PARTE 5

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Buio.

Non vedo altro. Mi circonda e per la prima volta mi irrita.

Immobile sul mio letto, aspetto che i cinque minuti passino, ma i secondi si dilatano all'inverosimile, facendomi perdere il conto e la pazienza.

Mi alzo di scatto dal letto e giro frenetica per la piccola stanza che è la mia. Non l'ho scelta, non l'ho arredata, non c'è nulla che testimoni che sia mia, ma lo è.

Perché è questo che ci hanno detto, e io devo credere a quello che i Creatori ci trasmettono: fedeltà nei loro confronti e contribuire allo sviluppo per il mondo.

Non ce la posso fare, l'ansia di sapere mi assale vorace, e prima dello scadere dei cinque minuti prestabiliti esco fuori dalla mia stanza con passo felpato, ma vado a battere contro qualcosa o meglio qualcuno che ridacchia.

-Non sei cambiata- sussurra Luke afferrandomi per i fianchi per impedirmi di cadere.

-E tu che ne sai come sono io?- le cose sono due: o questo ragazzo mi prende in giro, o lui veramente sa.

-So tante cose su di te, ma qui non è prudente parlare, anche se ho congelato il tempo, non posso impedire che le videocamere più lontane ci vedano, quindi entriamo- continua fissandomi negli occhi, occhi oro, che sembrano brillare nell'oscurità del Settore.

Aspetta, azzurro, blu, verde e ora oro. I suoi occhi hanno continuato a cambiare colore per tutto il tempo che sono stata insieme a lui, ma come è possibile?

-I tuoi occhi- mi sporgo verso il suo volto, poggiando le mani sul suo petto. Solo quando sento il suo corpo irrigidirsi sotto il mio tocco, mi rendo conto che oltre agli occhi, mi sono soffermata a guardargli le labbra, strette in una linea dura.

Mi scosto, imbarazzata dal mio comportamento, e sento un improvviso freddo la dove le sue mani mi stringevano i fianchi.

Sbatto con la schiena sulla porta della mia camera mentre lui automaticamente fa un passo avanti, annullando di nuovo la distanza che avevo creato tra i nostri corpi. I suoi occhi mutevoli e incredibili mi fissano con una strana intensità, ma io, incapace di sostenere il suo sguardo, mi volto e cerco frenetica il tasto per aprire la porta.

Più sposto le mani a destra e manca e meno mi concentro, sarei capace di trovare anche il più piccolo degli oggetti nel completo buio, ma ora, sotto il suo sguardo indagatore, non riesco a concentrarmi.

In preda all'esasperazione sbuffo spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e, quando faccio per cercare di nuovo il tasto, la sua mano afferra con decisione la mia e la guida la dove si trova il bottone. Ci passo sopra le mani, e con una lieve pressione spingo affinché la mia impronta digitale venga letta e riconosciuta. Quando la porta si apre, lui mi spinge leggermente incitandomi ad entrare.

Da fuori non cambia niente, ma dentro di me, qualcosa di nuovo si fa largo sotto quel tocco delicato ma al tempo stesso deciso; ma quel qualcosa di nuovo è mischiato a ricordi lontani, ricordi di un qualcosa di perduto, qualcosa di amato intensamente.

Entriamo, accendo la luce e poi mi sistemo sul letto portando le gambe sin sotto il mento. Lo guardo e lui ricambia il mio sguardo costellato da interrogativi.

-Allora, racconta- esordisco. Il silenzio può dire milioni di cose in più che delle parole se lo si sa ascoltare, ma ora, in questo preciso istante, esso non mi aiuta, mi complica, mi fa sorgere domande a cui non posso rispondere.

Luke si avvicina e si inginocchia di fronte a me, poggiando le mani ai lati dei miei fianchi, ma anche se non li tocca, trattengo il respiro.

-Chi sei tu?- mi domanda a bruciapelo.

Celine. Storia di un esperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora