrava quasi intimorito dalla creatura che lo osservava curiosa. Si avvicinò a passo lento, con il capo incassato nelle spalle. Alzò timidamente lo sguardo rivelando degli occhi folgoranti. Era di un azzurro brillante, simile alle onde furiose del mare. La pelle, segnata dal candore della giovinezza, era tinta di una tonalità rosea sulle guance. I capelli corvini gli incorniciavano ribelli il viso. Era di una bellezza sfacciata, tale da fare invidia anche al più bello dei Dorian Gray. Il suo corpo mite era coperto da abiti umilissimi. Alyssa si trovò ad aprire la bocca scarlatta dallo stupore. Il più bel cliente che avesse mai accolto, non era altro che un ragazzo del ghetto.

Con una naturalezza sbalorditiva allungo la mano dinoccolata che stringeva dolcemente una rosa dalle venature porpora. Era un fiore così bello, passionale, rappresentava in pieno l'essenza della sua anima scarlatta.

- E' per te. – disse con voce dolce, come se stesse recitando una nenia ad una bimba. E in un attimo, quel gesto così piccolo, scontato, la fece tornare davvero alla fanciullezza. Intrecciò le dite delicate intorno al fiore che si sottomise ubbidiente al suo tocco. Lo avvicinò al naso per odorarne l'essenza e la bevve quasi come fosse vino. Sollevò gli occhi brillanti di una luce diversa che le rischiarava il volto su quel giovane che sembrava piombato dal nulla. La osservava quieto, le mani giunte dietro la schiena. Solo allora si accorse della sua frivolezza.

- Cosa... Insomma... cosa vuoi in cambio? Se vuoi non ti faccio pagare? – balbettò incerta. Quella donna che aveva fatto sospirare centinaia di uomini, era così patetica in quel momento di debolezza. La sua anima si era denudata rivelando una bambinetta bisognosa di amore.

Lo sguardo del ragazzo si indurì, come se un'ombra lo avesse trapassato.

- No. Volevo solo porgerti questa rosa. E' forse un male regalare un sorriso ad una ragazza sola al mondo? – Un sorriso dolce si disegnò su quel volto cordiale.

Sopraffatta da quelle parole, la patetica ragazza cadde a terra in ginocchio, il corpo incassato nelle spalle e, per la prima volta da quella maledetta notte, pianse, lasciò che tutta la sua tristezza venisse a galla. Il suo corpo, così irresistibile, prese a tremare come un turgido fiore.

Persino quel ragazzo provò pena per lei, proprio colui che aveva portato morte nei cuori delle persone.

- Dimmi almeno il tuo nome? – Alyssa alzò il viso smunto. La sua sofferenza brillava con ardore nei suoi occhi antracite. Nella sua vera natura appariva ancora così bella, come un fiore bisognoso della sua campana di vetro.

Il ragazzo sorrise, commosso da quella ragazza.

- Yato – pronunciò fiero del suono delle sue parole, poi senza attendere una risposta voltò le spalle e, scostando la tenda con lo stesso movimento timido, uscì dalla stanza, con la gioia di aver portato a compimento il suo compito.

Un sorriso si disegnò sul volto piangente della ragazza. Nel suo cuore aveva la consapevolezza di aver appena parlato con un dio.





Noragami- Keep SmilingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora