11.Right where we are

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La festa di Silvia era stata un successo e tutto ciò lo dovevo solo a Mattia!

Quella mattina mi ero davvero dimenticata del suo compleanno  e me ne ero ricordata solo dopo essere tornata di camera.

"Non ti preoccupare, ho un'idea" mi aveva detto lui, tranquillizzandomi.

Da quel momento era cominciato tutto: sveglia gli altri, avvisa di non fare gli auguri, compra la torta, distrai Silvia..

Era stata una giornata movimentata ma tutto era stato ripagato dalle facce sconvolte di Silvia quando facevamo finta di non ricordarci nulla e dalla sua espressione super felice quando aveva visto la torta.

Durante la festa ero stata tutto il tempo con Mattia e lo avevo rivalutato.

Mi ero divertita molto in sua compagnia, soprattutto durante gli anneddoti  divertenti di lui da piccolo.

"Te lo giuro! Quando mia mamma è tornata a casa e mi ha visto con il suo rossetto e i suoi trucchi sul viso voleva mandarmi in riformatorio e per un bel po' di tempo Andrea ha pensato che fossi gay!"

Mi aveva anche raccontato di quando durante la notte aveva tagliato i capelli di nascosto a sua cugina perché quel giorno non aveva voluto dividere la merenda con lui.

"Eri prorio una peste da piccolo!" commentai tra le risate

"Oh, tu non immagini nemmeno!"

Non lo avevo mai visto rilassato come quella sera: sembrava un'altra persona.

Molto più dolce..

Ricordo bene i suoi occhi, erano diversi. Non erano del solito verde scuro, erano più chiari, come se tutta la cattiveria se ne fosse andata e fosse rimasta solo felicità e voglia di parlare.

Parlare con me.

Ricordo anche il suo sorriso, una cosa rara, che non avevo mai visto prima.

La sua bocca non era imbronciata come al solito, era rilassata e si piegava facilmente in un sorriso vero e in una risata calorosa. Sapere che tutto ciò era dovuto ai miei commenti mi fece sorridere anche allora.

Guardai l'orologio erano le 8.30 .

Ieri sera dopo essere tornati in camera mi aveva chiesto se la mattina successiva volevo accompagnarlo a fare una commissione in paese.

Sentii una porta sbattere e lo vidi scendere dalle scale con un cappellino da baseball nero in testa.

Mi sorrise e mi salutò.

"Oh! Io adoro quei cappellini!" risposi allungando una mano per rubaglielo.

Lo afferrai e ridendo me lo misi.

Lui scosse la testa divertito e uscimmo.

Salimmo sul furgoncino Hippie e accesi la radio.

"Allora dove andiamo?" chiesi mentre mettevo l'impostazione CD.

"Prima devi aiutarmi a scegliere un regalo per mi a sorella e poi andiamo a fare colazione" mi spiegò.

Dalle casse cominciarono ad uscire le dolci note di Thinking Out Loud di Ed Sheeran.

"Non sapevo avessi una sorella!" risposi pensando che effettivamente mi aveva mostrato la stanza della sorella, ma non me ne aveva mai parlato.

When your legs don't work like they used to before and I can't sweep you off of your feet..

"Si", rispose,  "si chiama Alice e ha 5 anni, è una piccola rompipalle e ho promesso di portarle un regalo, visto che è tanto che non viene più qui nella baita"

Il bacio della luna pienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora