PARTE 9

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Morto.

Nathan morto. Lo stesso identico Nathan qui acanto a me, lo stesso che ho baciato, lo stesso che ho quasi ammazzato.

Un Nathan più giovane e senza quell'accenno di barba che ha ora, ma indiscutibilmente Nathan. L'orrore di fonte a me è difficile da rielaborare.

Come può essere morto lì, e vivo e vegeto qui?

-Celine, lo so che è difficile ma...- me ne accorgo solo in parte che ha iniziato a parlare, sono completamente assorbita dall'immagine che rimane fluttuante davanti ai miei occhi.

Il Nathan di svariati anni fa indossa dei jeans strappati e logori, sul petto squarciato i resti di una felpa nera con una scritta bianca, vagamente familiare "i castori conquisteranno il mondo". Quell'indumento mi riporta alla mente il vago profumo di ammorbidente alla lavanda, di cioccolato fondente e del pungente odore di vernice usata per fare i nostri striscioni contro la DPC.

Mi ricordo quel giorno. Quel pezzo della mia memoria arriva così all'improvviso che mi sembra di scivolare nello stesso limbo di prima, ma stringo i denti e impedisco a me stessa che ciò accada ... di nuovo.

Nella mia mente rivedo il ragazzo pallido avvicinarsi a me e stringermi forte. Non mi faccio domande, lui è lì, vivo, insieme a me, i perché e i per come possono anche aspettare finché lo tengo tra le braccia.

Circa due ore prima Mark mi aveva spaventata a morte: dei Metamorfi erano stati avvistati nel centro della città, esattamente dove Nathan era andato a fare rifornimento.

Sento che Nate emana uno strano odore di morte e putrefazione, ma non me ne curo, posso solo immaginare ciò che ha dovuto passare, e poi lo so, Nathan e la classica persona che aiuterebbe anche il più stronzo tra gli stronzi.

-Ehi, ehi, Celine stai bene? Ti sei ricordata altro?- la sua voce irrompe nella mia mente caotica.

-Sì- lo guardo negli occhi, che ora so di essere azzurri come i miei, anche se il nero, ora, ha affogato la loro lucentezza. -Quel giorno ero terrorizzata perché ti sapevo in pericolo, ma quando sei tornato da me, quando ti ho stretto a me, è passato tutto; io non... io non ... perché non me lo hai detto? gli chiedo con la voce rotta dalle incombenti lacrime.

-Avresti continuato a provare gli stessi sentimenti se te lo avessi detto? Sai meglio di me come cambiano le cose quando tutto va a puttane - Nathan sembra così affranto, così oppresso quel peso, peso che risiede in lui, peso che l'ha allontanato da tutti noi, che l'ha strappato a me.

Sembra Atlante, il dio costretto a reggere sulle proprie spalle tutto il peso del mondo sulla sua schiena. Solo che Nathan non è un dio, lui non è neppure più un umano, ma d'altronde ... chi sono io per giudicarlo quando di umano non mi resta altro che il nome?

-Sì, forse hai ragione, forse avrei reagito come chiunque altro avrebbe reagito, ma almeno il mio primo ricordo di te non sarebbe stato di un fottuto bastardo traditore che vende gli amici per avere salva la pelle. E poi spettava a me decidere come agire, non a te- lo accuso adirata.

-Stronzate, Julio dopo essere stato morso da un Metamorfo è stato trattato come feccia, non volevo che accadesse anche a me, non volevo vedere paura e disgusto negli occhi della mia ragazza; perdonami se sono stato così egoista a volerti accanto a me- mi urla in faccia al colmo della rabbia e della frustrazione.

Boccheggio. Allora stavamo insieme.

Insieme insieme.

E da come si è scaldato deduco che provi ancora qualcosa per me. In effetti i suoi baci non lasciano troppo spazio ai dubbi.

-Lascia perdere, forse ero solo io quello che faceva sul serio tra noi, forse per te io...- non lo lascio finire, quello che dice non ha minimamente senso. L'ultimo ricordo era ancora così vivido in me, così come il terrore per averlo perso, e la gioia di saperlo vivo avevano invaso ogni mia cellula. Non può dirmi questo, nemmeno ora che non ricordo, nemmeno ora, che pur sapendo che va contro ogni logica provo qualcosa per lui.

Celine. Storia di un esperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora