Pag. 1 ~ nella valle di Masyaf

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Ieri ho trovato indicazioni sulla percentuale del' abitazione di Masyaf.  Nell'ultima lotta tra Assassini e Templari noi abbiamo fatto strage tra i nemici e sembra che nella confraternita non sia morto nessuno, a parte due. Sembra che siano spariti dopo la lotta o si siano esiliati altrove. La mia prossima missione credo che sarà ritrovare i due assassini spariti dalla confraternita e cercare indizi su dove ritrovarlo.

                                                  ~Arno
Riposi la penna nella bisaccia appesa alla mia cintura. Mi alzai la manica e osservai la mia nuova arma. Un bracciale in cuoio, cucito e stretto alla misura per il mio polso robusto. Sopra di esso c'era una freccia che veniva lanciata da una specie di arco attaccato al bracciale, quella che io chiamavo lama fantasma. Mi assicurai che questa fosse ben affilata e oliata e dopodiché ripulii dal sangue della scorsa battaglia la mia epica scimitarra. Epica perché era sempre stata lei a starmi vicino a combattere, non l'avevo mai sostituita e non si era mai rotta o scheggiata. La potevo definire un'arma fedele, la mia ideale compagna di squadra. Sorrisi al ricordo della mia prima battaglia, dove l'avevo usata per la prima volta, giurando che non l'avrei mai abbandonata. Un'amica. Molte persone dicono che gli amici non possono essere paragonati agli oggetti. Gli esseri viventi hanno più qualità, ma non più della mia scimitarra. La infilai nella fodera solo dopo aver letto per la centesima volta la scritta intagliata nella lama: -Arno-
Una vita che la tenevo, e l'avrei tenuta acora. Mi alzai il cappuccio blu dal becco ad aquila. Poi guardai il cielo. Un falco nero spiegava le ali per poi piombare in picchiata per raccogliere una preda. Salii sul mio cavallo nero con finimenti in cuoio. Spronai il cavallo e mi inoltrai nella cittadella di Masyaf. Un bel villaggio. Mentre galoppavo annotai in fretta su una pagina del mio diario.

Prossima tappa: base degli assassini
                                                   ~Arno
Mi piaceva firmare le mie scritture. Era la prova che ho scritto io. Un Assassino, Arno in persona. Riposi il libricino e mi inoltrai per la cittadella.
All'entrata di Masyaf lasciai il mio cavallo. E cercando di mimetizzarmi tra la folla, cercai con lo sguardo il covo dei miei Fratelli. Eccolo. Un'imponente torre grigia di mattoni con il simbolo degli Assassini intagliato sulla facciata principale. La porta alta in legno e dalle cupe finestre si intravedevano librerie immense. Mi avvicinai alla stradina isolata che si dirigeva al covo. In quel punto non c'era nessuno, a parte due Templari che erano seduti ad un tavolo a giocare e a parlare. Tesi l'orecchio e ascoltai.

«quel vecchio Assassino, il colpo di grazia non è manco servito» diceva uno.

«e se l'è data a gambe tenendo stretto un libro» continuò un altro.

«prevedibile l'eroe in tunica bianca» continuò l'altro. Non avevo mai sentito dire che un Assassino se l'era data a gambe. Noi siamo simbolo di coraggio e giustizia. Forse parlavano del famoso Assassino che era scappato nella lotta sparito insieme ad un altro. Bene, ho già abbastanza informazioni. Nascondendomi dietro ad un angolo tesi il braccio, tenendo il polso verso l'aria, verso un templare. Poi la mia lama fantasma scoccò, nella tunica del nemico apparve una chiazza rossa con al centro la mia lancia. Questo cadde a terra mettendo in allerta l'altro che scattò in piedi sguainando la scimitarra in attesa del nemico. Sguainai la mia cara in silenzio e sussurrai:

«fai del tuo meglio»
Poi scattai fuori dall'angolo e mi buttai con la spada protesa verso il nemico. Senza dargli il tempo di reagire, gli conficcai la spada nella schiena e lo lasciai cadere. Pulii la mia arma la riposi nella fodera e, chinandomi verso il cadavere, gli chiusi le palpebre e sussurrai al morto:

«riposa in pace»

Diario di un AssassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora