Chapter 7 - So Tell Me When It Kicks In

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Ci tenevo a dire che sono mortificata per il ritardo. Spero che a causa dell'assenza nessuno abbia smesso di seguire la storia, anzi, se vi piace consigliatela ai vostri amici, perché più vedo che vi piace più sono spronata a scriverla. Io ci tengo molto, anche se non sembra, perché è l'unico posto dove posso far scorrere la mia vena creativa. Vorrei solo che le mie speranze non siano deludenti.

Grazie, buona lettura.




Un battito.

Un respiro.

I muscoli si tendono sotto la pressione delle catene.

Come se fosse appena ritornata a galla dopo una lunga immersione, Rachel sgranò gli occhi e aprì la bocca, cercando di riprendere fiato. Il suo respiro pesante era udibile a chiunque fosse intorno a lei, solo che lei non vedeva cosa c'era intorno a lei. L'unica cosa che sentiva erano anelli d'acciaio che le stringevano polsi e caviglie. Sentiva le braccia staccarsi dal resto del corpo; il muro alle sue spalle era freddo e di pietra, per niente confortevole. Cercò di compiere dei movimenti ma si accorse che i suoi piedi non toccavano terra: era letteralmente appesa alla parete.

Cercò di rimettere in fretta i pezzi dell'accaduto. Era in stanza, Ed era uscito da un quarto d'ora, forse... E poi dolore, solo dolore. Ecco cosa ricordava.

Non aveva la minima idea di dove si trovasse, non vedeva nulla; era completamente immersa nell'oscurità. La respirazione non tornava normale, anche per via della sua posizione poco comoda.
Con sé non aveva la bacchetta, era disarmata e intrappolata chissà dove. Cosa era quel posto? Dove era? Che ore erano? Chi ce l'aveva portata?
Un brivido sinistro le percorse tutto il corpo, facendo tintinnare le catene sulla pietra.

Solo in quel momento si accorse di una presenza accanto a lei.
Poco distante dal suo corpo, qualcun altro stava lentamente cercando di sopravvivere a quella tortura. Qualcun altro aveva notato le catene che cingevano gli arti.
Un'imprecazione.
Una voce.
Un ragazzo dai capelli rossi.

"Ed?" Bisbigliò la ragazza.
"Rachel?" Rispose l'altro.
"Cosa sta succedendo? Dove siamo?" Domandò la rossa, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto la risposta che desiderava sentire.
"Non lo so."
Silenzio.
"Sangue." Disse Ed.
"Cosa?"
"Sangue. Sento del sangue scorrermi lungo il braccio." Spiegò, stranamente calmo.
"È il braccio della ferit-"
"Sì, quello."
"Va tutto bene?" Chiese lei.
"Dimmi che è una domanda trabocchetto, ti prego; o che stai scherzando. Non puoi chiedermi una cosa del genere mentre siamo appesi come salami in una stanza letteralmente nera."
"Scusa" pronunciò la ragazza, non avendo voglia di litigare.
"Hai la bacchetta?" Chiese quindi.
"Sì, sai, sono un mago."
"Stupido, intendo qui, adesso." Chiarì Rachel un po' scocciata dal comportamento dell'amico. Anche se era abituata al suo atteggiamento sarcastico in momenti difficili, in quel momento non si sentiva in vena di essere presa in giro.
"Non scaldarti, comunque sì. È dentro i pantaloni."
"Non riesci a prenderla?"
"Sai, se c'è una cosa in cui boccio sempre agli addestramenti, è proprio fare gli addominali. Non riesco a fare acrobazie. E poi non ci arriverei comunque, le catene ai piedi sono troppo strette e corte."
"Merda."
"E tu invece? Non hai il recettore magico al polso?"
"Non funziona qua dentro, deve esserci un campo di forza o qualcosa di simile, che non permette l'utilizzo di strumenti magici."
"Okay, siamo spacciati."
La rossa si fece male battendo la testa sul muro dietro di lei, è iniziò a prendere anche lei in considerazione l'idea che sarebbe morta legata a delle catene, dopo aver passato la propria adolescenza a salvare il mondo magico nell'ombra. Mai le era capitato di trovarsi in una situazione così. È vero, da sempre il Marchio Nero le aveva dato dei problemi, ma mai aveva avuto una ferita magica in grado di stordirla. Era tutto un incubo, un grande, minaccioso incubo, senza via di uscita.

POSSESSED || L.S. || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora