Ormai ci siamo, sono passati diversi giorni senza nemmeno accorgermi dei continui rovesciamenti di clessidre, ma tra quattro giorni andrò a giocare il torneo di Milano. Sono molto entusiasta, sono molto felice, anche perché per andarci ho dovuto guadagnare il pass e non è da tutti guadagnarsi la possibilità senza pagare il buy-in.
Con me viene a farmi compagnia Dyonix, perché la sera prima del torneo c'è il Derby di Milano, ci sarà un intenso MILAN-Inter e, almeno per una sera, siamo rivali (ovviamente, sportivamente parlando. Sapete quelle partite solo da sfottò? Bene, solo sfottò e basta).
Domani nel pomeriggio ho l'aereo che ci porta in pochissimo tempo da Napoli a Milano e già inizio a fare i primi preparativi: bene è quel momento in cui prepari la valigia per andare fuori dalla tua città, la città in cui sei cresciuto, la città dove risiedono la tua famiglia, i tuoi parenti ed i tuoi amici; mentre preparo la valigia, mi viene in mente quello che, seppur temporaneamente, sto lasciando e mi sale un po' di tristezza nel cuore.
Dovrò cercare di rientrare con le emozioni; il poker non è fatto di emozioni, ma di freddezza nei momenti decisivi, ma essendo un tipo abbastanza emotivo non credo di riuscire ad essere così freddo.
Mi inizia a mancare la quotidianità, i pranzi della domenica di mamma, gli amici dell'università (specie Andrew, Paul e Vince), gli amici più stretti con cui giochiamo a poker (Ferd, Lud, Hannah ed Amely); mi inizia a mancare un po' la mia vita.
Ultime sistemazioni, controllo che c'è tutto: ticket-pass del torneo, biglietto per andare al San Siro, documenti vari che servono per il trasporto, qualche cambio di vestiti, ma tutto sommato c'è tutto.
Oggi, in questa giornata un po' così, veramente non so cosa fare e cerco di distrarmi e andare a fare una passeggiata, ma non è la solita passeggiata; è quella passeggiata piena di malinconia e piena di tristezza di lasciare, anche solo per qualche giorno, la tua città, le tue abitudini e di ritrovarti in una metropoli che, si è bella, ma non tanto quanto il posto dove hai mosso i primi passi.
Durante la passeggiata, incontro di fronte in macchina i miei amici: Ferd, Lud, Hannah ed Amely, mi vedono e già si accorgono che qualcosa non va e mi invitano a salire; io accetto volentieri, ma salgo a fatica. Andiamo a casa di Ferd e Lud: ci prendiamo qualcosa da bere e da sgranocchiare, ma non prendo quasi nulla. Ferd esordisce dicendo: "Dave, come mai stai così?". Io tutto felice dico: "Domani prendo l'aereo per andare a Milano a fare quel torneo che vi dissi". Loro sono molto felici per me, ma un istante dopo mi viene la tristezza e non riesco più a trattenere, scoppio a piangere davanti a loro. In un attimo cambia lo stato d'umore di tutti noi e mi chiedono del perché stessi così, loro sapevano di quanto ci tenessi ad andare lì. Alla fine dico, un po' singhiozzando: "Perché non lascio solo questa città, ma lascio la mia famiglia, i miei parenti ed i miei amici: quelli che mi vogliono bene".
Si guardano tutti e quattro in faccia e fanno un qualcosa che mi fa piangere ancora di più: mi abbracciano tutti molto forte e mi dicono: "Dave, calma, andrà tutto bene, stai tranquillo e torna da vincitore".
Sulle ultime parole mi viene la calma, mi asciugo le lacrime e mi viene un bel sorriso, l'unica parola che mi viene da dire a loro è: "Grazie". Hannah mi ribatte: "Di cosa?". Io sto zitto e sorrido.
Intanto mi hanno preparato anche un buon caffè, preparato veramente a dovere e mi riprendo su col morale.
Si è fatta ora, devo lasciarli, ma non è come le altre volte; faccio fatica a salutarli e li lascio con un: "Arrivederci, a prestissimo". Loro ribattono con un: "Forza Dave, siamo con te".
Vado a casa, è tempo di cenare. Mangio solo qualcosa solo per non perdere il ritmo alimentare, ma non ho molta fame; anche i miei hanno capito perché sono così, ma non me lo fanno pesare, mi lasciano solo per far sì che questa sia un'esperienza pronta solo a farmi crescere.
Finito di mangiare in circa dieci minuti, vado a dormire, senza vedere la TV e senza ascoltare la mia amata musica, ma solo ascoltando me stesso nel sonno; sempre che ci riesco a prendere sonno come sto ora, pensando a cosa accadrà. La stanchezza, però, mi prende e mi fa affogare nei meandri della notte e del quiete dormire.
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ALL-IN: This is my Life!!!
Short StorySalve a tutti. Questa storia (che è un misto tra fantasia e realtà) parla di un ragazzo universitario come tutti gli altri. Lui è appassionato di un gioco di carte famosissimo al mondo: il poker (variante Texas Hold'Em). Nel corso delle sue avventur...