I soldati non dovettero nemmeno faticare troppo per contenere Artemis. Contrariamente a quanto tutti si sarebbero aspettati, quella fu l'unica rimostranza che lei ebbe e si fece condurre presso la cella presente a bordo sulle sue gambe, senza che vi fosse neppure bisogno di sfiorarla. Borsalino seguì ogni passaggio con lo sguardo, tenendosi sempre qualche passo indietro, pronto a scattare al primo segnale di pericolo.
Quando scese sottocoperta, trovò la donna seduta sul pavimento consumato da molti altri ospiti prima di lei, i quali non avevano evidentemente avuto la stessa flemma nel gestire il loro arresto. Sembrava pensierosa, più che preoccupata. Avrebbe addirittura azzardato di aver colto un'ombra di sollievo, quando lo vide aprire la porta che conduceva alla minuscola sala. Sulla scrivania davanti alla parete di sbarre, individuò i pochi effetti personali di lei: un pacchetto di sigarette mezzo vuoto, un fiammifero per ognuna e un minuscolo portacenere da tasca.
Sussurrava un motivetto tra i denti, una canzone che lui conosceva bene.
"Non devo temere, perché i miei compagni mi attendono." la completò Borsalino, con una punta di divertimento "Dobbiamo avanzare verso l'azzurro orizzonte. Se non fosse cooosì grottesco, sentire una piraaata cantare una canzone da Marines, lo definireeei perfino oltraggioooso."
"Però ti ha portato da me." puntualizzò lei, girando appena la testa, con un eterno mezzo sorriso stampato in volto.
"E, sentiaaamo, perché ci tenevi taaanto a vedermi?"
"Perché vorrei una di quelle, se non è chiedere troppo." Rivelò pigramente, allungando le dita attraverso le sbarre, verso la scrivania.
Borsalino la fissò, fissò le sigarette e poi ancora il suo indice a mezz'aria.
"Oh andiamo." Protestò debolmente Artemis "Sei sempre stato uno stronzo, ma non negheresti a nessuno un ultimo desiderio così banale."
Senza levarle le lenti giallo vivo di dosso, chiamò con uno schiocco di dita uno dei soldati, prese una sigaretta e un fiammifero e glieli consegnò, indicandola.
Il ragazzino da cui prese quella semplice offerta, poco meno di un uomo fatto e finito, con grandi occhi scuri, aveva le mani che tremavano nel consegnargliela.
"Grazie" rispose stupita, ma sincera, per poi rivolgersi all'ammiraglio "Non credevo l'avresti fatto davvero. È la prima volta che mi fai un favore."
"Consideralo un preeemio per aver saldato il tuo deeebito con la Giustizia." Rise appena lui.
"Giustizia" gli fece eco Artemis "Smettiamo di raccontarci balle. Sarò pure una pirata, ma sono obiettiva: se fosse Giustizia, saremmo diretti a Impel Down e io me ne starei buona buona. Dimmi, hanno mai fatto esecuzioni a Marijoa? Sarei la prima di un genere, sarebbe carino. Beh, relativamente parlando."
"Farneeetichi, Senza-Faccia." La riprese lui.
"Forse, ma non mi hai dato torto."
Un silenzio carico di domande calò sulla conversazione, scandito solo dai pigri sbuffi di fumo di lei.
"Quindi Sengoooku, eh?" chiese Borsalino dopo un po', svelando finalmente l'elefante nella stanza.
"Sono informazioni classificate." soffiò l'altra controvoglia. "Conoscendola, Sant'Ana potrebbe uccidere chiunque sia in questa stanza solo per averti sentito."
"Ma non può essere che luuui, il tassello mancaaante." sussurrò ora l'ammiraglio, portandosi a un palmo da Artemis, sezionandola con lo sguardo mentre con indice e pollice accarezzava la rada barba. "L'esserti arruolata così giooovane, tutte le volte in cui sei riuscita a spariiire..."
"Solo una volta" specificò lei.
"Cooome, prego?"
"A Minion Island non ha fatto nulla" spiegò, con una certa tristezza "Non hanno recuperato i nostri corpi, non potevano ammettere pubblicamente di avere infiltrati come noi, le altre coperture ne avrebbero risentito. Non credo sappia di me."
Borsalino sorrise appena.
"E fooorse non lo saprà mai, né luuui né il resto del mooondo: questa vooolta non ci saranno miraaacoli."
"Non hai imparato niente da Marineford" constatò Artemis, mentre dal ponte un giovane soldato lo richiamava per l'attracco.
Ad un gesto, quattro altri marines si riversarono nella sua cella, facendola alzare e puntandole i fucili, mentre quello della sigaretta portava con sé delle pesanti manette. Gliele fissò ai polsi senza alzare lo sguardo, cosa che sembrò divertirla molto.
Quando la condussero sul ponte, rimase quasi accecata dalla luce prepotente del pomeriggio. L'unico suono a provenire dall'imbarcadero privato era lo sciabordio delle onde e il gracchiare dei gabbiani. La sua guarnigione le incassò la testa tra le clavicole, incalzandola per percorrere il breve tragitto che dal pontile conduceva oltre i cancelli blindati della residenza. Fu un trip di luce e caos di cui, col senno di poi, ricordava poco o nulla.
Temeva ci sarebbe stata una densa folla di giornalisti ad accoglierli, ma chiaramente Sant'Ana aveva il potere di far passare inosservata perfino una spedizione simile. Ringraziò il cielo: tra quelle parole scribacchiate su un taccuino o telegrafate alle redazioni, ci sarebbero potute essere quelle con cui la ciurma avrebbe saputo che mama-Rose non sarebbe più tornata.
STAI LEGGENDO
[One Piece OC] Faceless
FanfictionArtemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo. Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è so...