Chapter 17 - Wolves

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La sensazione che ebbe Rachel quando si sentì sollevare da terra fu simile a quella di volare, proprio come quando cavalcava un manico di scopa, solo meno gradevole.
Nell'istante in cui realizzò di essere caduta in una trappola, era già troppo tardi; in quel momento era rinchiusa in una rete di rami intrecciati tra loro che le lasciava intravedere solo quadrati dello spazio circostante. La 'prigione' in cui era rinchiusa, non consisteva in niente di particolare: una rete nascosta nelle frasche del bosco al livello del suolo, e quando la preda desiderata si trovava sopra la zona coperta dalla rete, essa veniva tirata su manualmente attraverso una corda che passava sopra un forte e alto ramo, chiudendosi ai quattro angoli e formando un fagotto.
Geniale. Ammise la ragazza esaminando la tecnica di intreccio e la resistenza della rete.
Ma non troppo. Aggiunse poi con un sorriso vagamente beffardo, sfilando la bacchetta dalla veste e puntandola verso una parte della trappola. Cercò di bucare la rete con un Incantesimo d'Incendio, ma la rete nemmeno si graffiò, e sembrò inglobare l'energia dell'incantesimo, neutralizzandolo.
Effettivamente è geniale. Ammise di nuovo mettendo via la bacchetta.
Si sedette, iniziando a escogitare un piano che le permettesse di liberarsi. La rete era sicuramente stregata, oppure la pianta da cui era stata ricavata era immune alla magia. In qualunque caso, la bacchetta non poteva aiutarla. Pensava da molto, ma le era venuta in mente solo un'idea che, anche se non spettacolare, poteva aiutare. Rachel esitò un attimo, ma si ricordò che non conosceva altro modo.

"AIUTO" Urlò senza grazia.
"Rachel?" Una voce vicina a lei, e sembrava anche alla stessa altitudine. Era maschile, bassa e un po' roca.
"Harry!" Esclamò un poco rincuorata.
"Styles? Redwood?" Chiamò un'altra voce, femminile stavolta.
"Sofia!" La riconobbero i due Grifondoro.
"Sapevo che non potevo fidarmi di voi, è passata una notte e ci hanno già catturati."
"Riesci a rompere le palle anche quando sei dentro una trappola?"
"Riuscite a litigare anche in una situazione del genere?" S'intromise il riccio.
"Ha cominciato lei -si giustificò Rachel- e dato che si crede tanto superiore, saprà anche chi ci ha catturati, giusto?"
"Se non chiudi quella bocca m'insonorizzo la rete." Si lamentò Sofia.
"Oh Dio." Esasperò Harry.
"Per la prima volta siamo d'accordo su qualcosa!" replicò la rossa.
"Ragazze la smettiamo?" Le riprese il ragazzo ancora una volta.
Per un attimo tutti e tre i ragazzi si zittirono, accorgendosi del fatto che non erano più fermi ma che, seppur ancora in aria, le loro reti si stavano muovendo, e con esse anche loro.
Rumore di passi che affondavano nel suolo umido e fangoso che caratterizzava quella zona della Foresta.
Non sapevano dove e nemmeno come, ma qualcuno li stava spostando e loro erano ancora rinchiusi nelle trappole, senza riuscire a scorgere niente dai buchi delle rete da cui passava l'aria.
"Dobbiamo scappare."
"Redwood e le intuizioni geniali" La canzonò la bruna.
"Se mai usciremo vivi da qui, ti darò tante di quelle botte che ti faccio dimenticare chi sei."
"Harry!" Disse Sofia con una finta voce innocente.
"Rachel!" Disse lui con tono molto arrabbiato.
"Harry!" Disse allora la rossa offesa dal fatto che si alleasse con la Serpeverde.
Rachel non ebbe tempo di aggiungere altro che le loro trappole si aprirono da sotto, lasciandoli precipitare per terra. La caduta fu leggermente attenuata dal terreno ricoperto di muschio spugnoso, ma questo non evitò ai ragazzi una bella dose di lividi sul didietro.
Ma non c'era tempo di controllare tutte le ossa, perché appena sollevarono lo sguardo, li attendeva un cerchio di persone che li circondava. Non c'era via di scampo. Nel silenzio della situazione, tutti e tre posarono gli occhi sugli sconosciuti, che, non sembravano in vena di voler parlare amichevolmente del Campionato di Quidditch e bere allegramente una burrobirra. Erano una trentina di esseri umani, vestiti di stracci sporchi di terra e sangue, e Rachel giurò di aver sentito nell'aria anche un vago odore di putrefazione. C'erano uomini e donne, di qualsiasi età; alcuni avevano probabilmente solo qualche anno in più di loro, mentre altri mostravano anche più di una sessantina d' anni. Le loro facce mostravano un'espressione a dir poco furiosa, eppure nessuno dei tre aveva idea di chi fossero e del motivo per cui ce l'avessero con loro a tal punto da catturarli.
Harry fece un passo avanti, verso un uomo grosso dalla folta barba scura, che il ragazzo identificò come il capo, dopo aver ricevuto una leggera gomitata dall'amica dai capelli rossi ancora a fianco a lui.
"Salve. Io sono Har-"
"Non mi interessa sapere chi sei tu e le tue amiche." Ruggì l'uomo senza una punta cortesia.
"Cosa volete da noi?" Chiese allora Harry freddo e andando dritto al punto, nel tentativo di non far trasparire neanche un briciolo della sensazione di panico che gli si stava formando nello stomaco.
Dei mormorii si levarono tra le persone ancora in cerchio.
Negli occhi dell'uomo passò un'espressione di stupore per ciò che il riccio aveva chiesto, ma immediatamente nel suo sguardo tornò a non esserci niente oltre alla rabbia.
"La scorsa notte, a nord di dove ci troviamo ora, molti nostri compagni sono stati feriti mentre correvano nella Foresta, e uno di loro è... morto. Chi dei nostri ricorda qualcosa dice che a farli del male sono stati esseri come... voi." Sillabò l'ultima parola con tono disgustato.
"Come noi?" Ripeté stranita Rachel che, apparentemente, non aveva afferrato il concetto.
"Maghi." Sputò un uomo alla loro sinistra, più ansiano del primo, rinsecchito e con la barba grigia. Era così magro che aveva bisogno di un bastone per camminare.
Altri sussurri non esitarono ad alzarsi quando il vecchio pronunciò quella parola. Tutti lanciavano delle occhiate cariche di odio e timore verso i tre maghi, mentre bisbigliavano qualcosa all'orecchio di quello accanto, che li guardava nello stesso modo.
"Le posso giurare che non siamo stati noi." Si affrettò a dire il riccio.
"Silenzio!" Disse l'uomo con voce più alta per calmare i mormorii sempre più forti. Poi tornò a concentrarsi su i tre ragazzi.
"Non girano molti maghi per la Foresta Proibita, ma voi siete qui."
"E voi? Non siete maghi?" Li attaccò Sofia.
Seguirono alcuni secondi di silenzio generale. Adesso tutti gli occhi erano puntati sulla bruna.
"Come si permette di paragonarsi a noi?" Sentì bisbigliare Rachel alle sue spalle.
"Noi -rispose l'uomo gonfiando il petto- siamo lupi mannari."
Rachel e Harry socchiusero la bocca sbalorditi mentre Sofia restò impassibile, come al solito.
"E il codice del nostro branco dice che chi osa ferire o uccidere un compagno, verrà ripagato con la stessa moneta."
"Ma non siamo stai noi!" Esclamò Rachel, infuriata per l'inflessibilità del capo.
"Portateli via." Aggiunse poi l'uomo, ignorando la replica della rossa.
"Non è giusto! Non c'entriamo nulla!" Gridò ancora la Grifondoro senza darsi per vinta, mentre alcune persone li legavano le mani dietro la schiena.
"E staccati tu" Sbottò mollando un calcio al tizio che tentò di cingerle i polsi. L'uomo cadde a terra tenendosi la caviglia, urlava di dolore.
"Togliti cagnaccio." Disse in modo rude Sofia comportandosi come Rachel.
Le ragazze recuperarono le bacchette che avevano cercato di sottrarle mentre le legavano.
"Forza ragazzi scappiamo!" Esclamò la rossa correndo a perdifiato nella Foresta. Iniziò a darsela a gambe scomparendo dentro l'intricata vegetazione, con il solo obiettivo di seminare quei pazzi. Dietro di lei sentiva i passi di Sofia che la seguiva a ruota e solo dopo qualche centinaia di metri si fermarono, nessuno le rincorreva.
Rachel cadde a sedere stremata e si girò verso i suoi amici. O almeno così pensava.
"Dove è Harry?" Domandò riscattando in piedi senza preoccuparsi del fiatone o del dolore dei muscoli delle gambe.
Sofia si girò e spalancò gli occhi.
"Non... Non si è liberato."
"E non ci siamo nemmeno poste il problema!" Si disperò Rachel in preda al panico.
"Ecco perché nessuno... ci seguiva" Disse ancora con il fiato corto la bruna, mentre osservava l'altra camminare avanti e indietro.
"Sanno che torneremo." Realizzò la rossa completando i pensieri di Sofia.
"Cosa abbiamo combinato... Harry è diventato un'esca... E se lo uccidono? Come facciamo? dobbiamo tornare là immediatam-" Già aveva iniziato a correre, quando Sofia la bloccò per un braccio.
"Cosa vuoi?"
"Non andremo in contro alla morte solo perché qualcuno qui vuole fare l'eroe, mi spiego?"
"Io non voglio fare l'er-" cercò di ribattere Rachel.
"Andremo domani, con un piano. Stasera non lo uccideranno. Sanno che non torneremmo altrimenti."
La rossa rimase interdetta tra ribattere o scoppiare a piangere, ma non fece nessuna delle due cose; erano entrambe controproducenti.
Con uno scossone tolse il braccio dalla fastidiosa presa di Sofia. Dandole le spalle con le mani sui fianchi, mentre tratteneva le lacrime guardando in alto, sussurrò un "d'accordo", sufficiente a farle scappare un singhiozzo. Se avessero fatto del male ad Harry, non se lo sarebbe mai perdonato. Come avrebbe potuto? Lei aveva insistito così tanto per partire, e lui era stato così contrario; se lo avessero ucciso, Rachel avrebbe ottenuto la punizione che meritava per aver disubbidito a tutti per inseguire due ragazzi scomparsi nell'ombra. Una punizione eterna, che poteva comprendere non rivedere mai più nessuno dei suoi migliori amici. Avrebbe così buttato al vento anni e anni di addestramento, anni in cui tutti e quattro avevano cercato di ricostruirsi una vita partendo dalle macerie delle loro disastrose famiglie. Tutto per colpa sua. Iniziava a rimpiangere l'idea della ricerca. Adesso potevano essere ad Hogwarts, al sicuro nella loro camera, a studiare e comportarsi come qualsiasi altro studente della scuola. Non sapeva proprio cosa sarebbe successo se avesse scoperto che Harry, non c'era più.

POSSESSED || L.S. || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora