Capitolo Tre.

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-Katherine-
«Buon giorno bambina mia» mi accoglie mia madre una volta che sono entrata in cucina. Le sorrido mentre mi da un bacio sulla guancia e mi siedo su una sedia, addentando un attimo dopo una fetta di pane.
«Hai fatto tardi ieri sera?» le chiedo curiosa mentre si siede a sua volta su una sedia.
Lei sospira e annuisce «Mi dispiace non esser arrivata in tempo per cenare con te.» mi dice affranta afferrandomi le mani. Io scuoto il capo sorridendo «Non preoccuparti mamma, capisco il lavoro e poi sono abbastanza dipendente da prepararmi la cena da sola » dico per rassicurarla. Lei sospira e annuisce.
So che questa storia la rattrista. Odia non dedicarmi del tempo. Odia lasciarmi sola. Ma lei deve lavorare, ed io lo capisco e non fa nulla. Ormai sono abituata a stare sola e non mi fa più nulla.
«Okay, meglio che mi affretto altrimenti perdo il pullman » dico sollevandomi dalla sedia. Mia madre si solleva a sua volta e mi stampa un bacio sulla guancia. «Stai attenta, e .. » la guardo quando si ferma nel parlare solo per potermi osservare. Poi scuote il capo con un sorriso e mi abbraccia, lasciandomi confusa.«Sei bellissima stamattina» sorrido a mia volta e dopo averla ringraziata vado via.
Oggi, diversamente dagli altri giorni, indosso un jeans alto ed aderente poco stracciato sulle ginocchia, un paio di stivaletti ed un maglioncino nero che si ferna all'altezza dell'ombellico, dove finisce lo jeans, mentre i capelli li ho sistemati con due treccie ai lati della testa.
Non so perchè, ma questa mattina ho deciso di cambiare.
Quando arrivo a scuola quasi mi pento del mio abbigliamento.
Mi stringo nelle spalle quando tutti mi guardano, e chino il capo mentre mi affretto a dirigermi verso l'entrata e quando la raggiungo mi metto in un angolo isolato per nascondermi dal resto della gente.
Mi guardo in giro cercando di calmarmi.
Mi sono agitata per nulla.
Mi stavano semplicemente guardando, solo guardando. Non deve esserci per forza del negativo in questo.
Il problema è che lo capisco sempre in ritardo.
Dovrei controllare queste mie paure.
Guardandomi in giro in lontananza vedo lui..Louis.
Sta ridendo con un paio di suoi amici e con loro ci sono alcune ragazze. Mi mordo il labbro quando noto il modo in cui la ragazza gli sta addosso e come lui gli cinge le spalle con un braccio.
Mi volto nel verso opposto cercando di calmare questa improvvisa rabbia che mi è nata dentro.
Non dovrei essere arrabbiata.
Io e Louis non siamo niente. Nemmeno amici. Niente. Non ho motivo di essere nervosa.
Quella potrebbe essere la sua ragazza e va bene. Insomma ieri non è successo nulla. Il modo in cui mi guardava era totalmente normale,e quel bacio era un semplice bacio.. Magari lo da a tutte così..
Sono io la cretina che prova sentimenti inutili per fantasie che io stessa mi creo.
Scuoto il capo con forza entrando nell'atrio quando suona la campanella.
Ma quali sentimenti. Ma quali fantasie! Devo smetterla con queste idiozie.
Entro in aula e noto che è già per metà piena. Vado a sedermi sbuffando su una sedia. Al mio fianco ancora non ce nessuno, fortunatamente, e spero non venga nessuno.
« Tu devi essere la ragazza nuova! » afferma una ragazza dai capelli rossi e ricci facendomi sussultare. È seduta dinanzi a me insieme ad un'altra ragazza, dai capelli lunghi e neri, che a sua volta si è voltata verso di me. Deglutendo con gli occhi sgranati annuisco e lei scoppia a ridere. «Scusami, non volevo spaventarti. Comunque, io sono Justine, e lei è Joanna » rido con loro scuotendo il capo « Io sono Katherine, piacere » dico stringendo la mano ad entrambe. Justine mi sorride «Ti piace questa scuola? Io sinceramente no, la odio! ma è troppo tardi ormai per tirarsi indietro. Purtroppo non l'ho capito in tempo.. ma non fa nulla ormai stiamo al quinto anno e non mi importa più» rido nel notare quanto farfuglia questa ragazza, poi annuisco «Si, effettivamente non piace nenche a me. Ansi, più che altro sono alcune persone che non mi piacciono» «Si, in questa scuola si sentono tutti tanto superiori» afferma Joanna alzando gli occhi al cielo. Io mi mordo il labbro per reprimere una risata «Dovrebbero capire che sono solo tutti ridicoli. Si credono tanto Vip ma in effetti sono solo degli idioti» scoppio a ridere per ciò che ha detto e per la sua espressione infastidita, e con me ride anche Justine.
Queste ragazze sono folli, e forse è per questo che mi piacciono. Sono come me. Diverse da quelle persone che non fanno altro che seguire la massa.
Dopo un po inizia la lezione.
Io non riesco a fare a meno di sorridere, anche mentre la professoressa spiega.
Per la prima volta qualcuno mi ha parlato, Per la prima volta qualcuno è stato interessato nel conoscermi.
È strano, ma bello.
Le ore passano e finalmente giunge l'ora di andare in mensa.
Io, come per abitutine, inizio ad avviarmi da sola, quando Joanna improvvisamente mi ferma per un braccio «Hey, hai mica intensione di snobbarci? Tu verrai in mensa con noi» dice indicandomi scherzosamente contro con un dito. Rido annuendo e alzando le mani in segno di scusa «Come ho osato solo pensare di snobbarvi. Che oltraggio» Joanna alza il mento e, aggiustandosi la borsa sulle spalle, inizia a camminare al mio fianco «ecco brava, non azzardarti più»
Tutta questa situaziona mi è strana. Stare intorno ad un tavolo in mensa in compagnia di persone mi è strano. Non posso negare che io non sto parlando affatto. Lascio fare tutto a loro, io le ascolto soltanto. Non che mi siano antipatiche, ansi tutt'altro, ma bensì perchè sono troppo timida per iniziare una conversazione.
Adesso Joanna e Justine stanno discutendo animatamente riguardo qualcosa che rigiarda ugo foscolo. Ed io le guardo mentre mangio, ridendo di tanto in tanto.
Poi Justine si blocca. Un ragazzo gli ha appena cinto il corpo con le sue braccia da dietro e le sta lasciando dei baci sul collo. Justine si sta mordendo il labbro e noto che Joanna sta trattenendo una risata «Piccola mia, dovresti smetterla di discutere così tanto» alzo un sopracciglio guardando confusa Joanna e lei, di tutta risposta, scrolla le spalle e addenta un pezzo di carne.
Justine sbuffa una risata cercando di allontanare le braccia del ragazzo dal suo corpo «Non chiamarmi Piccola, Zayn. Tu non sei il mio ragazzo» questo Zayn sbuffa divertito alle sue spalle per poi sedersi sulla sedia di fianco a quella di Justine. Lei continua ad ignorarlo mentre Zayn invece non fa altro che osservarla. Poi gli accarezza i capelli e sono più che convinta che adesso Justine stia morendo internamente. Riesco a vedere quanto sia nervosa e lo capisco.
Se fosse stato Louis a farlo a me io sarei morta.
Scuoto il capo addentando un po di insalata.
Devo smetterla di pensare a louis.
Lui non fa per me
«So che in fondo ti faccio impazzire» Justine divertita alza gli occhi al cielo.
«Tu non mi fai impazzire» dice lei, voltandosi nella sua direzione e trovandosi a quasi un millimetro dal suo volto.
Sorrido. Sono così carini insieme.
Anche se non capisco se stanno o meno insieme.
«vedremo» afferma lui letteralmente sulle sue labbra, ma non la bacia, piuttosto si solleva e va via.
Justine chiude con forza gli occhi mentre, mordendosi il labbro cerca di reprimere un sorriso.
Io sollevo un sopracciglio e con un ghigno in volto dico «e quindi... Cos'è sta storia? » Justine scoppia a ridere coprendosi il volto arrossato con entrambe le mani.
«Lunga storia Katherine, lunga storia» dice Joanna poggiandomi una mano sulla spalla.

-
Quando torno a casa noto che anche oggi mia madre non c'è.
Trovo un altro bigliettino sulla tavola dove ancora una volta si scusa.
Sospirando lo metto in tasca.
Sempre la stessa storia.
So che lavora che motovo c'è a scusarsi sempre? In ogni caso apprezzo il gesto.
Dopo aver mangiato e lavato i piatti decido di indossare un paio di pantaloncini ed una semplice canotta nera.
In casa mi piace stare comoda e poi sto sola non mi preoccupo del fatto che qualcuno possa vedermi.
Mentre sono seduta sul divano a leggere un libro qualcuno suona alla porta.
Con il cuore in gola mi avvicino lentamente ad essa.
Chi può mai essere? Mia madre lavora e Jastine e Joanna non sanno dove abito.
«Chi è?» chiedo stringendo la maniglia fra le dita.
Mi tremano le mani.
«Sono Louis!» sgrano gli occhi. Louis? Lui cosa ci fa qui? Non pensavo sarebbe ancora venuto! Non dopo ciò che ho visto questa mattina.
Effettivamente però, non ha senso. Non è che perchè l'ho visto con una ragazza automaticamente lui non sarebbe più venuto.
«ehm..Sei ancora lì?» scuoto il capo al suono della voce di Louis. Mi guardo il corpo stringendo la maniglia fra le mani. Non può vedermi così.
Stringo con forza gli occhi e, cercando un po di coraggio, apro la porta. Non posso rimanerlo fuori e non aprirlo.
Deglutisco quando lui, con un sopracciglio alzato osserva meravigliato il mio corpo. Io deglutisco stringendomi nelle spalle e cerco di non guardarlo mentre le guance mi diventono rosse. « Vuoi entrare o no?» gli dico quasi troppo sgarbatamente.
Lui sorride ed entra. Chiudo la porta e quando mi volto noto che mi sta ancora guardando. «Stai bene vestita così» dice sorridendo con malizia.
Arrossisco abbassando il capo «Vado a cambiarmi. Non credevo saresti venuto » e detto questo, senza guardarlo negli occhi, vado con passo svelto verso le scale.
Ma non faccio in tempo a salire su che lui mi raggiunge e mi blocca per il polso.
Lo guardo confusa quando mi volta verso di se «Non capisco perchè ti vergogni così tanto del tuo corpo, sei bella Katherine, smettila di coprirti» boccheggio stupita cercando di dire qualcosa. Ma sono così imbarazzata che non riesco a parlare.
Lui mi sorride ed io mi mordo il labbro arrossendo. Poi mi allontano dalla sua stretta e indietreggiando gli chiedo «Perchè sei qui Louis? Per studiare non di certo siccome non vedo la tua borsa». Cerco di deviare l'argomento concentrando le attenzioni su di lui. Lui affonda le mani nelle tasche e guardandomi con attenzione dice «In realtà mi annoiavo a casa» mi schiarisco la gola stringendomi nelle spalle «qu-quindi è vero? Non sei qui per studiare?» lui scuote il capo sorridendo. Io mi mordo il labbro e vado verso la cucina «beh non capisco perchè tu sia venuto qui. Non penso che la mia compagnia sia meglio di altre » sento i suoi passi dietro di me mentre mi incammino in cucina. Poi arrivo vicino al tavolo e mi volto verso di lui. «E questo chi te lo dice? » dice lui con un ghigno in volto.
Alzo gli occhi al cielo «Non ci conosciamo affatto Louis!» lui scrolla le spalle incrociando le braccia al petto dinanzi a me.
«Mi piacerebbe conoscerti meglio» dice lui guardandomi con un ampio sorriso in volto.
Il mio cuore inizia a battere con forza contro il mio petto, in ogni vena nel mio corpo.
Scuoto il capo e faccio per allontanarmi ma lui mi blocca , afferrandomi d'un tratto per i fianchi.
Mi manca il respiro. Il suo corpo è vicinissimo al mio. E le sue mani mi stanno toccando.
Louis mi sta toccando, ed io non riesco a muovermi. Lui sorride probabilmente avendo notato il mio disagio, poi mi lascia andare i fianchi e «Hai la Playstation?» strabuzzo gli occhi confusa mentre riprendo a respirare. Non mi ero resa conto di aver trattenuto il respiro.
Poi mi schiarisco la gola
«Ti sembro una da Playstation io?» lui fa un ghigno ed io scoppio a ridere.
« È in camera mia » dico indicando le scale. Lui si volta verso di esse, poi girandosi nuovamente verso di me con un ghigno inizia ad indietreggiare
«Spiegami perchè siamo ancora qui allora» dice voltandosi un attimo dopo del tutto e andando verso le scale.
Sospirando lo seguo.

I can't fall in love. || Louis Tomlinson ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora