Chapter Five

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Louis

I minuti successivi al risveglio di Zayn non erano stati come li avevo sognati ogni notte durante le tre settimane in cui il mio migliore amico era stato in coma.
Mi aspettavo che sarebbero stati fantastici, pieni di lacrime ed emozioni positive. Mi aspettavo di riabbracciare il mio migliore amico e di dirgli quanto mi fosse mancato, quanto mi avesse fatto spaventare, mi aspettavo che mi dicesse che non avrebbe mai più guidato una moto in vita sua e che probabilmente avrebbe evitato anche di bere, nonostante l'alcol non c'entrasse nulla in quella storia.
E invece niente di tutto questo accadde. L'unica cosa su cui non mi ero sbagliato erano le lacrime, perché mi ritrovai a correre fuori da quelle mura opprimenti, lasciando Zayn con Niall, che era accorso prontamente quando Liam era andato a chiamarlo, e ad accasciarmi al primo albero del giardinetto, stringendo le ginocchia al petto e iniziando a singhiozzare, lasciando che il mio viso umido bagnasse anche i miei vestiti.

Quando Zayn si era svegliato, avrei giurato che il mio cuore mi fosse esploso nel petto per la felicità. Non avevo fatto altro che aspettare quel momento, nella costante paura che non sarebbe mai arrivato.
Quando vidi i suoi occhi aprirsi lentamente, poi le sue palpebre sbattere per la luce a cui non erano più abituati, gli presi la mano e la strinsi delicatamente.

«Zayn, oddio, ti sei svegliato finalmente» gli avevo detto, tirando un sospiro di sollievo. Sentii già gli occhi pizzicare. Mi ero abbassato su di lui per dargli un bacio leggero sulla fronte, quando, dopo aver spostato gli occhi nella stanza, li fissò su di me e lo vidi schiudere la bocca con un'espressione confusa sul viso.

Boccheggiò per qualche secondo, come alla ricerca di parole, finché non pronunciò quella frase che mi avrebbe stretto il petto e fatto fuggire dalla stanza, respirando a fatica.

«Chi sei tu?»

Non sapevo da quanto tempo fossi seduto sull'erba umida, con la schiena appoggiata al tronco dell'albero e la fronte sulle ginocchia, ma ormai mi faceva male la testa per le troppe lacrime versate.
Non sapevo ancora come stesse Zayn: ero stato un codardo, non avevo avuto il coraggio di rimanere lì con lui. Avevo avuto paura di conoscere la verità.
Verità che, però, non tardò ad arrivare, con i suoi lunghi ricci e gli stivaletti beige che si affrettavano a raggiungermi con passo veloce.
Alzai il viso ancora rigato di lacrime verso Harry, che si sedette accanto a me, incrociando le gambe lunghe.
Mi asciugai in fretta gli occhi e iniziai a fissare un punto indefinito di fronte a me, cercando di svuotare per un attimo la mia testa da tutte quelle domande a cui non trovavo risposta, finché la mano calda di Harry non si posò sulla mia spalla, facendomi voltare verso di lui.

«Mi dispiace, Louis» mi disse, sospirando.

Strizzai gli occhi, ma non riuscii a trattenere un'altra cascata di lacrime, che presto tornarono a bagnarmi il viso e i vestiti. «Quindi è proprio come sembrava?» gli chiesi, e l'unico filo di speranza che mi era rimasta si piegò sotto alle sue parole.

Harry annuì, ritirando la mano e guardando l'erba sotto di noi. «Niall l'ha definita amnesia retrograda» mi informò.

«Non so bene cosa significhi ma non mi piace per niente» dissi tra i singhiozzi, poi mi alzai in piedi e iniziai a urlargli contro. «Non si ricorderà mai più di me, quindi? Né dei suoi genitori? Né di tutta la sua vita?»

Tirai un calcio sul tronco dell'albero, mentre continuavo a piangere ininterrottamente e tiravo su col naso, e ormai non mi preoccupavo neanche più di asciugarmi il viso.

Harry si tirò in piedi e mi accolse tra le sue braccia, non curandosi del fatto che lo stessi usando come bersaglio per tutta la mia rabbia, e prese ad accarezzarmi la schiena e mormorarmi qualche «shh» per frenare i miei singhiozzi.

Allora affondai la testa nell'incavo del suo collo, facilitato dalla notevole differenza di altezza, e piansi lì sulla sua pelle profumata per un tempo indefinibile.

«Non possiamo sapere come andrà, Lou» mi sussurrò all'improvviso, mentre le sue mani mi sfioravano la nuca, «ma possiamo andare da Niall e farci spiegare, se vuoi»

Annuii e mi staccai da lui, tentando un sorriso, ma non capii se mi fosse riuscito.
Harry, invece, mi sorrise pienamente e mi asciugò le guance con le sue mani grandi e affusolate, prima di stringermi un fianco e guidarmi di nuovo all'interno dell'ospedale.




Zayn

Quando aprii gli occhi, la luce bianca mi accecò. Sbattei le palpebre ripetutamente, sperando di abituarmi presto a quella tortura.
La testa mi scoppiava, così cercai di portarmi le mani alle tempie per massaggiarle, ma sentivo di non avere il pieno controllo sul mio corpo, così lasciai stare.
Il viso mi doleva e cercai di localizzare la fonte del dolore, che doveva trovarsi sulla guancia sinistra.

Lasciai che il mio sguardo esplorasse il luogo in cui mi trovavo: era una stanza piuttosto piccola e il bianco era certamente il colore predominante.
Bianche erano le pareti, il soffitto, le lenzuola del mio letto e il monitor accanto a me, a cui ero collegato.
Vidi due ragazzi vicino alla porta, entrambi mi fissavano con gli occhi sbarrati e le bocche schiuse, senza proferir parola, e uno dei due, il castano, abbassò lo sguardo a terra dopo pochi secondi in cui ci guardammo confusi.

Dovevo trovarmi sicuramente in un ospedale, così iniziai a scavare nella mia mente per cercare di capire il motivo per cui fossi finito lì, ma per quanto mi sforzassi, non riuscii a trovare nulla.
Mi accorsi che, effettivamente, non sapevo nemmeno da quanto tempo stessi dormendo, né seppi riconoscere quei due ragazzi sulla porta o il ragazzo dagli occhi blu, in piedi accanto a me, che mi teneva la mano aspettando una risposta a ciò che poco prima mi aveva farfugliato ma a cui io non avevo prestato attenzione.
Fissai lo sguardo sul suo viso con tutta la concentrazione che riuscii a raccogliere, ma niente, sembrava che il bianco di quella stanza avesse invaso anche la mia mente. Perché era così che mi sentivo, bianco. Non riuscivo a trovare nulla che colorasse la pagina nella mia testa, era solo un immenso foglio bianco, ancora tutto da scrivere.

Così provai di nuovo a dare un comando al mio corpo e con sorpresa riuscii a far muovere le labbra e la lingua, così da emettere un filo di voce sforzato, ma che bastò per porre una delle tante domande che al momento aleggiavano nella mia mente vuota.

«Chi sei tu?» chiesi a quel ragazzo, che ancora mi stringeva la mano con premura.

I suoi occhi si allargarono e il suo viso si accigliò, per poi contorcersi in una smorfia di... era dolore quello? Paura?
Accadde tutto in un istante, il ragazzo mollò la presa sulla mia mano e corse fuori dalla stanza, sbattendo incurante addosso a uno dei due tipi che stavano sulla porta, l'altro era scomparso.
Non conoscevo il motivo, ma ero sicuro di aver visto gli occhi del fuggitivo riempirsi di lacrime prima di allontanarsi da me.

Spostai lo sguardo sul ragazzo riccio che giaceva ancora sulla porta, immobile, e quando stavo per chiedergli cosa stesse succedendo, due nuove figure entrarono in camera, facendo uscire l'ultimo rimasto.
Dal camice che indossavano dedussi che si trattasse di due dottori, e infatti confermarono subito i miei pensieri.

«Ciao ragazzo, io sono il Dottor Palmer» si presentò il più anziano tra i due; era un uomo sulla sessantina, ma dall'aspetto ancora piuttosto giovanile, figura slanciata, capelli brizzolati. «E lui è Niall, uno dei nostri infermieri» indicò il biondo accanto a lui, che mi sorrise.

«Come ti senti?» domandò il dottore.

«Vuoto» risposi senza pensare, perché davvero mi sentivo così, ma forse non era quella la risposta che si aspettava, così «Ma bene, credo, a parte il mal di testa forte» rimediai.

«E' tutto nella norma, caro» mi informò Niall, mentre il dottore mi puntò una lucina negli occhi. Li strizzai bruscamente, mi ero appena abituato alla luce della stanza.

«Un po' di stress post-traumatico, anche questo nella norma» mi informò il medico, sorridendo. «Ma dimmi, hai visto Louis?»

Notai gli occhi di Niall ridursi a due fessure, mentre incrociò le braccia al petto scrutandomi curioso. «Chi è Louis?» domandai, corrugando la fronte.

L'espressione del dottore divenne più cupa e sospirò, prendendo posto a sedere sulla sedia accanto al mio letto, mentre l'infermiere tirò fuori una penna e un taccuino dalla tasca del camice e si preparò a scrivere qualcosa.

«Come ti chiami? Nome e cognome» mi chiese il dottore.

«Zayn Malik» risposi senza esitazione, prima di riflettere sulla strana domanda che mi aveva appena posto. Ero un suo paziente, no? Avrebbe dovuto già conoscere il mio nome.

«Anni?» continuò.

«Ventidue. Perché mi sta chiedendo queste cose?» domandai allora confuso.

«Sono domande di circostanza, Zayn» mi informò, prima di andare avanti con il suo interrogatorio. «Compleanno?»

«12 Gennaio»

«Come si chiamano i tuoi genitori?»

Schiusi la bocca per rispondere, ma non riuscii ad emettere alcun suono che avesse senso: io non conoscevo la risposta.
Continuai a pensare, cercando di mettere a fuoco i volti dei miei genitori, ma la pagina nella mia mente era tornata bianca ed io ricominciavo a sentirmi vuoto.
Forse non avevo né una mamma né un papà e quella era una stupida domanda a trabocchetto, così cercai di ricordarmi di qualsiasi altro parente o magari qualche amico, ma nessun volto prese forma tra i miei pensieri.
Strizzai gli occhi e mi sforzai con tutte le mie energie, ma ciò che ottenni fu solo ulteriore dolore alla testa.
Guardai prima Niall, poi il dottore, che mi fissavano con un'espressione preoccupata sul volto.
A quel punto realizzai. Sentii gli occhi gonfiarsi e «Io non lo so» ammisi, arreso, lasciando che le lacrime mi scivolassero sul viso.




Harry

Stavo cercando Niall dappertutto ma non riuscivo a trovarlo. Mi aggiravo freneticamente per i corridoi dell'ospedale, che, in quei casi, diventava un labirinto senza via d'uscita. Chissà se avrei ritrovato la strada per tornare da Louis.
L'avevo fatto sedere nella sala d'attesa e gli avevo detto che sarei tornato presto insieme a Niall, ma quel "presto" si stava trasformando in parecchi minuti e iniziavo a preoccuparmi.
Louis non era in buone condizioni e avevo paura a lasciarlo da solo; forse non c'era bisogno di preoccuparsi così tanto, ma non potevo farci nulla. Avevo trovato Louis in pessimo stato, fuori in giardino, e con ciò che gli avevo detto avevo peggiorato ulteriormente le cose. Sarebbe potuto essere anche incapace di intendere, a quel che ne sapevo io, così velocizzai i miei passi e iniziai a chiedere di Niall a qualunque persona con un camice che mi capitò davanti, ma nessuno seppe dirmi nulla.

Stavo per tornare da Louis, quando finalmente trovai il biondo in compagnia di Liam, in fondo al corridoio. Stavano parlando di qualcosa che non riuscii a distinguere perché «Niall, vieni da Louis» li interruppi bruscamente, col fiato corso perché avevo corso verso di loro per evitare di perderli di vista.

Entrambi mi guardarono preoccupati e Liam mi appoggiò una mano sulla spalla. «Tutto bene? E' successo qualcosa?» mi domandò.

«No... cioè sì, tutto bene» mi corressi, per evitare che si allarmassero troppo, «però venite con me, Louis vuole delle risposte» dissi, guardando verso Niall. «Hai parlato con qualche dottore, no?»

Liam si morse il labbro e il biondo annuì, così mi guardai intorno, facendo mente locale per cercare di capire da che parte dovessi andare, poi iniziai a camminare a passo svelto, seguito dai due, che se ne stavano in silenzio, pensierosi.

In poco tempo arrivammo alla sala d'attesta in cui avevo lasciato Louis e mi tranquillizzai nel vederlo ancora seduto dove prima, con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani, a fissare il pavimento, perso in chissà quali orribili pensieri.

Mi sedetti accanto a lui e gli passai un braccio sulla schiena, stringendolo leggermente, e quello sussultò perché non mi aveva sentito arrivare. «Lou, ho trovato Niall» lo informai a bassa voce, come se avessi potuto tormentarlo ancora di più se avessi parlato forte.

A quel punto Louis sollevò il viso di lato e mi fece un sorriso quasi impercettibile, prima di spostare gli occhi rossi e ancora pieni di lacrime sull'infermiere in piedi di fronte a lui.

«Mi dispiace» sussurrò Louis, suscitando stupore e confusione in tutti noi che lo stavamo ascoltando.

«Per cosa?» chiese infatti Niall, aggrottando le sopracciglia.

Louis si strinse nelle spalle. «Per essere scappato via» disse, e la voce venne incrinata dal pianto che minacciava di scoppiare da un momento all'altro. «Ho avuto paura» continuò poi, sospirando.

Notai che l'espressione di Liam si strinse in una smorfia di sofferenza e probabilmente era ciò che stavo provando anche io, perché istintivamente abbracciai Louis e «non preoccuparti» gli sussurrai nell'orecchio, nella speranza di tranquillizzarlo almeno un po'.

«E' normale, Louis, è stato un duro colpo per te» intervenne poi Niall. «Potete lasciarci soli, per favore?» ci chiese poi, gentilmente.

«Certo, scusateci» parlò allora Liam, così feci per alzarmi, ma Louis mi bloccò, forzando una mano sulla mia coscia.

«Possono restare, anzi, voglio che lo facciano» disse, guardando sia Liam sia me e poi Niall, che acconsentì annuendo.

Sorrisi e appoggiai la mia mano su quella di Louis, ancora sulla mia gamba; la strinsi dolcemente, mentre tutti rivolgemmo la nostra attenzione a Niall, in attesa che ci dicesse qualcosa.

«Per ora Zayn non ricorda quasi niente» arrivò subito al punto, cercando di non far trapelare alcuna emozione. Chissà quanto era difficile per lui fare un mestiere del genere, bisogna avere molta forza d'animo per non scoppiare a piangere di fronte a certe situazioni.

«Ricorda solo le informazioni di base riguardo a sé stesso, come il nome e l'età, ma per il resto... nulla» continuò poi. «Non ricorda i suoi parenti né i suoi amici» disse infine, guardando verso Louis, «è un'amnesia retrograda: si è dimenticato tutto ciò che precede l'incidente»

Mi morsi ardentemente il labbro per cercare di non iniziare a piangere, perché di certo non avrebbe aiutato Louis, che, invece, sembrò impassibile a ciò che Niall gli aveva appena detto. Pensai che fosse sotto shock.

«C'è qualche possibilità che gli ritorni la memoria?» azzardai allora io, senza mollare la presa sulla mano di Louis.

«E' stato in coma tanto tempo e il trauma cranico subìto è piuttosto pesante, i dottori non vogliono darci false speranze» ci informò, abbassando lo sguardo tristemente. «Mi dispiace»

Liam sospirò pesantemente e si mise a sedere, appoggiando la testa al muro dietro di sé e chiudendo gli occhi.
Un singhiozzo di Louis mi fece voltare nella sua direzione: aveva ripreso a piangere convulsamente e non seppi cosa fare. Qual è la cosa giusta in queste situazioni?
Stavo per abbracciarlo quando si alzò in piedi di scatto e «Vado da lui» disse sicuro, asciugandosi il viso e tirando su col naso, «ha bisogno di vedermi, so che ormai si è ricordato di me»

Louis si avviò convinto verso la stanza di Zayn, ma Niall lo fermò prontamente. «Louis, non si ricorda di te, non lo farà mai più» disse secco.

Fulminai Niall con lo sguardo e per un attimo lo odiai per il poco tatto con cui gli aveva sputato addosso la verità, ma poi mi resi conto che quello, probabilmente, fosse l'unico modo per fermare Louis, evidentemente troppo sconvolto per pensare lucidamente.

«Sì che si ricorda» sbottò aggressivo Louis, a denti stretti, strattonando il braccio per cercare invano di sciogliersi dalla presa del biondo. «Lui deve ricordarsi di me» continuò, ma sia il tono della voce sia i tentativi di liberarsi divennero più deboli.

«Deve ricordarsi di me, hai capito?» urlò poi, scoppiando di nuovo a piangere e accasciandosi sulla sedia accanto a me. «Deve farlo, deve» continuò, scuotendo il capo, ormai in preda ad un pianto interminabile. Era distrutto.

Lo abbracciai e premetti la sua testa sul mio petto, accarezzandogli i capelli. Schiusi le labbra per dire qualcosa, ma non trovai nulla che potesse essere utile. Cosa avrebbe potuto consolarlo?
L'unica cosa che sarebbe riuscita a farlo stare meglio era l'unica che non sarebbe mai accaduta: Zayn non si sarebbe mai più ricordato di Louis, e lui aveva perso il suo migliore amico. Per sempre.

Ci furono, credo, interi minuti di silenzio, in cui Liam era tornato con la testa al muro, Niall ci guardava dispiaciuto e Louis se ne stava appoggiato sul mio petto e ogni tanto si lasciava scappare un singhiozzo e qualche fremito.

Fu Liam a interrompere la tensione del momento, quando «Potrebbe aiutarlo se Zayn vedesse Louis? Magari si riapre qualche cassetto nella sua testa...» azzardò, e sentii Louis agitarsi fra le mie braccia a quelle parole.

«Liam, Zayn ha chiuso tutti i cassetti e ha gettato via la chiave. Non c'è niente da fare» lo informò Niall. «Anzi, credo che per ora sia meglio che Louis non lo veda, almeno finché non si tranquillizza» aggiunse dispiaciuto, guardando verso di lui.

Louis si liberò dal mio abbraccio e sospirò, annuendo. Stavo per replicare, ma mi fermò: «Niall ha ragione» disse soltanto, poi mi guardò negli occhi e «Vai tu da Zayn? Vorrei sapere come sta... per favore» mi domandò in tono di supplica, e io non gli diedi neanche il tempo di finire la sua richiesta che mi ero già alzato.

Acconsentii sorridendo, ma Liam, che intanto si era alzato senza che me ne accorgessi, mi mise una mano sul braccio e «Vado io» affermò in direzione di Louis, aspettando un suo consenso.

«Va bene, io vado a prendermi un caffè» fece Louis, e si allontanò.

«Liam, mi raccomando» disse Niall, prima di sparire per i corridoi, mentre il mio migliore amico annuì e si avviò verso la camera di Zayn.

Mi guardai intorno, forse avrei dovuto lasciare Louis un po' da solo, così andai in bagno e mi chiusi dentro. Buttai un po' d'acqua fresca sul viso e mi guardai allo specchio, sospirando per il mio pessimo aspetto. Mi sedetti a terra e fui scosso da un brivido quando la mia schiena venne a contatto con il muro freddo. Chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie, e poi mi abbandonai ad un lungo pianto liberatorio.







CIAO!

Eccomi tornata con il quinto capitolo di Memories Left (e forse ora questo titolo prende senso, giusto?)!

Passiamo subito ai fatti: vi aspettavate di Zayn e di questa amnesia? Non odiatemi

Ve lo immaginavate così il primo pov di Zayn? Come avrete notato, la storia non è molto proseguita, ma pensavo fosse opportuno dare più punti di vista in questo momento così importante. Pensate che abbia fatto la scelta giusta?

Vedrete che da questo punto in poi la storia inizierà a svilupparsi più profondamente e, finalmente, avremo i nostri ziam, ora che Zayn è tornato tra noi! Evviva!

E invece che ne pensate dei Larry? Vi stanno piacendo come coppia? Il piccolo Harry è così dolce e maturo, vero?! Aw

Spero di non aver deluso le vostre aspettative. Mi piacerebbe leggere i vostri pareri, soprattutto adesso che siamo arrivati ad una svolta in questa storia, quindi potete, se vi va, recensire su efp, oppure lasciarmi un commento o un messaggio qui o su twitter (sono sempre @hearmepayne). In ogni caso, adoro anche tutti voi lettori silenziosi, mi date tanta gioia!

Un' ultima cosa: probabilmente la prossima settimana salterò l'aggiornamento (spero di riuscire ad aggiornare prima, ma dubito), perché venerdì parto per Londra! Nhfueyfms Vado a vedere i ragazzi, sono molto emozionata!
Perdonatemi, in caso non riuscissi a pubblicare il sesto capitolo.

Un abbraccio immenso,
Greta


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