Pag. 6 ~ L'arma persa

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Ezio mi fece alzare da terra, ma nemmeno il tempo di rialzarmi e respirare che una decina di Templari chi contornarono. Uscii la scimitarra. Parai due tre colpi di Templari ben armati, ma con un'armatura efficace e pesante. Un vantaggio. Vi voltai per guardare Ezio. Stava lottando contro sei di questi. Vidi Ezio in difficoltà, quindi mentre maneggiavo la sciabola nella destra con la sinistra sferrai un colpo con la lama fantasma ad un nemico che metteva in difficoltà Ezio. Poi mi voltai di scatto verso i quattro che mi misero con le spalle al muro. Con un calcio nello stomaco allontanai un Templare. E con la sciabola ne sgozzai uno. Poi saltai al collo di uno e lo strozzai chiudendo con forza la mano al collo, poi di fretta uscii la pistola e sparai un colpo veloce e preciso nel petto dell'ultimo. Poi mi alzai di corsa ad aiutare Ezio. N'è sorpresi uno alle spalle che si accasciò a terra. Poi Ezio con un balzo ne sgozzò due con la lama celata e gli altri tre scapparono.

«per un pelo» disse lui, nemmeno il tempo di pronunciare questa frase ed ecco tre quattro arcieri. Io ed Ezio ci buttammo a pancia in giù dietro a delle botti, poi un mare di frecce volarono su di noi. Ogni tanto alzavo la testa e ne colpivo uno con la lama celata. Ezio invece usava la pistola. In poco ce ne sbarazzammo. Poi salimmo su un tetto e iniziammo a correre, con un balzo scendemmo da questo. Una volta giù delle guardie ci bloccarono la strada e tornammo indietro correndo. Troppo tardi. Un burrone.

«uh, fine della corsa» disse Ezio. Poi mi fece l'occhiolino e sganciò la lama uncinata. Poi di butto giù in un salto e si aggrappò ad una sporgenza tra le rocce.

«scendi! Ti prendo!» urlò. Non avevo altra scelta. I Templari mi avevano circondato. Mi buttai come aveva fatto Ezio e lui mi prese la mano lasciandomi appeso al suo braccio. Con la mano destra in quella di Ezio e la sinistra con la scimitarra tentai di lanciarmi su una sporgenza della roccia. Mi lanciai, ma nell'attaccare le mani alla roccia, mi scivolò la scimitarra. Giù. Tirai un respiro.

«e ora?» chiesi.

«scendiamo, fino a giù» disse lui. Io annuì e iniziai a calarmi giù. Lui scalava più facilmente, aveva al polso un uncino, con cui si aggrappava con facilità. Io mi spaccavo le mani.
Sbagliai a mettere una mano sulla roccia e scivolai e Ezio mi prese. La roccia a cui si teneva Ezio si sfracellò sotto il nostro peso. Scivolammo giù. Fino a terra. Tra la polvere riuscì a vedere Ezio che si alzava barcollante. Mi alzai di scatto.

«Ezio! Ezio!» gridai.

«tranquillo» disse tossendo e tenendosi le mani sulla spalla.

«sei ferito?» chiesi aiutandolo.

«mi sono graffiato con una roccia sulla spalla. Disse stringendo i denti.

«io mi sento solo dolorante»  dissi schioccando le dita.

«bene» disse lui. Poi continuò.

«risaliamo» disse lui preparandosi a salire.

«sei pazzo? Non vorrai cadere di nuovo?» dissi tirandoli giù dalle rocce.

«okay calmati. Ehm, hai qualche idea?» disse lui facendo ente e esci con la lama per vedere se funzionava.

«non so. Facciamo il giro della scogliera?» dissi incerto.

«nah, troveremo un cavallo. Facciamolo» disse incamminandosi.

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