one shot nº 10

263 27 24
                                    

«E così pensi di riuscir a distinguere la felicità dalla tristezza.» Disse lei, ridendo.
«Esattamente Amélie, io so tutto di te.» Ribatté convinto lui.
«Allora narra la tua versione della mia storia.»

«Ti chiami Amélie Fisher, hai ventitré anni e vivi a Parigi. Sei nata a Bath, Inghilterra, da madre francese e padre inglese. Sei del segno dello Scorpione, il segno più acido e stronzo della terra insieme ai Gemelli e no, non credo sia una coincidenza.» La ragazza lo interruppe.

«Questi sono solo i miei dati anagrafici.» Rise. Aveva una risata così cupa e cattiva. Cosa era successo alla dolce ragazza della Rose Avenue che si era trasferita a Parigi per inseguire il suo sogno?

«Sta' un attimo zitta.»

«Ci conosciamo da tre anni. Ci siamo conosciuti il sette settembre del 2012, al Gigi Café. Indossavi una giacca color senape ed un pantalone color castagna. Eri bellissima. Cercai di fare lo spavaldo, era così che conquistavo le ragazze ma con te non funzionava. Iniziai a seguirti ovunque senza che tu te ne accorgessi e scoprì che frequentavi la Sorbonne, indirizzo psicologia. Ma Amélie, come puoi fare la psicologa se prima non trovi te stessa?» La ragazza tacque per poi abbassare lo sguardo.

«Ti vedevo ogni giorno uscire dalla Sorbonne immersa nei tuoi pensieri.
Ma come potevo io attirare l'attenzione di una persona che di concentrarsi su quello che ha davanti proprio non aveva voglia?» Chiese lui, cercando di guardarla negli occhi ma invano poiché lo sguardo della giovane era rivolto verso il pavimento.

«Ti avevo notato Pierre, ti avevo visto.» Ribatté lei, alzando lo sguardo.
«Anche tu non distingui le cose a quanto pare. Vedere è una cosa, focalizzarsi è un'altra cosa.» Rispose lui.

«Ora fammi continuare.
Mi ero fatto assumere come cameriere al Gigi Café pur di rivederti. Ed infatti, il trenta ottobre dello stesso anno ti rividi, seduta allo stesso tavolo. Ordinasti un tè con il latte. Come può piacerti? È davvero disgustoso.
In ogni caso te lo portai e tu sorridesti.
Avevi i denti dritti e bianchi ed il tuo sorriso fu capace di colmarmi il cuore di gioia. Pronunciasti un flebile 'grazie' e ritornasti ad immergerti nello studio. Ti osservai da lontano e lì ti giuro che ho perso la testa: persi la testa per quella ragazza dalla pelle candida e i capelli biondi che lasciava cadere in dolci boccoli sul suo seno; persi la testa per il tuo basco rosso e per la tua giacca dello stesso identico colore; persi la testa per la tua borsa Chanel che mi dicesti ti fu regalata per la tua ammissione alla Sorbonne; persi la testa per il tuo profumo così buono, così tuo.
Perciò sì, so distinguere la felicità dalla tristezza come so distinguere un cielo blu da un cielo grigio e tutto grazie a te.
Quando ti vidi e mi innamorai, il sole brillava alto nel cielo, il sole ha brillato sempre nel mio cuore quanto tu stavi con me, quando mi era concesso sfiorare la tua pelle bianca e baciare le tue labbra rosse.
Il sole, per me, ha smesso di brillare quando sei andata via e per me il cielo è grigio da quando sono solo, senza te e senza le tue mille imperfezioni che cerchi sempre di celare con i tuoi pregi.
Distinguo le cose perché tu me l'hai insegnato.
Non posso vivere senza la mia maestra, senza il mio sole e senza il mio cielo azzurro.» Amélie alzò lo sguardo verso Pierre e nei suoi occhi si perse di nuovo, come quel 30 ottobre.
Gli gettò le braccia intorno al collo e lo strinse in un abbraccio per poi baciarlo.
Lì, nelle sue braccia, si sentiva davvero a casa.

Ecco l'ultima One shot del libro... Spero vi siano piaciute, io mi sono divertita molto a scriverle.
A breve pubblicherò di nuovo la lista dei partecipanti e riscriverò le regole, giusto per rinfrescarci la memoria :)

FlashlightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora