Sons

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Ross guardava la donna seduta sul letto che guardava delle vecchie immagini sbiadite.
"Sai avevo un figlio"infranse il silenzio.
Il biondo rimase ad ascoltarla annuendo.
"Non é qui"affermó sillabando.
Come se volesse convincere se stessa che il biondo non fosse suo figlio.
Una lacrima le attraversó il volto nonostante avesse cercato di controllarla.
"Dov'é?"chiese il ragazzo curioso.
Lui era davvero molto interessato alla vita della donna,in effetti lui non sapeva nulla di Rose eppure i suoi genitori sembravano conoscerla bene.
"Certe volte succede,la vita ti porta a fare delle scelte" affermó malinconica continuando ad osservare quelle foto.
"Eri davvero un bel bambino" mormoró la donna sorridendogli.
Il biondo osservó le foto con lei e le sorrise con gentilezza.
"Grazie"borbottó.

Rose sobbalzó improvvisamente avvertendo una vibrazione nella tasca della gonna.
Si scusó osservando il nome sul display e si allontanó lasciando il biondo sul letto ad osservare il vuoto.

"Si...sono qui,domani? Ok,no Ross...." sentii il ragazzo farfugliare,ma non riuscii a comprendere il discorso.
E quando sentii il suo nome pronunciato da quella donna a qualcuno forse a lui sconosciuto,non lo faceva sollevare per niente.
Anzi gli si contorceva lo stomaco sapendo che quella donna,quella sconosciuta, gli nascondeva qualcosa.

Rose uscí dal bagno in cui si era rifugiata per parlare al telefono ed avvertí il ragazzo che il giorno dopo sarebbe arrivato suo marito:Rudolf Grudge.
Un uomo di quarant'anni.
Un lavoratore vero.
Lui aveva preso la decisione di abbandonare il biondino. E non pensava nemmeno cosa avrebbe provato durante quell'incontro.
Forse niente,forse solo indifferenza. O forse sofferenza,legata ancora a quel giorno.

"Come sta Ross?" chiedeva l'uomo nel messaggio.
La donna sorrise. Sapeva che lui non era cosí freddo come si dimostrava. Sapeva che lui aveva un cuore gelido dovuto al fatto che avesse abbandonato il figlio.
Stava morendo internamente Rudolf.
Stava per crollare.

_______________

Laura e Raini chiacchieravano nella stanza della riccia tranquillamente.
Indossavano i loro due pigiamini di flanella. Adoravano passare le serate insieme. Ed inoltre era qualche giorno che non si sentivano,ma comunque si volevano un gran bene.
Laura era legata a lei indissolubilmente.
E viceversa.
"Allora da quand'é che state insieme?"chiese la riccia esultando per l'entusiasmo.
"Pochi giorni"rispose sognante.
Raini aveva capito che la castana aveva finalmente trovato la sua felicitá. Non sapeva se fosse stata in grado di trattenerla a lungo,ma lo speraca.
Anche Laura aveva bisogno di tranquillitá e con tutto quello che le stava succedendo in famiglia,lui era una sorta di ancora di salvezza.
La sua ancora.

Sembrava una ragazzina innamorata mentre mostrava i messaggi della notte precedente e raccontava tutti i particolari di quelle notti passate a chiacchierare dei loro segreti piú intimi.
Le spiegó che si fidava di lui come se lo conoscesse da una vita,come se fossero destinati ad incontrarsi e stare insieme.
"É cosí bello sapere di appartenere a qualcuno" affermó Laura quasi malinconica.
Perché lei non si sentiva parte di un qualcosa,ma quando stavano insieme si sentiva finalmente parte di una famiglia. Si sentiva speciale.
Almeno per lui.

"Ti capisco,anche io mi sento parte di Calum" esclamó la castana.
La riccia davvero la capiva poiché lei si sentiva davvero cosí vicina al rosso.
E ripensava al modo in cui si era preoccupato per lei quella sera.
Quanto lo amava.
Laura le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio vedendola penseriosa.
"Quindi potremmo uscire a quattro?"canticchió allegra cambiando discorso.
Era cosí felice di poter condividere qualcosa con l'amica.
"Certo"sussurró la ragazza prima che fossero interrotte dall'arrivo della madre di Raini.

E la ragazza giá sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto.
Uno sguardo quasi disperso ovunque in quella stanza,tranne verso la madre.
Non voleva guardarla,perché ogni suo sguardo era una sorta di colpo al cuore.
"Volete qualcosa da mangiare?"sbuffó quasi annoiata.
Laura non rimase sorpresa,era abituata a quel suo tono di voce.
Cosí semplicemente borbottó un 'no' in un piccolo soffio.
"Io vorrei un panino"chiese Raini con gentilezza.
La madre la scrutó con uno sguardo omicida,e Laura non se ne rese conto poiché girata di spalle.
"Con tutto quel grasso che ti ritrovi,vuoi un panino?" domandó arrogantemente.

Il volto della riccia divenne qualcosa di incomprensibile. Qualcosa di tetro e buio.
Tanti ricordi si fecero spazio nella sua mente.

Da quanto Raini si ricordasse la madre si era sempre comportata in quel modo,come se fosse invidiosa di qualcosa di incomprensibile.
La riccia era cresciuta sotto continui insulti e banali richiami da parte della donna.
L'unico ricordo vivido riportava al divorzio dei suoi genitori.
Perché avessero divorziato,Raini non lo aveva mai capito. Aveva sempre pensato che fosse colpa sua e la madre le aveva continuamente confermato ció con tutti i suoi futili commenti.
Ricordó quel giorno in cui il padre lasció la casa,abbandonando lei e la madre nella piú completa solitudine.
Ricordó il rumore della macchina che lasciava il vialetto di casa.
Sentiva ancora il profumo del padre e ne sentiva la mancanza.
Una mancanza incolmabile.
La madre non si comportava da madre,si comportava da rivale.
Si sentiva in colpa.
Sentiva che era a causa sua se l'uomo le aveva lasciate sole.
Era partito per l'Olanda.
E Raini pensó a quanto sarebbe stato bello poter essere andata via con lui.
Senza la madre.
Senza pensieri.
Senza ricordi.
Ricominciando una nuova vita.
D'accapo. Magari anche con Calum che sembrava l'unico raggio di luce in quell'oblio.

Nella stanza regnava il silenzio.
Laura non sapeva come difendere la riccia.
Quelle parole ripercorrevano la mente della mora continuamente.
Quel borbottio si faceva sempre più veloce e costante.
Sarebbe diventato il suo incubo.

"H...h..hai ragione"balbettó osservando il pavimento affranta.
Laura la guardó sorpresa.
La madre lasció la camera soddisfatta di averla,per l'ennesima volta,distrutta internamente.
E la ragazza si accasció sul letto cominciando a piangere insistentemente.
Di nuovo lacrime.
Ancora lacrime.

"Ha ragione,sono una palla di grasso"mormoró con la testa nel cuscino.
"Ma la ascolti anche?"chiese la castana accarezzandole i ricci crespi.
Lei singhiozzó insistentemente.

Quelle parole la distruggevano ogni volta. E Laura non sapeva come tirarle su di morale.
"Tu sei perfetta"sussurró e lei si voltó a guardarla e la abbracció.
Era l'unica persona che aveva con sé.
E non avrebbe mai,mai voluto perderla.
"Ti voglio bene,Laura"disse appoggiata alla spalla dell'amica.
"Anche io,peró te ne voglio di piú se smetti di piangere"impose ridendo.
La riccia inizió a ridere e la Marano finalmente si sentii realizzata.

Dopo che si staccarono dall'abbraccio,Laura afferró il telefono per vedere se Ross l'avesse cercata o meno e notó un messaggio nella posta elettronica,quando lo aprí rimase stupida di ció che il biondo richiedeva in quelle poche righe.

"Quando avremo dei figli,promettimi che non li abbandoneremo"

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