Un lontano istinto nella mente di Artemis le suggerì di alzarsi in piedi appena le enormi porte della sala si aprirono per il Grand'Ammiraglio. Fu disgustata dal suo subconscio, non credeva avrebbe mai dovuto ricordare a se stessa che non era più un Marine, che quelle vesti logore non facevano più per lei da troppi anni. Forse non si era mai davvero scrollata di dosso il candore di quelle uniformi, tanto simile a quello dell'intera stanza, con le sue colonne scanalate ad adornare le ampie vetrate. Anche anni prima, l'avevano incantata quelle finestre inondate di sole e di quel mare che si erano lasciati alle spalle, con il verde delle foglioline minuscole dei ligustri già in fiore a nascondere la balaustra chiara, ai limiti dell'ampio terrazzo. Artemis voltò appena la testa verso il tavolo alle sue spalle, dove erano collocate bottiglie pregiate in lucidi secchi ricolmi di ghiaccio su di una lunga tovaglia in broccato panna. I due steward erano pronti a servire da bere appena avessero ricevuto un cenno, nei loro eleganti doppiopetti gessati. La ragazza li vide irrigidirsi d'improvviso, appena Sengoku varcò la porta e lei fissò il suo sguardo su di lui come tutta la stanza aveva già fatto.
Nei giorni precedenti aveva riflettuto su che reazione avrebbe potuto avere alla sua vista e si era scoperta certa del fatto che avrebbe distolto lo sguardo, invece si ritrovò a rispondere all'occhiata che Sengoku le lanciò con un coraggio sorprendente e lo stesso gelo che riservava alle sue prede.
"Bentrovati" esordì lui, seguito da Borsalino che si sedette alla sua destra. Nello stesso istante, Artemis avvertì un colpetto sul polpaccio sotto il tavolo, seguito da un sottile belato. Il Grand'Ammiraglio si interruppe e si guardò intorno, infine, vedendo la Senza-Faccia chinare appena il busto, capì che la terza figura che aveva fatto il suo ingresso poco prima non poteva essere che lì. Così richiamò a sé la sua capretta con un cenno e questa si allontanò da Artemis trotterellando attraverso le gambe delle sedie. "Sono lieto che abbiate risposto alla chiamata." Riprese, cercando di recuperare il filo di un discorso neppure iniziato "É un onore per noi che abbiate accettato la nostra offerta, Trafalgar Law. Un nome forte come il vostro è un alleato prezioso per il Governo: agire in suo nome fa di voi un uomo migliore ed è un nuovo passo sul cammino della Giustizia. Benvenuto nella Flotta dei Sette."
Lui si alzò in piedi, mentre nella sala si diffondeva un freddo applauso di circostanza: Artemis realizzò presto di non essere l'unica ad odiare quella situazione.
Law sentì il suo cuore accelerare di un battito e le rivolse un'impercettibile occhiata."È tutto o niente" gli aveva ricordato prima che lui spedisse la risposta alla convocazione "E cambierà le nostre vite in maniera radicale. Saremo parte di un'istituzione del Governo e siederai ai loro stessi tavoli. La mia fiducia in te è totale, ma ho l'obbligo di chiedertelo: sei certo di ciò che stai per fare?"
"È la soluzione migliore" le aveva risposto lui con tono deciso. Il Capitano aveva parlato e la parola del Capitano è legge, tuttavia con quell'ultimo sguardo lui parve chiederle conferma, quasi come se lei potesse fermare tutto con un cenno. Ma Artemis non lo fece: lei annuì e osservò il suo figlioccio percorrere un mezzo giro di tavolo fino a raggiungere il Grand'Ammiraglio al capo opposto per stringergli la mano. Pochi istanti dopo, Sengoku stracciava uno degli avvisi di taglia del Chirurgo in maniera simbolica. Per un secondo, appena una spanna sopra il nodo allentato della camicia di Law, Artemis scorse lo stesso sorriso compiaciuto che aveva smosso il volto di Doflamingo quando fu al suo posto."E cooosì ci rivediamo, Senza-Faccia?"
La voce di Borsalino la scosse dai suoi pensieri: era già finita, ce l'avevano fatta, erano dentro. Nemmeno aveva fatto in tempo a rendersene conto, tanto era preoccupata. Osservò l'ammiraglio, in piedi accanto a lei con due calici di champagne in mano.
"Pare che i brindisi da queste parti siano dichiarazioni di guerra" pensò alzandosi come gli altri invitati avevano già fatto poco prima e accettando il bicchiere. Kizaru la squadrò apertamente con una certa curiosità, ma la cosa non parve metterla in soggezione come avrebbe dovuto.
"Sembrate esservi rimessa in fooorze dopo l'ultimo nostro incontro."
"Temo di poter dire lo stesso di voi" rispose lei "Ma non è il momento di riparlare di Marineford, mi sbaglio? Quel che è stato è stato: ora siamo dalla stessa parte, a quanto pare."
"Ciò che paaare non sempre è, pirata. Il tuo capitano potrà essere tra i Sette, ma la tua situaziooone non cambia: non passerai dall'infeeerno alle sfere angeliche solo per una taglia stracciata."
Lei sistemò la maschera con fare appena accigliato. "Non è mai stata mia intenzione farlo: seguo solo gli ordini."
"Sapete, prima stavo riflettendo su questo vostro cambio di stiiile così radicale ed improvviso." Commentò Borsalino, ignorando la conclusione del precedente discorso per intavolarne uno nuovo. "La maschera che indossaaate, in particolare, mi ha affascinato: la volpe ha molti significati. È la creatura dell'inganno. È quasi profeeetica come scelta, non trovate? Dopotutto, la Kitsune non è la sola maschera che indossate, ma rappresenta beeene i vostri segreti. E so che ne avete davvero mooolti, non è così? Per quanto credete che riuscirete ancooora a scappare? Mi dispiace Senza-Faccia, ma con le vostre azioni avete solo confermato ciò che avevo intuito a Marineford: siete una codaaarda e tutto ciò che fate è nascondervi."
Artemis sentì il suo battito cardiaco accelerare, le sue vene fremevano e si trattenne a fatica dal serrare i pugni per attenuare il tremolio che dai polsi arrivava alle punte delle dita.
Sfoderò il più candido sorriso dal repertorio della Regina Bianca e bevve un sorso di champagne: ciò bastò a spiazzare per qualche frazione di secondo Kizaru.
"Non so assolutamente di cosa stiate parlando. Ma se vi fa piacere credere che l'aura di mistero che ho creato attorno alla mia persona abbia ragioni che vanno oltre la vile fama, fate pure: la cosa non è problema che mi riguardi."
Un mezzo sorriso illuminò di una luce minacciosa l'espressione di lui, mentre allungava una mano verso il viso di Artemis.
"Allora immagino non avrete alcun problema a mostrare a tutti il vostro vooolto, non è così?"
Lei non disse una parola, ma quando le falangi di Borsalino arrivarono al bordo della maschera per sollevarla, tutto ciò che sfiorarono fu aria. Gli sguardi degli altri presenti, fino a quel momento distratti dal rinfresco, furono dirottati verso di loro. Una vaga espressione di sorpresa si dipinse sui loro volti nel vedere le dita dell'ammiraglio per metà seppellite nello zigomo di lei, quasi non ricordassero i suoi poteri. Law, in particolare, sembrava allarmato.
"Non toglierò la maschera né per voi né per nessun altro io non ritenga degno, Borsalino. Quando ne avrò avuto abbastanza della mia identità di Senza-Faccia, vi assicuro che sarete il primo a saperlo."
Detto ciò, Artemis si voltò verso Law, percorse pochi passi nella sua direzione e prese le mani del Chirurgo nelle sue, rassicurandolo con lo sguardo "Sono un po' stanca. Torno in hotel, seguimi pure senza fretta, resta quanto vuoi."
Lui annuì e la osservò incamminarsi, emettendo un sospiro quando l'ultimo lembo della sua haori rossa sparì oltre le porte della sala.
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[One Piece OC] Faceless
FanfictionArtemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo. Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è so...