PARTE 7

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Nuovo corridoio.

Un corridoio che non so dove porta. Un corridoio identico agli altri: bianche pareti, bianche porte e numeri che contrassegnano tutto, ma che io non ho mai percorso.

I due Ufficiali e il Medico camminano in un severo silenzio, il quale non mi aiuta a capire e che ha come unico risultato quello di farmi aprire una voragine nel petto.

Avanziamo fino ad una porta contrassegnata con il numero C01, e una volta aperta, l'ambiente mi risulta familiare, come se ci fossi già stata lì dentro.

A differenza della mia sala dei test, non ci sono macchinari alle pareti, non ci sono monitor o sonde o altro. C'è solo un lettino d'ospedale al centro esatto della stanza, illuminato dalle luci che rischiarano solo quello, lasciando tutta la stanza in penombra.

Mi sospingono fino al lettino e una volta seduta, si voltano tutti e tre a guardarmi.

-Celine, come stai cara?- comincia il medico. La sensazione di aver già vissuto tutto ciò mi fa venire un capogiro, e mi devo aggrappare al bordo del lettino per non cadere a faccia in avanti.

-Bene credo- sussurro, e poi mi ripeto un po' più forte.

-Prima hai perso il controllo sul Caos, sai il perché?- mi domanda ancora con voce carezzevole. Li odio quando fanno così, li ho sempre odiati quando mi trattano in quel modo, come se fossi un povero ... esperimento. Ora che lo so da ancora più fastidio.

-Sì- non ha senso mentire con loro, perché, anche se non ci sono rivelatori loro sanno quando mento.

-Bene, sei in grado di ridimensionare il Caos Celine? Perché lo sai che succede se non ne sarai in grado vero?- cos'è uno scherzo? Ho confessato di sapere cosa mi ha resa instabile, cosa mi ha resa difettosa ai loro standard e loro mi danno un ultimatum? Luke ha ragione, io sono troppo importante per loro, non possono uccidermi. Vogliono istillarmi la paura della morte, così da rendermi schiava di essa, come è sempre stato.

Ma da oggi in poi si gioca secondo le regole di Celine non dei Creatori.

Annuisco, e attendo che mi riportino nel settore, dopo avermi visitata secondo metodi antiquati. E' chiaro che non sanno nemmeno loro cosa stanno facendo, essendo metodi di azione che risalgono a più di due secoli fa.

-E' tutto in ordine, la liberazione del Caos non ha generato alcun danno fisco, possiamo riportarti nel tuo Settore- concluse il Medico voltandosi verso i due Ufficiali che per tutto il tempo mi avevano fissato con sguardo famelico.

Rimettendomi in piedi, un secondo capogiro, più forte del precedente mi fa piegare sulle ginocchia. Tutto diventa bianco e sfocato, i suoni si attutiscono e mi sembra che il pavimento sotto di me ceda.

-Celine, Celine, mi senti?- domanda una voce dolce e musicale, distorta dal panico.

-Signora, ora Celine fa parte della DPC, deve andarsene. Qui starà bene- tuona una voce che mi risulta familiare.

-E' la mia bambina, datemi l'opportunità di salutarla- grida disperata una donna.

Non capisco dove sono, le voci arrivano da così lontano che penso non riguardino me, ma quella voce, io so di chi è, o meglio mi ricordo che quel timbro l'ho sempre ricollegato a qualcosa di dolce e di caldo, di amorevole e di famiglia.

Provo ad aprire gli occhi, ma il massimo che riesco è di socchiuderli, un fuoco dentro mi sta sciogliendo tutto, fa male persino respirare.

Nel mio campo visivo entra un volto giovane rigato dalle lacrime che supplica con gli occhi una persona vestita di banco, la quale, rigida nella sua posizione, scuote la testa.

Celine. Storia di un esperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora