Lynch's home

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Il biondo era silenzioso e Laura lo reggeva per un fianco per evitare che si fiondasse sull'asfalto.
Le sue gambe tremavano e non riusciva a reggersi in piedi.
Se non fosse stato per la castana sarebbe ceduto sul pavimento.
Era completamente scandalizzato.
Non sapeva niente di quell'incidente eppure si sentiva in colpa.
Sentiva che se ci fosse stato lui con loro sarebbe andata diversamente.
Forse loro starebbero bene e sarebbe lui quello in coma o peggio. Ma quello era un male minore,lo avrebbe preferito sicuramente.
Non voleva di nuovo vivere senza genitori.
Si ricordava il dolore che si provava.
Arrivarono a casa del biondo e la castana giró la chiave nella serratura mentre reggeva ancora il biondo con un braccio.
Era talmente debole che risultava addirittura leggero,come se tutte le lacrime spese lo avessero alleggerito.

Laura sapeva cosa significava perdere un genitore,perché lei aveva perso il padre in un certo senso.
Sapeva cosa sentisse il ragazzo e che essere soli in quelle situazioni faceva davvero schifo.
Il ragazzo si stese sul letto osservando il soffitto.
Chiuse gli occhi ricordando la figura della madre.
Nei suoi ricordi era allegra e spensierata.
Nei suoi ricordi lui la baciava sulla guancia.
Altre lacrime,altra sofferenza.

La castana lo incitava a farsi una doccia per rilassarsi,per tranquillizzarsi.
Anche se sapeva che era impossibile in quel momento.
Lui si sistemó nuovamente sul letto sedendosi ed asciugando le lacrime con il dorso della mano.
La ragazza lo affiancó e gli prese il volto tra le mani.
"Andrá tutto bene,okay?"chiese ironica come se leggesse nei suoi pensieri.
Lui si scostó.
"Non é vero,é colpa mia..dovrei esserci io al posto di mia madre"urló facendo spaventare la ragazza.
Si alzó infuriato afferrando tutto ció che c'era sul comodino e lo gettava sul terreno fracassandolo.
Laura guardava paralizzata dalla paura.
Ross non era cosí,ma in quel momento il buio dentro di lui si stava materializzando inghiottendolo completamente.
"Non é colpa tua"mormoró la ragazza con la sua fragile voce.
Era terrorizzata,ma si ricordava bene che quando il padre abbandonava lei e la madre lei reagiva allo stesso modo.
"Queste cose capitano,ma tua madre é forte e ce la fará"sussurró facendolo tranquillizzare.
Lui si risiedette accanto alla ragazza ricominciando a piangere.
Erano due giorni che non faceva altro.
"Se li perdo che cosa ne faccio della mia vita"affermó gettando la spugna.
Davvero non sapeva cosa fare da solo,in quella casa piena di ricordi gioiosi.
"Tu non li perderai"disse Laura convinta.
Gli afferró una mano.
Lui la guardó con le lacrime che ancora scorrevano lungo le guance e le diede un leggero bacio sulle labbra.
Era come se con quel piccolo contatto,lei assorbisse un pó del suo dolore.
"Scusa"bisbiglió successivamente.
Voleva semplicemente sentirsi capito.
E la castana lo capiva.
Gli leggeva nella mente e anticipava i suoi pensieri.
"Non fa niente" disse lei imbarazzata.
"Fai a farti una doccia adesso"gli impose.

Il vapore entrava nei polmoni del ragazzo e sembrava che lo stesse ripulendo da tutto lo schifo che stava sopportando durante quei giorni,ma il dolore restava...quello c'era sempre,non poteva andarsene.
Stava perdendo tutto quello a cui teneva. E non credeva che potesse fare cosí tanto male.
Poi pensó alla castana che era rimasta nella stanza ad aspettarlo.
Non lo aveva abbandonato nemmeno per un secondo.
E lo stupii.
Stava imparando a conoscerla.
E stava amando ogni particolare di quella ragazza,anche i lati negativi della sua vita.
Poteva fidarsi di lei,chi non si sarebbe fidato di qualcuno che passa tutta la notte con te?
Chi non riusciva a fidarsi di qualcuno che vedeva le tue lacrime e le asciugava con le sue mani?
Il fatto che fosse unica,Ross lo aveva capito fin da quella sera sulla spiaggia.
Uscii dalla doccia osservandosi allo specchio e pulendo con l'accappatoio il vapore che vi si era appoggiato contro.
Si osservó e avrebbe tanto voluto vedere una somiglianza con la madre o il padre in quel momento,ma nulla.
Non aveva niente in comune con loro apparte i capelli biondi.
Le lacrime ricominciarono a fuoriuscife dai suoi occhi color caramello.
Se li asciugó con l'accapatoio.
E si promise di essere forte,qualsiasi cosa fosse successa.
Doveva farlo per la madre.

Dopo aver indossato una semplice camicia ed un pantalone della tuta si diresse fuori dal bagno accompagnato da un lieve strato di vapore.

Scrutó la stanza,notando Laura posizionata proprio dove l'aveva lasciata prima di entrare a farsi il bagno.
Accennó un sorriso che lui stentó a ricambiare.
La invitó ad uscire dalla casa ed andare all'ospedale per vedere se c'erano novitá.

"Grazie"mormoró fuori dalla casa.
Quei ringraziamenti se li meritava.
"Di cosa?"chiese lei curiosa.
"Di essere stata con me tutta la notte"borbottó il ragazzo in imbarazzo.
"Gli amici lo fanno"sussurró lei definendosi semplici amici.
Ross la riteneva piú di un'amica.
La riteneva spettacolare e avrebbe voluto essere molto di piú,ma in quel momento il suo cervello non si focalizzó su quella parola,ma sul dramma interiore che stava affrontando.
Arrivarono dopo mezz'ora nella struttura prendendo l'autobus.
Ritornarono al secondo piano riposizionandosi su quelle sedie in cui avevano trascorso la notte.
Arrivarono anche Calum e Raini.
E aspettarono tutti per attendere notizie.
Notizie buone.

Un medico li guardó da lontano e si avvicinó chiedendo al signor Lynch di parlare.
Ross si allontanó lanciando uno sguardo speranzoso alla castana che incroció le dita pregando mentalmente.

"Allora,suo padre sta iniziando a svegliarsi..sua madre é ancora in coma,non sappiano quanto possa durare,potrebbe anche durare molti anni"disse l'uomo con semplicitá.
Era cosí strano il modo in cui tutti dicessero le cose con facilitá.
Ci erano abituati a quella sofferenza.
"Quindi posso vederli?"domandó Ross ansioso.
Il medico annuii.
"Tuo padre puoi vederlo anche ora,é sveglio...tua madre sarebbe meglio aspettare qualche giorno per far stabilizzare le sue condizioni"spiegó.
Lui non voleva aspettare,voleva parlarle.
Perché sapeva che poteva sentirlo.
Andó vicino ad i suoi amici e li abbracció con forza.
Aveva una speranza.

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