Chapter Two

2K 117 90
                                    

Harry

«Buongiorno!» esclamai, entrando nella camera di Liam quasi saltellando.

«Non ti hanno mai detto che è buona educazione bussare?» disse il mio amico, fingendosi scocciato.

Risi e mi avvicinai a lui, che se ne stava sdraiato sul letto a leggere un libro, e gli stampai un bacio sulla fronte.

«Che leggi?» domandai, prendendo posto sulla sedia lì vicino.

«E' solo un libro di poesie» rispose, per poi piegare un angolo della pagina a mo' di segnalibro e posarlo sul mobile accanto al letto. «Come stai, Har?».

«Lasciamo stare, tu invece?».

«Io bene e non lascio stare nulla» replicò, mettendosi a sedere con le gambe penzoloni, proprio di fronte a me, ed incrociando le braccia sul petto.

Sbuffai. «Perché vuoi farti annoiare?».

«Più annoiato di così!» esclamò, facendo spallucce.

Aveva ragione, potevo solo minimamente immaginare quanto si annoiasse a passare tutti il suo tempo in quell'ospedale.
Erano nove anni che la sua vita aveva imboccato quell'orribile direzione e mi dispiaceva tantissimo per il mio migliore amico. Era davvero una persona fantastica, non si meritava tutto questo, nessun ragazzo alla sua età lo meriterebbe.

«E va bene» acconsentii, «la stronza di matematica ieri mi ha dato un altro tre» ammisi, sospirando.

«Oh, Harry, perché non studi?» mi rimproverò esasperato. Me lo ripeteva ogni volta.

«Liam, come devo dirtelo per l'ennesima volta che non capisco nulla quando spiega?» sbuffai.

«Ma se almeno le dimostrassi impegno...».

«Io non voglio dimostrare nulla a quella!» sbottai, quasi urlando.
Quando mi resi conto di aver alzato troppo la voce, avvicinai le mani alla bocca e mi calmai, guardandomi intorno: «Ops».

Liam rise, ed io con lui. Quando mi facevo prendere dalla rabbia non riuscivo a controllarmi, se poi si parlava della signora Evans davo di matto alla grande.

«Lo dico per te, Har. Sei all'ultimo anno, vuoi essere bocciato e passare altri nove mesi nel tuo inferno?» mi chiese poi Liam, che nel frattempo si era addolcito.

«No, per niente. Chiederò aiuto a qualcuno» decisi in quello stesso momento.

«Sono sicuro che se potessi andare a scuola, sarei molto bravo in matematica e potrei aiutarti io» disse, con un filo di amarezza nella voce, «invece alle lezioni qui all'ospedale non sono avanti come siete voi» continuò, stringendosi nelle spalle.
Notai gli angoli della sua bocca abbassarsi quasi impercettibilmente e mi si strinse il cuore a vederlo così.

Sorrisi e lo abbracciai. «Lo so, Lee, lo so. Ti giuro che me la caverò, solo per te» promisi, lasciandogli un dolce bacio sul collo.

Liam sussultò, così mi staccai e tornai comodo sulla mia sedia.
Sentii il mio viso andare a fuoco e cercai di evitare il suo sguardo. «Scusa» sussurrai «non so che mi sia preso».

Il mio amico scoppiò a ridere. «Stai tranquillo» disse, «ma dimmi un po', da quanto tempo non fai, ehm, certe cose?» ridacchiò.

Mi sentii avvampare ancora di più, se possibile, e non risposi.

«Oh, guardati, sembri un bambino!» esclamò Liam, continuando a ridere di pieno gusto.

Alzai il viso verso il suo solo per osservarlo mentre rideva così tanto. Amavo la sua risata e l'espressione che assumeva quando era divertito, con gli occhietti arricciati sugli angoli esterni.

Memories LeftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora