CAPITOLO 23

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                 IMBARAZZO
L'inizio e il declino dell'amore li si avverte dall'imbarazzo che si scopre in noi nel trovarsi soli insieme.
Quel giorno fu il primo giorno in cui marinai scuola completamente. Non che fossi come un bambino o che dovessi giustificare chissà che. Saltare l'università era qualcosa che stava a noi decidere, una normale routine per molti dei miei compagni. Eppure mi ero riproposto di non saltare scuola se non strettamente necessario. Era la prima cosa che avevo promesso a mia madre quando le avevo espresso il mio desiderio di trasferirmi così lontano per seguire una buona università. Era il nostro, come chiamarlo, accordo. Ero esonerato solamente in caso fossi malato oppure nelle gite che mia madre organizzava un paio di volte l'anno per andare a trovare i parenti rimasti in Inghilterra.
Per rispetto nei confronti della mia cara madre, non avevo mai mancato scuola di nascosto, senza dirglielo.
Quel giorno però, uscendo di casa, non pensava al rispetto che provava per la madre ne ai suoi buoni propositi.
No, pensavo ad Harry ed al nostro meraviglioso bacio della sera prima. Pensavo anche a tutto ciò che quel bacio aveva comportato. Harry aveva ricambiato, certo, ma poi era stato beccato dallo stesso padre.
Fin'ora mi ero sporto solamente io. Proprio non me la sentivo di andare a scuola ed accorgermi che niente era cambiato, proprio come immaginavo.
Perciò presi l'autobus come tutti i giorni, ma invece di scendere alla fermata dell'università scesi due fermate prima. Abbastanza da non farmi vedere troppo in giro.
Appena sceso dell'autobus girai a destra, noncurante di dove sarei andato. Avvertii una vibrazione al mio telefono e mi fermai per vedere chi fosse. Spalancai gli occhi quando mi accorsi qual'era il nome che lampeggiava sul display e la buffa foto che seguiva. Mia madre.
Che avesse già scoperto tutto? Ma com'era possibile? Le lezioni non erano ancora neanche cominciate!
Mi guardai indietro nel vicolo, come se potessi davvero vedere mia madre spuntare da un momento all'altro, le mani sui fianchi e la voce burbera che mi rimproverava. Invece, proprio come ci si sarebbe dovuto spettare, non c'era. Non che non ci fosse anima viva in giro, certo, la strada era affollata già da prima mattina, ma nessuno che conoscessi in vista. Sorattutto, non mia madre.
Il mio telefono vivrò di nuovo, ma questa volta si interruppe subito. Era un messaggio, anch'esso di mia madre. Presi un respiro e lo aprii senza rimandare. Se avesse scoperto tuto, avrei fatto ancora in tempo ad inventarmi una qualche scusa.
"Rispondere al telefono mai? Sbadato! Ti sei scordato le chiavi, non tornare a casa prima delle sette o rimani chiuso fuori. Buona lezione" ed il messaggio si concludeva con una faccina che inviava il bacino. Tutto poteva essere tranne che un messaggio minatorio di una mamma che ha beccato il figlio a non andare a lezione. Emisi un sospiro di sollievo e non risposi. Ero così agitato che, se mi fosse arrivata un altra chiamata od un altro messaggio, avrei io stesso richiamato mia madre per rivelarle tutto. Gli errori di chi non è abituato a tenere nascosto le cose.
Volevo evitare di comportarmi in maniera sconsiderata, perciò spensi per sicurezza il telefono e lo richiusi nella borsa scacciando dietro i rimorsi. Finito ciò iniziai a riflettere su dove sarei potuto andare.
Vedendo i miei amici marinare scuola quando ancora abitavo in Inghilterra od i ragazzi dell'università saltare frequentemente le lezioni, avevo sempre pensato che non andare a lezione sarebbe stato esaltante. Dovetti malamente ricredermi che non era così.
Inanzituto: i rimorsi. Per qualcuno non abituato a mentire così, pensare di dover fingere di essere andato a scuola era terribile. Non è che avessi tanta paura di mia madre o della sua reazione, nonostante fossi terrorizzato dall'idea che potesse decidere di non pagare più la mia retta per l'università, ma era più una questione di rispetto. Non dicendole niente avevo mancato di rispetto a me, a lei e al nostro patto.
Oltre al pesetto che sentivo al cuore, si aggiungeva la noia. Non sapevo dove andare, ne cosa fare. Niall, Giada ed Harry erano tutti a lezione, inoltre erano il motivo per cui avevo deciso che mi serviva un giorno di relax.
Alla fine decisi di spostarmi al centro, scegliendo però di percorrere le strade più lunghe, godendomi a pieno tutto il percorso e la frenesia della mattina.
La gente camminava quasi senza guardarsi, senza fermarsi alle vetrine addobbate dei negozi che io continuavo ad ammirare. Nessuno parlava, ma riusciva ad esserci comunque confusione. Non di quella che mi faceva sentire male, erano solamente i classici rumori della città. Cercai di assorbirli tutti: il rumore della metro, i passi frenetici, le porte che si aprivano e chiudevano, gli squilli dei cellulari, la musica, le macchine, il vento. Sentire i rumori era l'unica distrazione che avevo in una giornata come questa.
Andai in giro per tutta la mattinata facendo avanti ed indietro per le strade principali del centro. Ormai rientravo sempre negli stessi negozi ed i commessi riconoscendomi mi squadravano.
"Perdita di tempo" mi sillabavano dietro. D'altronde,  avevano ragione. Non avevo soldi ne avrei comprato niente, entravo solo per divertirmi. Mi immaginavo come sarebbe stato se Niall fosse stato con me: avremmo trovato mille modi per far spazientire i commessi e farci cacciare! Invece, se fossi stato con Harry ci saremmo limitati a fare shopping e probabilmente lui con il suo buongusto avrebbe storto il naso ridendo a tutti i vestiti che gli avrei fatto vedere. Si, avrebbe storto il naso e poi mostrato quelle stupende fossette, magari lanciandomi qualche battuta. Ed io avrei riso e saremmo usciti ridendo dal negozio, mano nella mano...
Ma erano solamente tutte fantasie. Scossi la testa per riprendermi e lasciai stare l'ennesimo maglione che avevo tirato su con un aria malinconica.
"È in sconto" tentò di sedurmi la commessa, fraintendendo il mio sguardo triste.
"No, grazie" risposi. Se me lo fossi provato, ogni volta che avessi indossato il maglione mi sarebbe venuto in mente quella fantasia che non si sarebbe mai realizzata. Uscii dal negozio.
Mi serviva qualcuno che mi risollevasse di morale, perché ormai ero proprio a pezzi. La prospettiva di andare a scuola sembrava molto più invitante, ora che non ci ero andato. Scommettevo che il giorno dopo non mi sarebbe sembrato tutto ancora così facile.
Guardai l'ora e scoprii che era già passata la mezza. Capii subito dove andare, senza neanche che il mio stomaco me lo ricordasse brontolando.
Entrai nella pizzeria di Giada senza pensarci due volte.
        PZZZZZZ
Mi sa di problemi qui...!!
Ma il prossimo capitolo sarà dolcissimo, perciò scusate questo capitolo un pó così...
Aggiorno da scuola durante ed fisica
Baci Baci
werenotcool

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