OCCHI VELATI

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HIYORI

(Sono riuscita a repostare il capitolo. Ho fatto qualche modifica tentando di ritornare in me. Vi prego di dirmi se preferite questo capitolo o quello vecchio. Grazie mille)

Aprì gli occhi di scatto facendomi sobbalzare. Indietreggiai appena. La ragazza iniziò a prendere boccate d'aria avide. I respiri le morivano nello stomaco con un rumore metallico. Sul viso cinereo spiccavano livide le labbra carnose. Si alzò a sedere di scatto, il corpo scosso da singulti sincopati. Appoggiò la mano scarna sul petto ossuto.

Il volto di Yato aveva perso colore. Il suo petto si alzava e abbassava in movimenti irregolari. Cercava di non far trasparire quando stesse soffrendo. Yukine la guardava con un'emozione indecifrabile in volto. Inizialmente avevo pensato che fosse geloso, ma nel suo sguardo c'era un bagliore che, seppur, brillasse solitario, riusciva a rischiarare il suo volto e rasserenare coloro che gli stavano intorno.

Mi alzai in piedi, scossa da un impeto che probabilmente nasceva dalla desolazione degli occhi della ragazza. Mi avvicinai a lei pian piano, come per chiederle il permesso, ma lei non mi guardava nemmeno. Era troppo impegnata a tentare di non strozzarsi. Sembrava che avesse della sabbia in gola e che l'aria filtrasse attraverso essa. Mi sedetti accanto a lei. Il ritmo respiratorio sembrava esserle tornato normale. Sorrisi, ma lei non appariva interessata. Si fissava le mani con l'orrore stampato in volto. Avevo bisogno che mi guardasse, altrimenti non avrei potuta aiutarla. Le afferrai le braccia con decisione e le strinsi con dolcezza. Rabbrividii, erano gelide. Finalmente si degnò di intercettare il mio sguardo. Mi irrigidii. Non avevo mai visto degli occhi così vuoti e colmi di orrore. Solo incontrandoli, mi sentii avvolgere in una bolla melmosa che mi trascinava in fondo con lentezza, a farmi godere per poco la luce per poi sprofondare nell'oblio.

Distolsi lo sguardo e mi concentrai sul suo viso nell'insieme. Il volto pallido era contraddistinto dai tratti occidentali. I capelli si adagiavano in onde scomposte sulle spalle e lasciavano scoperte la parte destra del collo sul quale era tatuata a caratteri Kanji il suo nome. Le labbra scarlatte erano leggermente socchiuse e respirava leggermente, come avvolta in uno stato di torpore.

Quando pensai che si fosse calmata del tutto, iniziò a sbuffare aria dalle narici con foga. Le sopracciglia si piegarono rendendo il suo sguardo la rappresentazione del terrore puro. Si liberò con movimenti goffi e panicati dalla mia stretta e si lasciò cadere sul materasso bianco. Si afferrò la testa fra le mani con forza e prese a scuoterla con una forza tale che per un attimo pensai potesse staccarsi.

Non riuscivo ad avvicinarmi a lei in alcun modo. Tra di noi c'era un muro di fiamme che, per quanto mi sforzassi di spegnere, lei continuava ad alimentare. Io non dovevo entrare nella sua bolla. Io non potevo toccarla o soffermarmi troppo sul suo dolore. Io non ero morta.

Allungai una mano verso di lei, mentre il resto del corpo rimase lì immobile. Volevo mostrarle che non l'avrei bruciata, che solo con una carezza avrei voluto confortarla.

Ma non raccolse nemmeno quest'ancora. In preda al panico, iniziò a mugugnare qualcosa tra i denti mentre faceva scorrere le unghie affusolate sulle guance pallide. Lunghi tagli rossi iniziarono a disegnarsi sul suo volto prima che lasciasse cadere le mani sul grembo. Quel silenzio surreale era interrotto soltanto dai respiri pesanti di Hanabirane.

L'angoscia iniziò ad avvolgermi lo stomaco così come la consapevolezza di essere inutile, completamente inutile. Sospirai rassegnata, poi, un corpo esile si slanciò su di lei abbracciandola con forza. La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Yukine, come se quello fosse stato il suo posto per un'eternità, come se i loro corpi fossero stati creati per combaciare perfettamente. Il ragazzo la lasciò andare qualche secondo dopo e le prese le mani, senza dire una parola, entrambi, uniti da un destino crudele e comune. Lo sguardo di Hanabirane si fece meno vacuo e si caricò di frustrazione. Sembrava che tutta la desolazione del mondo si fosse concentrata in quegli occhi troppo espressivi per un corpo da bambola di porcellana. La bocca era ridotta ad una linea curva e gli occhi scrutavano Yukine come se l'avesse accoltellata di nascosto, come se avesse voluto con, un solo sguardo, trascinarlo nel suo limbo senza fine

Noragami- Keep SmilingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora