Chapter Ten

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Liam


Ero seduto a gambe incrociate accanto a Zayn, sul suo letto, quando Harry e Louis entrarono in stanza.

«Ciao ragazzi, scusate il ritardo» ci salutò Louis, mettendosi a sedere su una sedia.

«Pomeriggio impegnato?» domandò Zayn, ridacchiando e beccandosi un'occhiataccia da Louis.

Harry, rosso e imbarazzato, si avvicinò a me e mi lasciò un bacio sulla guancia, per poi sedersi sull'unica sedia libera, quella che avevo portato apposta dalla mia stanza.

«Allora, tutto bene? Har mi ha detto che stai facendo miracoli con Matematica» dissi a Louis.

Quello sorrise verso il mio amico, per poi rivolgere di nuovo lo sguardo a me e annuire. «Va abbastanza bene, è un bravo alunno»

«Va benissimo!» lo corresse Harry. «La signora Evans mi ha praticamente detto che mi ammetterà all'esame»

«Sono contento, Har!» esclamai, allungandomi verso di lui per scompigliargli i ricci.

«Liam, vacci piano ché poi Zayn diventa geloso» scherzò Louis, e stavolta fu lui a ricevere un'occhiataccia da parte di Zayn e io ad imbarazzarmi.

«Magari sei tu quello geloso, Lou?» domandai poi, concentrandomi per evitare di arrossire davanti a tutti.

«Touché» fece Zayn, battendo le mani soddisfatto.

Harry scoppiò a ridere e Louis mise su il broncio, zittendosi. Scossi la testa e sorrisi divertito.

«Mi hanno anche detto che guardate Dear John. Penso che dovreste osare di più» continuò Zayn, con un movimento beffardo delle sopracciglia.

«Zayn, piantala» sbottò Louis.

«Dico davvero. Harry, magari tu potresti convincerlo a salire di nuovo su una moto! Vorrei un compagno quando ricomincerò anche io ad andarci»

Al pensiero di Zayn su una moto sentii un fremito lungo la schiena. Se gli fosse ricapitato qualcosa, magari non gli sarebbe andata bene come stavolta, magari non ne sarebbe uscito vivo e questo non doveva succedere.
Istintivamente, allungai la mano verso quella di Zayn e la strinsi. Lo vidi che mi sorrise e mi accarezzò il dorso della mano con il pollice per tranquillizzarmi.

«Nessuno di noi due ritornerà su una moto» affermò Louis, serio, dicendo ciò che avrei voluto dire io.

«Aspetta, tu andavi in moto?» domandò Harry, sorpreso. «Non me l'hai mai detto»

«Sono passati tanti anni, ormai, ed è un periodo della mia vita che non mi piace ricordare» disse freddo Louis, scrollando le spalle e agitandosi sulla sedia. Aveva gli occhi fissi nel vuoto, quasi vitrei. Di nuovo mi assalì quella sensazione di conoscerlo, di averlo già visto da qualche parte.

Harry e Zayn stavano parlando, ma non riuscii più a sentire ciò che dicevano. La vista si offuscò improvvisamente e un forte dolore mi invase la testa.

Poggiai le dita sulle tempie e chiusi gli occhi: ero un bambino senza capelli, seduto su un letto d'ospedale, proprio come adesso. Però ero solo e avevo il cuore straziato, mentre il ragazzo dagli occhi blu di fronte a me piangeva e continuava a parlare sconnessamente, senza che io capissi realmente cosa mi stesse dicendo.
"E' stato un terribile incidente" ripeteva tra i singhiozzi. "Mi dispiace così tanto, piccolino. Non me lo perdonerò mai"
Poi due poliziotti lo portarono via da me, lasciandomi solo con il mio dolore.

«Liam? Liam, che hai?» Le voci ovattate dei miei amici mi giunsero alle orecchie e delle mani che mi scuotevano il braccio mi fecero aprire gli occhi.

«Liam, stai piangendo, che succede?» mi domandò Harry, seriamente preoccupato.

«Liam, ti prego, dicci che hai» fece poi Zayn, quasi in preda al panico.

Mi asciugai le guance e spostai lo sguardo su di Louis, davanti a me, e sul suo viso riconobbi quegli occhi blu.
Il cuore prese a palpitarmi freneticamente nel petto e mi sentii esplodere di rabbia e di tristezza.

«Io ti odio» pronunciai a denti stretti, scandendo bene ogni parola e lasciando che altre lacrime mi bagnassero di nuovo il viso.

Louis aggrottò le sopracciglia e spalancò la bocca, sorpreso e confuso, proprio come Harry e Zayn.

«Ti odio!» ripetei, stavolta urlando, prima di alzarmi e scappare da quella stanza, scappare da chi mi aveva portato via mia madre.




Louis

Nella stanza calò il silenzio. Harry e Zayn mi guardavano a bocca aperta, confusi e in cerca di risposte. Poi Zayn scattò verso la porta.

«Devo andare da Liam» disse, ma lo fermai per un braccio, ricevendo un'occhiata gelida da parte sua.

«Devo andarci io» ribattei, mollando la presa.

«Puoi spiegarci che cosa è successo?» domandò Harry, richiamando la nostra attenzione. Aveva le braccia incrociate al petto e batteva insistentemente il piede a terra.

Sospirai e chiusi gli occhi. L'avevo capito quando Liam mi aveva urlato di odiarmi, l'avevo capito dai suoi occhi persi e dal suo viso pieno di sofferenza. Fu come un déjà vu.

«Sono stato io ad investire la madre di Liam» dissi allora, sussurrando.

Nessuno dei due parlò, così riaprii gli occhi e li vidi entrambi con la bocca ancora schiusa e lo sguardo perso, quasi spaventato.

«Tu... tu hai fatto cosa?» balbettò Harry, e delle lacrime iniziarono a rigargli le guance. «Perché non me lo hai detto?» urlò poi. «Perché non lo hai detto a Liam?» continuò, avvicinandosi a me e spingendomi dal petto. «Sei un traditore, Louis. Non sei la persona che pensavo» concluse infine, scuotendo la testa e guardandomi in faccia, poi si allontanò verso la porta, ma fermai anche lui.

«Harry, non è come pensi. Fammi andare a parlare con Liam, poi spiegherò tutto anche a voi» dissi, cercando di mantenere calmo il tono della voce.

I due mi guardarono, Harry con disprezzo, Zayn confuso e preoccupato. «Vi prego, fidatevi di me» dissi, e la mia voce si incrinò mentre qualche lacrima mi scivolò sul viso. Le asciugai in fretta e, senza dargli il tempo di rispondere, sgattaiolai fuori dalla stanza e iniziai a cercare Liam.

Andai subito nella sua camera, ma la trovai vuota, così iniziai a correre per i corridoi, diretto al giardino, ma feci in tempo a vederlo in ascensore, mentre le porte gli si chiudevano davanti. Guardai in fretta se stesse salendo oppure scendendo, poi mi precipitai su per le scale, correndo affannosamente per rimanere al pari con l'ascensore.
Quando, finalmente, arrivai all'ultimo piano, vidi Liam dirigersi a passo svelto verso una porta in fondo al corridoio, così presi fiato e corsi più forte per quegli ultimi metri che mi dividevano da lui, e quando lo raggiunsi, gli appoggiai una mano sulla spalla e con l'altra mi ressi alla parete bianca per evitare di cadere.
Liam, come mi aspettavo, scrollò la spalla e continuò a camminare, senza neanche voltarsi.

«Ti prego, lasciami spiegare, Liam» dissi, respirando a fatica.

Ma Liam sembrò non sentirmi neanche, così raccolsi le mie ultime forze per raggiungerlo e superarlo. Mi voltai verso di lui, piazzandomi in mezzo al corridoio e sbarrandogli la strada.

«Spostati» sbottò, cercando un modo per passare e tirando su col naso.

«No, ascoltami» ribattei, annaspando.

Liam si asciugò il viso e, sollevandolo, mi guardò negli occhi, rivelandomi i suoi, lucidi e arrossati. Proprio come sette anni prima, quando i dottori gli avevano appena comunicato l'accaduto e io avevo fatto irruzione nella sua stanza per scusarmi, per quanto le mie scuse potessero rimediare al dolore che gli avevo provocato.
Mi avevano appena fatto i controlli per l'incidente e mi stavano dimettendo, ma l'avevo visto lì, da solo, seduto su quel letto e con lo sguardo perso nel vuoto, così non ero riuscito a rimanere fermo. Io dovevo dirgli che ero stato io, dovevo scusarmi, ma quando entrai e iniziai a parlare, quel bambino mi guardò negli occhi e non disse una parola, ancora sotto shock.

«Cosa devi dirmi?» domandò Liam, richiamando la mia attenzione.

Mi morsi le labbra e presi un bel respiro. «Io non immaginavo fossi tu, non lo sapevo, credimi»

Respirai ancora e chiusi gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime. «Da sette anni quel giorno continua a perseguitarmi, non riesco a dimenticare l'incidente né l'espressione stravolta che avevi quando entrai nella tua stanza. Non passa una notte in cui io non sogni tutto ciò e penso che non troverò mai pace, è tutta colpa mia e non potrò mai perdonarmelo, quindi non pretendo che lo faccia tu. Ti ho rovinato la vita. Solo, sappi che mi dispiace tantissimo, Liam. Tu non lo meritavi, tu non meriti nessuna di queste cose orribili che la vita ti sta offrendo. Sei una persona meravigliosa, Liam, e mi dispiace così tanto, per tutto» dissi, tutto d'un fiato, mentre le lacrime, ormai, avevano ripreso a uscirmi come un fiume in piena.

Vidi che anche Liam stava piangendo di nuovo e, inaspettatamente, si gettò al mio collo e mi strinse a sé. Ricambiai l'abbraccio con forza e i nostri singhiozzi si unirono.

«Non è colpa tua, Louis» disse, senza lasciarmi. «Mi sono informato, sai, e tu non avevi colpe, stavi guidando come si deve. E' stata solo una terribile fatalità»

«Io l'ho uccisa, Liam» continuai, piangendo e scuotendo la testa.

Liam si staccò da me e mi prese il volto tra le mani. «Lo so, Lou» mi disse tra le lacrime, «ma non è colpa tua. Mettitelo in mente, ok?»

Mi morsi le labbra e annuii, abbassando lo sguardo perché non riuscivo più a reggere il suo. Come poteva esserci così tanta bontà in un ragazzo che aveva passato tutte quelle cose orribili?

«Mi dispiace se sono scappato prima, e non ti odio, ero solo un po' scosso» disse poi, asciugandosi il viso.

«Grazie, Liam» dissi solamente, non sapendo cos'altro aggiungere.

Quello scosse la testa e mi sorrise. «Promettimi solo che smetterai di tormentarti per questo e che continuerai ad essere mio amico»

Sorrisi e lo abbracciai di nuovo. «Lo prometto, Liam, lo prometto» Poi lo strinsi un po' di più, prima di sciogliere la presa. «Adesso andiamo dai ragazzi, Zayn è preoccupatissimo per te e Harry è furioso con me»

«Furioso?» ridacchiò, tirando su col naso e combattendo contro le ultime lacrime. «Ci parlo io con lui, sta' tranquillo»




Harry

Forse avevo esagerato con Louis. Certo, ero arrabbiato perché non mi aveva raccontato ciò che gli era successo, ma potevo comprenderlo: per lasciarsi alle spalle qualcosa da dimenticare bisogna solo evitare di ricordarlo e non permettere al dolore di riaffiorare.
E sapevo anche che l'incidente che coinvolse la madre di Liam fu soltanto una tremenda casualità: destino volle che la donna attraversasse la strada, forse distrattamente, proprio quando un motociclista -Louis- stava passando, rispettando tutte le regole della strada, e che quello la investisse, togliendole la vita.

Ma al momento l'unica cosa che mi interessava erano le condizioni di Liam. Solo io sapevo quanto avesse sofferto per la morte di sua madre e solo io sapevo quanto ancora il ricordo di quei momenti terribili lo tormentavano di tanto in tanto.

Mi faceva stare male non essere con lui per consolarlo, dopo aver scoperto di Louis. Sicuramente sarebbe stato un grosso colpo da affrontare e sicuramente gli avrebbe aperto nuovamente una ferita, già di per sé inguaribile. Ma probabilmente era giusto che con lui ci fosse Louis, quindi me ne stavo a girovagare in quella stanza come un'anima in pena, con le braccia dietro alla schiena e la testa bassa, sotto allo sguardo ansioso di Zayn, ancora seduto sul letto, come immobilizzato.

Penso che anche lui fosse molto preoccupato per Liam, lo si leggeva nella sua postura rigida, nel tremolio delle sue gambe, nel torturarsi le labbra con i denti, quasi a sangue.

Mentre i nostri amici erano chissà dove, io e Zayn non ci dicemmo una parola, troppo immersi ognuno nei propri pensieri, che poi forse erano gli stessi.
Chissà se stava odiando Louis, lui che forse nemmeno sapeva che non aveva colpe.

Avrei voluto chiedergli se Liam gli aveva raccontato nei dettagli dell'incidente della madre, quando i due fecero ritorno in camera di Zayn e subito corsi verso il mio migliore amico per stringerlo in un abbraccio di conforto, evitando lo sguardo dell'altro.

«Ehi, Lee, mi dispiace così tanto» sussurrai al suo orecchio, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.

Liam mi accarezzò la schiena per rassicurarmi e sciolse l'abbraccio. Poggiò le mani sulle mie spalle e mi guardò sorridendo. «Va tutto bene, Har. Io sto bene e non devi preoccuparti di me, adesso» disse, facendomi un cenno verso Louis, che intanto aveva raggiunto Zayn sul letto e gli aveva sussurrato qualcosa all'orecchio.

Adesso il moro ci guardava -o meglio, guardava Liam con la preoccupazione dipinta sul volto- mentre Louis teneva lo sguardo sulle sue mani incrociate e si mordeva insistentemente le labbra.

Tornai a guardare Liam e sospirai, cercando di ribattere ma quello mi fermò. «Non è colpa sua, lo sai» mi disse a bassa voce, in tono ammonitorio.

Sbuffai, accigliandomi. «E va bene, ma sei sicuro che sia tutto a posto?»

Liam roteò gli occhi. «Sì Harry, sto bene»

«Louis, Harry deve parlarti» disse poi, rivolgendosi a lui, che guardò prima Liam e poi me, in cerca di una conferma. Così annuii e salutai Zayn con la mano, poi lasciai un bacio sulla guancia di Liam, dicendogli di chiamarmi per qualsiasi cosa, e uscii dalla stanza, in attesa di Louis.

Ci incamminammo nel corridoio e nessuno dei due disse nulla. Sapevo che toccava a me parlare per primo, ma non riuscii a trovare le parole giuste da dire, così allungai la mano verso la sua e gli sfiorai le dita, poi la strinsi nella mia e gli sorrisi.

«Mi dispiace così tanto» disse allora in un sussurro.

Mi fermai e poggiai l'indice sulle sue labbra schiuse. «Shh. E' una cosa tra te e Liam. Mi dispiace averti detto quelle cose, so che non è colpa tua, ma vedere Liam in quello stato mi ha mandato fuori di testa»

Louis lasciò un bacio sul mio dito, poi lo spostò, stringendomi la mano. «Avrei reagito allo stesso modo anche io. Sono contento che Liam ti abbia come amico, sei meraviglioso»

Sorrisi e avanzai verso di lui, che camminò all'indietro, raggiungendo la parete bianca di quel corridoio deserto. Avvicinai il mio viso al suo e gli sfiorai il naso con le labbra. «E come fidanzato, invece?» domandai, sussurrando.

Louis si morse la lingua tra i denti e sorrise. «Sei perfetto» disse, poi posò le sue labbra sulle mie e mi baciò con dolcezza, sciogliendo la presa delle nostre mani per potermi abbracciare e stringere a sé.

Mi beai del suo dolce sapore e del suo corpo morbido a contatto col mio, ma Louis interruppe quel momento. «Credo sia meglio andare, mi mette in imbarazzo fare queste cose contro la parete di un ospedale» disse infatti, allontanandomi bruscamente e lasciandomi con la gola secca.

Mi morsi le labbra e scoppiai a ridere. «Ti direi che te la farei pagare, ma ho bisogno di te, quindi portami a casa tua»

Gli occhi di Louis si accesero di desiderio, così «Subito, ragazzino» disse, prima di prendermi con un gesto veloce la mano e trascinarmi dietro di sé giù per le scale, fino alla macchina, pronti per tornare in quella che, giorno dopo giorno, stava diventando anche casa mia.









CIAO!

SCUSATEMI. Avrei davvero voluto pubblicare prima, ma proprio non ce l'ho fatta. Spero possiate perdonarmi questo ritardo di quasi una settimana.
Io, come sempre, vi ringrazio per seguire questa storia con così tanto interesse, ogni vostra stellina o commento o recensione mi rendono davvero felice e immensamente grata. E' sempre un'emozione leggere i vostri apprezzamenti!

Passando al capitolo, spero che l'attesa ne sia valsa la pena. Che dite, vi aspettavate di Louis? Questa sensazione di Liam di conoscerlo va avanti dal primo capitolo e finalmente è stato svelato il motivo. Però povero Lee, vero? :(

Non so a voi, ma a me fa molta tenerezza anche Louis... e i Lilo sono adorabili!

Fatemi sapere cosa ne pensate, su twitter, wattpad o efp (@hearmepayne). Ho bisogno dei vostri commenti, sia positivi sia negativi!

Spero di poterci risentire presto, ce la metterò tutta per scrivere e pubblicare il prima possibile.

Un abbraccio enorme,
Greta.

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