Capitolo 1

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Il rumore delle gocce di pioggia che picchiettano sul davanzale della finestra  non mi fa dormire. Non riesco a chiudere occhio, il dubbio mi assale, ho un vuoto nello stomaco che sembra una coltellata, ho il trucco sciolto che mi riga le guance. Il cuscino è sporco di trucco e impregnato di lacrime. Continuo a fissare il soffitto della mia camera, il buio ricopre le pareti, e i raggi della luna mi illuminano il viso. La sveglia segna le 3.30 del mattino, e devo andare a scuola tra solo cinque ore. Sto per chiudere gli occhi tra un singhiozzo e l' altro, le mie palpebre si fanno pesanti e piano piano crollo in un sonno profondo. Sento il freddo che mi penetra nelle ossa, ho dimenticato la finestra aperta, e proprio ora che mi sono addormentata non ho per niente voglia di svegliarmi e andare a chiudere la finestra, preferisco sentire freddo e dormire per un paio d' ore, in modo che a scuola sarò diciamo quasi "lucida". La mia mente ormai è diventata la mia prigione di notte, faccio incubi strani, e a volte mi sveglio di soprassalto, sto vivendo un inferno.

- Monica, Monica, svegliati sono le sette devi andare a scuola.-

sento una voce che inizialmente è fioca, poi diventa più chiara. Apro gli occhi e vedo un po' sfocato, vedo la figura di una persona che mi accarezza il viso, metto a fuoco e vedo mia madre, sempre sorridente e dolce nei suoi modi. Le do un bacio sulla guancia, mi alzo e mi preparo, ho il morale a pezzi, sto uno schifo, e ho paura di dire al mio ragazzo che...forse sono incinta. Ho dormito male e ora ho anche l' ansia di dirlo a Stefano, non so come reagirà, forse non bene. Stefano è più grande di me di un anno, ha diciotto anni; sta in classe mia, lui è stato bocciato in seconda e stiamo insieme da quattro anni, ha un carattere gentile e allo stesso tempo è un po' stronzo, tipico dei maschi. Di solito sono attenta al trucco e all' abbigliamento, ma in questi giorni andrei a scuola anche in pigiama. Faccio colazione e mi dirigo a scuola, per arrivarci devo fare un grande tratto a piedi, e mentre cammino penso al discorso che farò a Stefano. Ho paura, sto morendo di paura, spero di non essere incinta, a diciassette anni un bambino può complicarti la vita. Se fossi incinta dovrei trovarmi un lavoro, dovrei studiare di sera,e la cosa che mi spaventa di più è che Stefano mi abbandoni insieme al bambino. Sono le otto meno dieci, il cortile è già pieno, e non riesco a vedere né Stefano né Serena, (la mia migliore amica),anche lei non sa ancora niente, credo che glielo dirò all' intervallo. Questo per me è il quarto giorno del quinto anno, quest' anno devo prendere la maturità, e con un bambino sarà un impresa alquanto ardua. Suona la campanella, ho la nausea, faccio le scale cercando di non vomitare addosso a qualcuno, credo quasi certamente di essere incinta, ma non ne ho la certezza, non ho ancora fatto il test. Entro in classe, e Stefano è seduto al secondo banco insieme a Luigi, il suo, e anche mio, migliore amico. Entro, Stefano mi prende le mani e mi da un bacio a stampo, ci stacchiamo e vado a sedermi accanto a Serena. Entra la prof. di italiano, non ho nemmeno fatto i compiti per l' agitazione ieri sera, ora si è aggiunta anche la paura che mi interroga, spero di non essere tanto sfortunata, già ho i miei problemi, se in mezzo ci si mette anche la scuola sarà un guaio bello grosso. La nausea mi tormenta, e vado in bagno tre volte nell' ora di italiano, e mi sento gli occhi addosso di tutta la classe.

- Rossi, non si sente bene?- mi chiede la prof.

le rispondo che sto bene e continua a spiegare, non sento nemmeno le sue parole, sento tutto a rallentatore, nella mia mente c'è solo una cosa: sono incinta?. Passano le due ore di italiano e suona la campanella, aspetto che escano tutti giù in cortile e prendo Serena per il braccio.

- ti devo parlare.- gli dico con gli occhi gonfi di lacrime. Mi guarda un po' preoccupata e me la porto al mio banco, spero che non venga nessuno a disturbarci.
-Monica?! Che ti prende?- mi chiede mentre mi abbraccia.
- Sere...io credo di essere incinta-
Rimane impietrita davanti a me, non parla, ha la bocca aperta e gli occhi spalancati.
- oddio, Stefano lo sa?-
- no, non sono sicura di essere incinta al cento per cento, ma ho un ritardo di due settimane e ho sempre la nausea.-
- Qualsiasi cosa accada, ricorda io sarò sempr...-
Entra Stefano in classe e Serena si interrompe immediatamente. Stefano mi guarda, ha visto che ho gli occhi lucidi e si avvicina a me accarezzandomi i capelli.
- cos' hai?-
Serena si avvicina alla porta e mi fa un cenno di saluto e mi fa segno che ne riprenderemo dopo il nostro discorso. Non so cosa dire a Stefano, mi invento una bugia? O gli dico che forse sono incinta?. Come la prenderebbe? Sarebbe felice? Oppure mi lascerà sola con il bambino? Non credo che glielo dirò, non sono certa, se poi glielo dico e non sono incinta? Mentre mi faccio tutti questi ragionamenti mi guarda e aspetta una risposta. Ma proprio mentre sto per aprire la bocca, la campanella di fine intervallo mi salva; faccio un sospiro di sollievo e lo bacio a stampo sulle labbra, continua a guardarmi mentre va a sedersi e ha un' aria preoccupata. Le lezioni sono una più noiosa del' altra, e tra Stefano e Serena che mi fissano non riesco a concentrarmi del tutto sulla lezione, già ho in mente il pensiero del bambino, come potrò mai concentrarmi con loro che mi sono attaccati come zecche?.
Finalmente suona la campanella dell' ultim' ora e m' incamminò velocemente verso l' uscita. Serena e Stefano non li ho visti, spero che non mi vedano, voglio rimanere sola per riflettere. Nel percorso da scuola a casa devo prendere il bus, e a volte lo prende anche Stefano, spero di non incontrarlo. Passo davanti alla farmacia vicino scuola, mi faccio coraggio e compro un test di gravidanza. Fissò la scatola per tutto il tragitto, arrivò a casa, i miei non ci sono ancora, entro in bagno, e con il cuore in gola faccio il test. Mi tremano le mani, non ho il coraggio di guardare. Chiudo gli occhi, apro prima un' occhio e poi l' altro. Sono incinta. Resto immobile davanti al test e mi metto la faccia tra le mani e iniziò a singhiozzare. Come lo dico ai miei?! E soprattutto come lo dico a Stefano?. Chiamo subito Serena a telefono.
- Ehi Monica, come ti senti?-
- male sto male ho fatto il test.. Sono incinta-
Rimane in silenzio per un po'
- come pensi di dirlo ai tuoi?-
- non lo so... Non ne ho idea-
- ricorda, ti sarò sempre vicina, tu sei la mia migliore amica, e il mio compito é quello di supportarti sempre, in ogni momento, e in ogni situazione.-
- grazie sere, posso sempre contare su di te.-
- sempre-
- ti voglio bene-
- anche io-
La salutò e mi butto sul letto, è fisso il soffitto per un po', mi squilla il telefono: Stefano. Non voglio rispondere, ma non so con quale forza una parte di me prende in telefono e risponde.
- Monica! Perché sei scappata appena siamo usciti da scuola?-
- Stefano, davvero.. Non...-
- cos' hai? Sei strana da stamattina-
- non ho niente sono solo un po stanca-
- non ti credo-
Resto in silenzio e faccio un sospiro,
- Stefano... Io...-
- tu?-
- facciamo così, domani, alle dieci e mezza vieni al parco vicino casa mia-
- va..va bene amore-
- ok, a domani-
Provo a studiare, ma dopo cinque minuti che apro il libro di matematica suona il citofono. Apro, sale mia madre, carica di buste della spesa e carica di allegria.
- ciao tesoro-
- ciao mamma-
- com' é andata a scuola?-
- bene... É andata bene.-
- cos' hai amore?-
- niente mamma, non ho niente.-
Fa un mezzo sorrisetto e va in cucina a posare la spesa, entro in camera mia e studio fino a ora di cena. Arriva anche papà esausto dal lavoro, mi dà un bacio sulla fronte e si siede a tavola. Ci sediamo a tavola e giocherello con il cibo nel piatto.
- dovrai mangiare qualcosa- mi dice mia madre
- non ho fame-
- amore sono due giorni che non hai fame, é successo qualcosa?- dice mio padre
- non ho niente papà, va bene ,mamma, mi prenderesti una scatoletta di tonno dalla credenza?-
- certo amore-
Apre la credenza e resta ferma a fissare nella spazzatura. Mi guarda, e con la testa mi fa cenno di andare da lei, sembra furiosa. Mi alzo lentamente, ha uno sguardo da pazza, sono terrorizzata, non capisco cosa vuole, ma avanzo lentamente verso di lei stringendo i pugni, mentre mio padre fissa mia madre con curiosità. Indica qualcosa nella spazzatura... il test di gravidanza.

- Cos' è questo?- mi chiede infuriata

non mi escono le parole da bocca, non ho il coraggio di parlare e guardo il pavimento, abbasso la testa e mi scorre una lacrima. Mia madre assume un' espressione triste sul suo stanco e pallido volto. Mio padre credo, non abbia ancora capito di cosa stia parlando mia madre, si alza e guarda nella spazzatura, si porta le mani ai capelli e si siede con tanta furia che sembra che stesse cadendo.

- Monica, guardami negli occhi, è tuo?- mi chiede mia madre con gli occhi lucidi,

non dico niente e annuisco, mentre un' altra lacrima mi riga il viso. Anche mia madre sente l' esigenza di sedersi, si mette il viso tra le mani e scuote la testa.

- Mi...mi dispiace, non..io non..- non riesco a parlare, i miei non dicono nulla, si limitano a fissare il tavolo con ancora il cibo intatto che ancora nessuno ha mangiato.

- cosa pensi di fare?- mi chiede mio padre

- non lo so, l' ho scoperto solo oggi, credetemi non volevo farvelo scoprire così, volevo dirvelo con calma-

- ormai lo sappiamo, non è importante come lo abbiamo saputo- dice mia madre con tono secco e serio.

- Stefano lo sa?-

- no, papà, Stefano non lo sa ancora, volevo dirglielo domani.-

- come facciamo?- chiede disperata mia madre.

- Erica, calmati, sta' calma, tutto si risolve- dice mio padre accarezzando la mano di mia madre che è sul punto di piangere.

Non dico nulla, me ne vado in camera mia a piangere sul letto.

In casa regna il silenzio, di solito si sentono le risate dei miei genitori che mentre mangiano, ridono e scherzano. Ora no, non si sente volare una mosca, si sente solo il mio respiro veloce. Credo che i miei non me lo perdoneranno facilmente, soprattutto mia madre, sono una delusione, una grande, grandissima delusione. Sono in ansia, domani mi aspetta una dura giornata, e sono quasi sicura che avrà una brutta conclusione.

Un errore chiamato amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora