Capitolo 1

19.2K 327 39
                                    

Le mie valige erano li ai piedi del letto ormai pronte per essere portate via.

Seduta sul mio letto guardavo la mia stanza ormai spoglia delle mie cose, sembra che rispecchi lo stato della mia anime.

Mi accorsi di star piangendo solo quando le gocce delle mie lacrime caddero sul materasso macchiandolo.

Senti bussare alla porta, e siccome era aperta viso subito chi era.

Un moto di rabbia montò in me quando vidi il viso di mio padre far capolino dalla porta.

-piccola e arrivato- disse lui con voce piccola.

-non chiamarmi piccola. Non sono più la tua piccola, non lo sono più da una settimana ormai , da quando hai firmato quel maledetto contratto, quel contratto con cui hai strappato tutti i miei sogni, quello con cui mi hai resa schiava di un suono che non so nemmeno chi sia. Quindi per me non sei più un padre, perché barattate una figlia per un po di denaro non é un comportamento da padre, ora se permetti devo andare-

Detto questo presi la valigia ed uscì dalla mia stanza dirigendomi al piano inferiore , per poi arrivare davanti al portone di ingresso ed uscire.

L'aria fredda di dicembre entrò in contatto con la mia belle facendomi percorrere il corpo da brividi.

Il cielo di Los Angeles era particolarmente grigio quella mattina.

I nuvoloni neri che coprivano il cielo limpido promettevano pioggia a catinelle.

Sembrava che il cielo in quel momento rispecchiasse il mio stato d'animo, anche lui come me era triste, e pronto ad esplodere con me in un pianto liberatorio.

Davanti in cancello di casa mia c'era un Audi nera A1 con tanto di autista.

Quell'uomo metteva paura sembrava uscito da un film di guerra, Era alto all'incirca due metri, era molto muscoloso (lo si capiva subito visto che il completo nero che portava gli fasciava il corpo in modo perfetto) poteva avere quarant'anni non di più.

Mi avvicinati titubante all'auto trascinando la mia valigia con me( e un trolley).

Arrivata alla macchina quel energumeno so avvicinò a me e mi aprì la portiera dell'auto.

Poi ripose la mia valigia nel vano posteriore dell'auto, per poi entrare in auto e mettersi al posto di Guida, e la macchina parti portandomi verso la mia nuova vita.

Il traggito in auto fu silenzioso, e incredibilmente noioso, visto che kin Kong (così l'ho soprannominato) stava ascoltando l'opera, per lo più era in italiano come cavolo faceva a piacergli bo.

Dopo un ora di macchina arrivammo davanti ad una bellissima villa bianca.

Non era molto grande, erano solo due piani, ma faceva comunque un certo effetto.

L'autista mi scortò in casa insieme al bagaglio, e poi mi guardò negli occhi.

Il suo sguardò si addolcì,e le sue parole mi trapassarono l'anima

-mi dispiace per te , e per l'orrendo destino a cui stai andando in contro, sei così giovane tu, non sei come le altre-
Si bloccò quando sentì un rumore proveniente dal piano di sopra.

-che significa che non sono come le altre- chiesi sentendo le lacrime che mi pizzicavano gli occhi.

Ma lui non rispose girò le spalle ed uscì di casa, mentre le sue parole rimbombavano nelle mia testa facendo crescere la mia paura.

Mi persi un po ad esamire la casa dal suo interno, di fronte a e c'era in salotto-cucina che rispecchiava un po l'800.

Un rumore di passi mi distrasse dalla mia analisi, e mi girai per incontrare due occhi color oceano, che si scontrarono con i miei color ghiaccio.

Era bellissimo, aveva solo dei panatoloni della tuta che gli fasciavano i fianchi in modo perfetto.

Era a petto nudo, e potevo intravede la sua tartaruga ben scolpita sull'addome.

I capelli nero corvino era leggermente bagnati, segno che era appena uscito dalla doccia.

Cominciò a squadrarmi dalla testa ai piedi, in modo insistente.

Cominciai a farmi venire un po di complessi visto che so di non essere bella in confronto a lui.

Io sono molto bassa, sono alta 1:65, e ho i capelli biondi con sfumature blu sulle punte.

Il mio corpo non e molto magro ma un po pieno ed abbastanza formoso.

- tu saresti Hope- il suo tono era quasi schifato, lo sapevo non gli piaccio.

- si sono io- risposi cercando di cacciare in dietro le lacrime.

- ma sei una mocciosa- quasi urlò

- non sono una mocciosa ho 18 anni- riaposi a tono.

-non usare quel tono con me ragazzina, perché tu non sai chi sono io- disse con un sorrisetto sghembo.

- si lo so chi é lei e l'uomo che mi ha tolto la libertà facendo quel dannato patto con mio padre, e un bastardo che non é capace nemmeno di trovarsi una donna, e allora se la trova con un contratto- appena finiti di parlare un forte schiaffo mi arrivò sulla guancia facendomi cadere a terra.

- non permetterti più di parlrmi cosí, da ora in poi esigo che tu mi porti rispetto, e che tu soddisfi ogni mio desidero- disse con voce bassa e roca.

- e perché dovrei farlo-chiesi stizzita io.

- Perché da oggi in poi io sono il tuo padrone-

Ed eccomi con una nuova storia, voi direte ma questa scrive sempre storie tra dominatore e sottomessa? Be la risposta e si perché mi loace questo genere.

Comunque vi piace il primo capitolo commentate.

Schiava su contratto(#wattys 2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora