PARTE 6

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Quando mi risveglio, Luke non c'è più, e io sono coricata sotto le coperte.

Niente è diverso dal solito, ma le parole della sera prima ancora aleggiano nell'aria come la polvere che danza in aria.

Io non sono quella che mi hanno sempre fatto credere. Sono solo un oggetto nelle mani di folli egocentrici che con le loro ambizioni spregiudicate hanno portato allo sterminio ingiustificato di miliardi di persone.

Hanno ucciso, hanno creato mostri, hanno creato noi, stupide marionette senza pensieri, senza emozioni, senza famiglie.

A quest'ultimo pensiero sguscio fuori dal mio bozzo protettivo e mi metto seduta, lasciando cadere la testa all'indietro fino ad incontrare la solida testiera del letto.

Famiglia.

Se quello che Luke mi ha detto è vero, so io sono Veramente un'umana, io ho una famiglia che mi ha messa al mondo, che mi ha cresciuta, che mi ha vista andarmene sotto i suoi occhi per mano di quelli che, probabilmente, l'ha uccisa con il Virus.

Sento una strana pressione farsi largo nel mio corpo, una forza che scorre, che sale, che riempie ogni mia cellula facendola scattare, facendola ribollire. Non so cos'è, non l'ho mai provata prima, perché non è consentito sentire forti emozioni.

Sotto questa scarica distruttiva esco dalla mia stanza, ancora scalza, e mi guardo intorno vogliosa di rompere, di fare qualsiasi cosa che mi sollevi da questa esplosione di forza violenta.

Mi dirigo verso la sala degli allenamenti senza prestare attenzione agli sguardi interrogativi dei miei Fratelli, o dovrei forse dire altri segregati e torturati dai folli Creatori?

Posizionatami alla postazione di lancio, cosa insolita da me, afferro una lancia rosso scarlatto, rosso come il colore che mi inonda la vista e che non mi permette di vedere altro.

Non sento il solito fastidio nel caricare il colpo, non mi rendo conto di aver scagliato la lancia, e che essa, fermatasi a metà del suo viaggio verso la distruzione, inizia a prendere fuoco, a trasudare acqua, a riversare forti correnti d'aria, in un vorticoso susseguirsi fino a quando, adirata da quella vista, scateno in tutta la sua potenza la forza che mi governa dall'interno.

Il Caos, si libera dalle catene mentali in cui lo rinchiudo, e solo dopo averlo lasciato, averlo visto sgusciare dalle mie dita protese come fumo nero, dopo aver visto la lancia scomparire nella forza che sconvolge il normale andamento di tutto, che inesorabile guadagna campo lasciando solo il nulla dietro si se, una voragine inconsistente, mi riscuoto.

Il calore, quella strana pressione che ruggiva dentro di me, non c'è più. Scomparso. Al suo posto, solo un grande vuoto, proprio come quello che squarcia la sala addestramento.

Non sento, non vedo, non capisco.

Non sento le porte del Settore aprirsi.

Non vedo gli Ufficiali incedere verso di me armati e pronti ad usare violenza nei miei confronti.

Non capisco la reazione del mio corpo, ne quella del corpo di Luke, che non appena vede un Medico avvicinarmisi scatta parandomi con il suo corpo. Non capisco perché sapere che Luke mi protegga mi fa star bene, mi fa battere il cuore un po' più veloce.

Esco da dietro la barriera che mi offre con il suo corpo; lui non c'entra. La mia vita, anche se è diventata una menzogna da quasi sette anni, sta per finire, e non voglio che anche la sua termini con la mia.

Un improvviso flash, mi ferma.

E' come un eco lontano, in un solo istante sento qualcosa, qualcosa come la dolcezza di una carezza, qualcosa come la bellezza di due profondi occhi blu come la notte.

La sensazione è sparita prima ancora che me ne renda conto, e mi lascia ancora più vuota e spenta sapere che prima di tutto questo io ho provato quella dolcezza, e quel senso di leggerezza.

Scosto dolcemente la mano di Luke che mi ha afferrato un braccio nel vano tentativo di riportarmi dietro il suo corpo, ma non posso rimanere con lui, anche se lo vorrei così tanto.

Seguo mesta quegli uomini, gli stessi uomini che, ne sono certa, mi uccideranno per la loro salvezza.

Mentre esco dal Settore X, non provo nulla, anche perché io non so cosa devo provare, non ne conosco il nome, ne ho idea di che effetto faccia essere dominati da un'emozione. Pur sapendo che mi stanno per condurre alle vasche, non cambia nulla dentro di me. E' rimasto tutto cristallizzato

Ma è solo quando imbocchiamo un corridoio che non porta ne alle vasche ne alla mia sala per i test che una strana morsa mi attanaglia lo stomaco, e anche se non ne sono certa, so che è paura.



Celine. Storia di un esperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora