Chapter 12 - Spaces

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La spiegazione della mia assenza è scritta a fine capitolo nello soazio scrittrice.
Scusate l'assenza, buona lettura. xx



Ci viene sempre detto che l'amore non può durare per sempre, ma ci sono molte volte in cui accade il contrario. Le persone possono lasciarsi, e continuare la loro vita su due strade diverse, per non rivedersi mai più, ma possono anche vivere felici insieme per il resto dei loro giorni, innamorati.

Il dolore e la solitudine, invece?
Se l'amore non può durare tutta la vita, anche il dolore ad un certo punto svanirà?
Tutti trovano qualcuno da amare e dal quale essere amati? Nessuno alla fine resta solo e triste?

Il lieto fine esiste per tutti?

Rachel non lo sapeva, non aveva la risposta nemmeno a una delle domande che si poneva continuamente; non aveva nessuna certezza a cui aggrapparsi, nessun punto di riferimento su cui fare affidamento. Forse per la prima volta nella sua vita era veramente sola. Ovviamente aveva ancora Louis, Harry, Gaia e gli altri, ma ciò che dettava la sua sensazione di solitudine era il fatto che nessuno potesse capirla fino infondo. Se aveva dei problemi, che fossero di scarsa o rilevante importanza, Rachel sapeva di potersi rivolgere ad Ed, solo che, stavolta, il problema era proprio lui.
Ogni volta che la ragazza ripensava a ciò che aveva provato baciando il suo migliore amico, sentiva ripetutamente le farfalle nello stomaco e il bisogno di averlo vicino. Questi sentimenti, mescolati al dolore e al rancore, non portavano a niente di produttivo. O di buono.

Il tempo scorreva anche se pareva essersi fermato, fuori dicembre aveva portato il cielo coperto e molto freddo, gli spifferi del vecchio edificio che ospitava la scuola non riscaldavano l'ambiente.
I camini delle Sale Comuni erano accesi fin dalle prime luci dell'alba, e venivano spenti solo a tarda notte, cercando di riscaldare i dormitori per quanto fosse possibile.
Harry erano decisamente il più freddoloso del gruppo, da sempre. Un berretto, due sciarpe, due maglioni e tre paia di calzini solo per stare in classe. Molto spesso infatti, si rifiutava di uscire. Louis lo prendeva in giro, ed ogni anno si faceva grandi risate d'inverno osservando il suo amico lottare contro il gelo.

"... Sbaglio o indossi due pantaloni?" Domandò quella mattina Louis mentre seguiva con lo sguardo i movimenti goffi del riccio, che cercava di mettersi comodo sulla panca dei Grifondoro nella Sala Grande.
"Shh, sta zitto Lou."
"Dai Harry, sei indecente. Sono i pantaloni del pigiama?"
"Evita. Di. Commentare." Rispose a scatti, bevendo una tazza di té fumante, che cercava di reggere con le mani tremolanti. Da quando Louis si era avvelenato, Harry faceva molta attenzione a prepararsi da solo ciò che beveva o mangiava, era diventato quasi paranoico. Ma cosa ancora più importante, non era ancora riuscito a intraprendere il discorso che aveva pensato con Niall, sul motivo per cui il suo migliore amico avesse avvelenato la bevanda che aveva bevuto.
Semplicemente, non voleva litigare. Ne aveva abbastanza di discutere, con tutti, e l'idea di stare altro tempo senza di lui non lo attizzava.
Quindi, avrebbe aspettato un po'. O forse sarebbe rimasto con questo dubbio.
"Dove vai adesso?" Lo richiamò il liscio mentre si alzava da tavola.
Harry, che aveva già iniziato a camminare verso l'uscita, si girò verso l'amico e roteò gli occhi, a disagio, prima di avvicinarsi a lui e dirgli a denti stretti: "vado a prendere i guanti."
"Ma ne hai già un paio."
Harry gli lanciò un'occhiata di fuoco. Il che era abbastanza divertente, visto il freddo che aveva.
"Non. Mi. Bastano."
Il Serpeverde scoppiò in una sonora risata piegando leggermente la testa indietro, attirando molti sguardi su entrambi. Per un attimo il riccio si dimenticò dell'imbarazzo e del rancore verso il suo migliore amico, rapito dalla bellezza di quest'ultimo mentre rideva. Una risata che rimbomba nella testa e ti scalda il cuore, e Harry era semplicemente in balia di quel suono melodioso.
Le rotelle del suo cervello ripresero a girare solo quando notò i Serpeverde intorno al suo Louis
Mio Louis? Mio? Ti prego Harry,
A Louis che gli battevano il cinque e lo lodavano. Probabilmente pensavano che lo stesse prendendo in giro per il suo abbigliamento, ma era abituato a questo trattamento: d'altra parte, i Serpeverde erano famosi per la loro puzza sotto il naso, ma fortunatamente Louis non era come loro; il mistero di Louis in quella casa non era ancora stato svelato, sembrava non ci fosse soluzione, ma solo un grande errore del Cappello Parlante.
Il piccolo notò che il suo amico, ancora intento a ricevere i complimenti dai suoi compagni di Casa, gli stava mimando con le labbra la parola 'esci'.
Harry fece come gli era stato detto, e, dopo essere uscito, attaccò le spalle al muro e così rimase.
Pochi minuti dopo, arrivò Louis, non molto contento.
"Scusa Harry, scusa."
Fu il turno del riccio di ridere.
"Piantala di avere quell'aria da cane bastonato, è tutto ok."
"Non è tutto ok, io non voglio che loro ti prendano in giro."
"Lou non mi interessa ciò che pensano, sono solo un branco di arroganti."
Louis lo abbracciò di getto, come se le parole di Harry non le avesse nemmeno sentite.
"Ti accompagno a prendere i guanti." Gli mormorò sulla sua spalla.
Spiaccicato al muro, Harry sentiva le sue guance, anzi, tutto il corpo, andare a fuoco: era letteralmente la fetta di prosciutto tra due pezzi di pane. Ma non era quello a provocargli quel calore improvviso, bensì il gesto del suo amico, che non si era ancora staccato, e continuava ad abbracciarlo con forza. Quasi sentiva il suo sconforto.
"Credimi. -disse guardando fisso davanti a sé e deglutendo.- Non ne ho più bisogno."

POSSESSED || L.S. || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora