CAPITOLO 12

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                    AMICIZIA
              L'amicizia nasce nel
              momento in cui una
              persona dice ad
              un'altra "Cosa?
              Anche tu? Credevo
              di essere l'unica".

Niall era diventato il mio migliore amico in pochissimo tempo.

Mi veniva a prendere a scuola, perchè lui sembrava sempre non averne una ed andavamo a mangiare a casa dell'uno o dell'altro, oppure fuori nel caso fossimo in vena di uscire.

Ridevamo gran parte del tempo e ci divertivamo a far finta che tutte le persone intorno a noi fossero omosessuali ed anzi, gli altri casi erano proprio da discriminare. Lui si descriveva come un caso a parte, immune da qualsiasi legge perchè a favore di ogni genere. Era un gioco infntile, ma se avessi vuto la stessa idea durante tutti quei periodi bui quando ancora venivo schernito da tutti avrei avuto una reazione nettamente diversa.

Con Niall potevo finalmente sfogarmi e perdermi nei momenti insieme dimenticando  il resto dei problemi. Un po' di aria fresca ad intermediare la mia vita in apnea. Se mi avessero chiesto una qualche equazione a proposito, avrei giurato di poter affermare che l'amicizia è proprio come l'aria.

Anche se Niall era il mio migliore amico e condividevamo tutto, non parlavamo di Harry e ciò era dovuto alla volontà di entrambi di non voler litigare. Preferivamo evitare palesemente la coversazione. Lui mi nascondeva qualche strana e segreta intuinzione, perchè diceva che non ne era sicuro ed in ogni caso non avrei compreso. Da parte mia, non mi interessava davvero sapelo.

D'altronde Harry non si era ancora fatto vivo, troppo impegnato dall'improvvisa orda di compiti e le uscite della squadra. Mi guardava pregante ogni volta che, alla fine di ogni lezione, i suoi compagni lo portavano via senza permetterci di parlare.

L'unica ora in cui avremmo potuto parlare, quella di laboratorio, ci era stata drasticamente tolta. Dopo aver sentito tutti i ragazzi ed aver dato una recensione positiva ad ognuno, il professore aveva preso un'altra classe, lasciando ore di buco il mercoledì che prima non avevamo.

Non ci parlavamo da quasi un mese ormai, perciò fu strano incrociarlo per caso da solo in corridoio durante una di quelle ore di buco e fu ancora più strano vederlo fermarsi di fronte a me.

"Ciao" esclamò, iniziando a dondolarsi sui piedi. Era visibilmente più imbarazzato di me, con quei suoi stupendi occhi verdi che evitavano di guardare l'azzurro nei miei e sul suo viso, al posto delle sue bellissime fossette, due gote rosse rosse dall'imbarazzo.

"Ciao" risposi. Non sapevo se ero solamente imbarazzato od anche ancora arrabbiato con lui. Mi infastidiva essere costretto a parlargli ma da una parte desideravo con tutto me stesso sentire cosa aveva da dirmi.

"Credo che è da tanto che non ci sentimo" aggiunse. Una semplice frase di cortesia che non era proprio nello stile di Harry che aveva sempre una frase nuova per ogni occasione, più che altro era dettata dal silenzio imbarazzante che si era venuto a formare dopo i saluti.

Inoltre era stupido che mi facesse notare che non ci sentivamo da tanto quado era stato lui ad evitarmi. Non risposi, non trovando nessun argomento di cui parlare. La campanella suonò proprio in quel momento, come a testimonianza che il nostro dialogo era finito.

"Cosa? Anche tu? Credevo di essere l'unico" disse di punto in bianco, urlando e sorprendendomi. Il corridoio iniziava ad affollarsi ma erano tutti troppo indaffarati per prestare attenzione a noi due.

"Cosa?" chiesi sorpreso.

"Le Haribo!" esclamò invece Harry indicando il pacchetto di carammelle che spuntavada mio zaino, d'un tatto stranamente contento. Gli occhi brillavano per l'eccitazione e non era difficile paragonarlo al bambino che era stato quando lo si guardava comportarsi così. Risi della sua infantilità e lui si unì a me subito. Ai miei occhi aveva ancora il suo solito magico magnetismo ma per chissà quale strano caso sembrava che per gli altri non fosse più così. Nessuno ci guardava, il che era un record considerata la fama di Harry Styles.

Anche Harry si guardò intorno, probabilmente spinto dal mio sguardo.

"Andiamo a parlare da un'altra parte"  mi riprese mentre già si incamminava chissà dove, allontanandosi di un poco da me. Si rigirò soltanto quando si accorse che ero rimasto fermo dov'ero, la mia espressione confusa e più dura rispetto a quella che avevo avuto fino a quel momento. Non capivo cosa volesse concludere.

Harry mi guardò, stavo iniziando a confondere anche lui, il suo sguardo si perdeva mentre inclinava la testa per cercare di capirmi meglio.

"Lezione" spiegai, alzando i libri come ulteriore tesi alla mia scusa.

Harry mi si avvicinò, guardandomi con tristezza per tutto il tempo. Era pensieroso, non si aspettava una risposta del genere nonostante la ragione stava tutta dalla mia parte.

Harry rimase un altro po' pensieroso ed io non ebbi la forza di abbandonarlo lì da solo con i suoi pensieri. D'un tratto mi guardò profondamete, come non aveva mai fatto e con un aria di sfida.

"Ti va di fare una pazzia?" chiese cogliendomi di sorpresa e facendomi arrossire senza un valido motvo. La mia fantasia volava e già mi preoccupavo di cosa sarebbe sucesso. Prese la mia reazione come una risposta affermativa.

"Salta lalezione insieme a me" propose. Rimasi ancora zitto, troppo stupito per poter aggiungere qualcosa di affermativo o negativo, nè di permettermi di pnsarci. Gli occhi di Harry erano però così pieni di vita, accesi da qualcosa che non sapevo descrivere, ma che li rendeva tremendamente accecanti. Furono i suoi occhi a farmi annuire e perciò accettare la sua proposta.

In pratica finimmo per buttarci tra le gradinate del campetto di basket all'aperto, abbastanza protetti dagli sguardi altrui ma abbastanza vicini alla scuola per qualsiasi evenienza.

"Perchè siamo qui?" chiesi, guardandolo malamente. In risposta Harry arrossì violentemente.

"Abbiamo tante cose in comune..." sussurrò ancora rosso in viso. La sua voce non tremolava ma aveva perso tutta la sua sicurezza.

"Tipo?" chiesi. Ero scettico, molto scettico, come era da ben pensare sapendo ciò che mi aveva fatto.

"Le Haribo" rispose Harry. Non era convinto, non aveva molte altre tesi per controbbattermi e lo sapevamo bene entrambi.

Vederlo così esposto a me, come mai avevo avuto modo di appurare, non mi fece sentire cattivo, anzi. Risi della sua risposta e, proprio nel momento in cui avrei voluto fare un commento maligno, non riuscii a farlo sentire peggio.

"Hai ragione!" esclamai, ridendo ancora. Harry parve sollevato e sorrise contento, le sue fossette comparivano sul volto solo per me.

"Perciò?" chiese allora.

"Perciò cosa?" chesi di rimando, non capendo cosa volesse dirmi. Con Harry non riuscivo mai a pensare in maniera troppo coerente.

"Se ti giuro che tutto ciò che ho fatto non era perchè avevo pietà di te, mi credi?" chiese. Era fin troppo sincero e diventava difficile sopportare il suo sguardo.

"Si" risposi. Non si poteva dire di no ad Harry Styles, era impossibile non cedere al suo fascino.

"Amici?" chiese e per un secondo la sua voce tremolò.

"Amici" risposi, cercando di non far notare i miei dubbi sulla nostra amicizia.

"Okay" rispose Harry. D'un tratto il suo sguardo era diventato più freddo.

Si alzò e mi sorrise per rassicurare la mia espressione ora sinceramente dubbiosa, poi se ne andò.
    LA PARTE INIZIALE
del capitolo fa schifo, mentre quella con Harry è meravigliosa!
Anche se boh, da quel capitolo che non mi era piaciuto non sono più molto ispirata, o come dire deluso me stessa perché anche non sapendo come dovevano andare le cose, sicuramente non doveva finire così :(
Boh, questo capitolo però mi piaceva, spero anche a voi!
Baci Baci
werenotcool

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