PARTE 12

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Il mio subconscio mi ha decisamente delusa.

Pensavo di aggiungere un altro tassello al mio puzzle mentale, invece l'unica cosa che ricordo è il calore di un fuoco e una dolce voce femminile che chiama il mio nome.

Quando apro gli occhi, nel rifugio ci siamo solo io e Sophia che dorme profondamente. La guardo e ripenso ai bei vecchi tempi, quelli senza DPC, senza Germogli o Virus. Quelli veri, dove il mondo girava per il verso giusto, dove ognuno di noi era autentico.

Perché le cose non possono tornare così?

Meglio essere un semplice essere umano, con le dovute imperfezioni, che un essere riprodotto in laboratorio. Decisamente meglio.

Decido di alzarmi, tanto il sonno non c'è, e i ricordi men che meno. 

Una forte luce mi colpisce gli occhi e sono costretta a coprirmeli con una mano. Sembra quasi un sogno. Il calore del sole sulla pelle, la luce che illumina tutto. Luce vera. Nella DPC tutto era artificiale, tutto sapeva di chiuso e morto.

La DPC. Chissà che piani ha. 

-Giorno- la voce di Tristan mi distrae dai miei pensieri.

-Giorno- lo saluto a mia volta sorridendogli.

-Sembri una bambina che vede un giocattolo nuovo- mi dice abbozzando un sorriso. Lo guardo confusa.

-Sorridi- il ragazzo mi guarda appoggiando la spalla alla nuda roccia. Non me ne ero nemmeno accorta che stavo sorridendo, non lo facevo da tanto tempo.

-Ah- non so che altro dire. Per loro immagino sia cosa insignificante questa, ma per me il sole sulla pelle è una novità. Una bella novità.

-Dove sono gli altri?- gli domando cambiando argomento.

-Qui giù, si stanno sgranchendo le ossa. Vieni?- 

Mi volto verso l'entrata della caverna, non voglio lasciare Sophia da sola. Credo che Tristan abbia intuito i miei pensieri perché mi dice -Tranquilla, resto io con lei-. Gli sorrido e vado verso i ragazzi.

Mi scappa quasi da ridere quando li vedo.

Si stanno allegramente prendendo a cazzotti. Giuro, a volte la logica maschile mi sfugge.

Sebastian, il ragazzo che ha presentato tutti, sta parando dei micidiali montanti di Nate, che è tutto concentrato sull'attacco.

Attaccare è un bene, ma mai lasciare punti scoperti, e lui ce ne ha tanti, sarebbe un gioco da ragazzi sbatterlo a terra.

Distolgo lo sguardo dal corpo granitico di Nathan e sposto gli occhi su Sebastian. Devo ammettere che ha un suo fascino. Alto, spalle larghe e vita stretta. I capelli sono di un castano dorato che sotto i raggi del sole prendono sfumature bionde. Occhi verdi e zigomi alti. 

Emana simpatia da tutti i pori, e, sebbene le stia prendendo di santa ragione, sogghigna divertito.

Gli altri due  ragazzi, Jonathan e Thomas, li guardano e incitano il loro amico a prendere, testuali parole, a calci nel sedere quel maledetto cagnaccio. Come eco poi sento i miei Fratelli, che al contrario incitano Nate a stenderlo.

Noto che Jonathan sorride, il mio mosaico deve aver sortito l'effetto sperato. Alla luce del giorno, i suoi occhi azzurri sono ancora più elettrici, e creano un contrasto perfetto con i corti capelli neri. Anche lui ha un fisico asciutto e ben piazzato, con spalle larghe e bicipiti visibili anche sotto il tessuto spesso della divisa. 

Il ragazzo accanto a lui, Thomas, ha la pelle di una tonalità più scura, profondi occhi neri e corti capelli del medesimo colore.  E' il primo a vedermi, acquattata dietro un albero. 

Celine. Storia di un esperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora