Parte 7.1- Voti

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Artemis non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi in quella situazione quando, dopo Marineford, aveva scelto di restare. Fuggire ancora avrebbe comportato un ricovero più lungo, ma grazie alle cure di Law non avrebbe avuto nulla da temere: riprendersi sarebbe stato un gioco da ragazzi.
"Ci rincontreremo, Eustass-chan" gli aveva promesso e così aveva deciso fin da Impel Down quando, durante il suo delirante sogno seguito all'intervento su Luffy, aveva scoperto che Kidd sarebbe certamente arrivato una volta finita la guerra dei Vertici. La ragione della sua presenza poteva essere facile da indovinare: la testa di Barbabianca era senza dubbio tra le ipotesi più gettonate, tuttavia lei non sapeva per quale ragione avrebbe finito per trovarsi lì quando tutti ormai avevano abbandonato il campo di battaglia. Voleva sapere per quale ragione il destino aveva scelto di farli incontrare proprio a Marineford, proprio alle pendici dell'Inferno.
"Curioso come il nostro incontro sia dipeso solo dalla mia scelta di restare: seguendo la rotta per raggiungere la mia meta ho finito per tracciarla io stessa."
Trasse un respiro e lasciò che quel che aveva già vissuto prendesse a scorrerle addosso come una pioggerella fine, cercando le parole per descrivere a Kidd i frammenti di tempo che aveva attraversato per giungere a lui, su quella nave e in quella notte.
"L'isola da cui provengo è l'isola di Artoj." Iniziò lei "Se le informazioni che ho su di te sono corrette, dovrebbe essere poco distante dalla tua terra natale, quindi presumo tu la conosca"
"É l'isola degli artisti, giusto?"
"Proprio lei. I miei genitori erano scultori piuttosto famosi nell'ambiente e mia sorella Helene era un'abile pittrice, prima di entrare in Marina. Io non me la cavo bene con le arti, sono più portata per cose legate alla logica e alle scienze. Non che i miei genitori mi biasimassero, ma sapevano che nella mia terra natale non c'era posto per me e accettarono la mia idea di seguire le orme di Helene. Lei tornò in una bara due anni dopo. Fu un colpo per tutti, soprattutto per mia madre. Non superò mai del tutto la cosa e mi proibì di entrare in Marina. Fu l'unica volta in vita mia in cui le disubbidii: stravedevo per mia sorella, era il mio idolo. Era sempre stata brillante, aveva ereditato la bellezza di nostra madre e la gentilezza di nostro padre. Lei voleva proteggere gli indifesi, per questo si era unita al baluardo della giustizia e io avrei dato qualunque cosa per essere un decimo di ciò che era lei. Dopo i funerali, chiesi a Sengoku in persona di arruolarmi. Dovevo essere la quattordicenne più determinata che si fosse mai messa sulla sua strada, perchè perfino lui non sapeva che dire, sembrava spiazzato. Sentivo che prendere il posto di Helene era il mio compito, il solo modo di riuscire a fare qualcosa di buono con la mia vita.
Mi allenai, lavorai sodo per reggere il passo con gli altri cadetti e riuscii a farmi un nome. Sengoku aveva grandi aspettative riguardo a me e Tsuru mi prese sotto la sua ala poco dopo il mio arrivo. Iniziai a partecipare a missioni con Marine più grandi di me e mi convocarono perfino al quartier generale per qualche missione. Raggiunsi il ruolo di Comandante, tuttavia la mia carriera non durò poi tanto. Per qualche anno riuscii a portare avanti delle ricerche sul Secolo Buio, scoprendo poche informazioni per volta e cercando di collegarle per ottenere qualcosa, ma con scarso successo. Ad ogni modo, alle Alte Sfere la mia curiosità non piacque e il solo tentare di scoprire la verità fu considerato come il peggiore dei reati: distrussero tutti i miei appunti e mi convocarono dinnanzi al Gorosei, a Marijoa. Mi dissero che sapevano del ruolo che avevo giocato in alcune missioni e che potevo scegliere se morire o collaborare con loro. Ovviamente scelsi di aiutarli, ma dovetti dire addio alla mia famiglia: per non compromettere la mia copertura, venni dichiarata deceduta in azione e nessuno tranne Sengoku e il Gorosei seppe più nulla di me."
Artemis fece una pausa, prendendo un respiro profondo "Credo di essere l'unica persona al mondo a poter dire di aver assistito al suo stesso funerale. C'erano fiori, frasi di circostanza e un sacco di ufficiali che neppure conoscevo. I miei genitori non erano lì. Ancora oggi, non riesco nemmeno ad immaginare il dolore che deve aver provato mia madre quando le fu riferito che anche la sua seconda figlia era morta. Partii per la mia missione subito dopo la funzione: mi mandarono su un'isola chiamata Spiders Mile. Un criminale stava riunendo un bel po' di potere, a detta di Sengoku, e il mio compito era passare ai Marines tutte le informazioni che riuscivo a raccogliere. Quando chiesi di entrare nella Donquixote Family, mi fecero combattere contro alcuni dei loro sottoposti. Ad assistere era venuto perfino Doflamingo, il capo di quell'organizzazione nella quale mi sarei dovuta infiltrare. Era accompagnato dai suoi ufficiali: Vergo, Trebol, Diamante e Pica. In qualche modo, riuscii ad impressionarli, ma mi giocai tutto quando l'ultimo parlò: era un omone immenso, ma aveva una vocina stridula che non c'entrava nulla con la sua corporatura. Non sapevo che ridere di lui potesse costarmi la vita e Vergo mi trovò impreparata quando si lanciò contro di me per uccidermi. Tuttavia Lui lo fermò. A quanto pare ero riuscita a fare davvero una bella figura, perché decise che meritavo di essere perdonata e riuscii ad entrare nella Family.
Vi trascorsi sette anni. In quei sette anni passai alla Marina tutte le informazioni di cui entravo in possesso, ogni spostamento, ogni patto, ogni persona intrattenesse relazioni con noi, tutto. Ma non era mai abbastanza. Dopo poco tempo dal mio arrivo, ritornò il fratello di Doflamingo, anche lui una spia della Marina. Aveva il mio stesso compito: temevano che da sola non ce l'avrei fatta e così mandarono anche lui, che era sparito quasi quindici anni prima. Lo odiavo a morte, ma iniziammo a collaborare dopo che si prese cura di me quando mangiai il Time Time No Mi e i suoi poteri quasi mi uccisero. Furono tre settimane d'inferno, ma Rocinante non mi lasciò mai e capii che in lui non c'era nulla che lo rendesse anche solo simile al fratello.
Un'altra persona che detestavo era il marmocchio della Città Bianca che arrivò poco dopo. Law non era nulla di chi è oggi: era un bambino malaticcio e violento, con un'ingiustificabile sete di sangue. Era portatore della sindrome del Piombo Ambrato dalla nascita e sapeva che gli rimanevano solo tre anni, perciò decise che voleva uccidere chiunque gli capitasse a tiro, marines, civili o pirati che fossero."
"Mi sarebbe sicuramente piaciuto di più, se fosse ancora così" ridacchiò Kidd "Doveva essere davvero un bel tipino"
"Già, era un incubo di bambino. Mi rifiutai di allenarlo finchè avesse mantenuto quei propositi e questo lo portò a ricambiare il mio astio. Quando scoprii la sua storia iniziai a capirlo e cercai di fargli capire che agendo da pazzo suicida non avrebbe ottenuto niente. Feci del mio meglio per salvarlo da se stesso, tuttavia, come spesso capita nelle storie come la mia, fu lui a salvare me."

[One Piece OC] FacelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora