one shot nº 6

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Quando un uomo è stanco di Londra significa che è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire.

-Samuel Johnson

Toccai di nuovo quell'incisione e sospirai. Londra, città costruita con i sogni, quel giorno offriva uno spettacolo mozzafiato. A Cuba non avevo mai avuto modo di vedere la neve, neanche nei film poiché la mia famiglia era estremamente povera.
A differenza di molti non sono qui a Londra per cercare fortuna. Mia madre ha un grave cancro e stiamo cercando di tenerla ancora in vita con i pochi soldi della nostra famiglia. Purtroppo non riesco a pensare a lavorare o a proiettarmi nel futuro poiché mi madre è in pericolo di vita, ma dovrei darmi ugualmente da fare.
Londra così bianca, si stendeva davanti a me uno scenario ineguagliabile, una Londra ricoperta, una Londra pura.
Ci voleva davvero così poco a purificare qualcuno o qualcosa?

"Cara mia, Londra o la ami alla follia o la detesti così tanto da poter impazzire. Personalmente la detesto, così cupa, grigia, così fredda. Le persone qui sono così: cupe, fredde, grigie nell'anima." Era stato il tassista che accompagnò me e mia madre dall'aeroporto all'ospedale a dirmi quelle cose. Non parlavo benissimo l'inglese ma capii tutto. Aveva una voce così profonda e cristallina, parlava cautamente, come se qualcuno lo stesse registrasse e lui stesse dicendo una cosa proibita.

«Tesoro, dovresti smetterla di struggerti. Capisco che questa città non ti appartenga ma ora abiti qui, è inutile rimpiangere Baracoa, qui hanno così tanto... Dovresti uscire un po' di qui, puzzi di ospedale più di me che sono malata.» disse mia madre, seduta nel suo letto.
«Non posso lasciarti e poi oggi è il tuo compleanno.» ribadì io. Non volevo uscire, non lo volevo farlo proprio per niente.
«Appunto, comprami una torta, no?» sorrise lei.
Sbuffai ma non potevo dirle di no; se era quello il suo desiderio io lo avrei esaudito.
Uscii dall'ospedale e mi diressi verso una pasticceria poco lontano, l'avevo notata durante il tragitto in taxi. Ricordo ancora quando, per il mio sedicesimo compleanno, mio padre tornò a casa con una torta enorme al cocco. L'avevo adorata.
Appena arrivata, notai un sacco di torte. Non c'era nessuno perciò mi avvicinai al bancone a passo svelto.
«Buongiorno.» salutai. Un ragazzo mi salutò distrattamente. «Vorrei quella torta. Cocco e ananas.» sorrisi.
«Vuole la più piccola?» Annuì.
«Sono 13 sterline.» Disse, sistemando la torta sul tavolo.
Presi il portafogli. Avevo solo 8 sterline.
«Posso pagarla la prossima volta?» chiesi. Il ragazzo scosse la testa.
«Non ho abbastanza soldi ed oggi è il compleanno di mia madre.» lo supplicai ma lui era impassibile.
«Le comprerai una torta la prossima volta.» annunciò lui, per poi rimettere la torta apposto.
Uscii dalla pasticceria delusa e senza torta: non potevo accontentare mia madre e la cosa mi spezzava il cuore.
«Signorina, aspetti!» Sentii una voce dietro di me e mi voltai.
«Volevo darle questa.» disse il ragazzo. Era alto, biondo e aveva gli occhi color nocciola. Era davvero bello.
Abbassai lo sguardo verso le sue braccia tese: mi stava regalando una torta.
«Non posso accettare.» dissi io, imbarazzata.
«Sì che può. Spero che sua madre passi un buon compleanno.» Mi salutò ed andò via.

Tutt'ora non ho idea di chi fosse, se un ragazzo molto generoso o un angelo ma una cosa la so per certo: il tassista si sbagliava, non tutti a Londra sono freddi e cupi.

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