capitolo 8

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E bello pensare che dopo aver subito un ingiustizia, una tortura si possa finalmente avere un po di felicità.

Ma non fu così, la vita c'è l'aveva con me, proprio quando sembrava andare tutto per il meglio e successo l'irreparabile.

Mi ritrovo qui da sola in un letto di ospedale dopo aver avuto la bruttissima notizia di non poter più avere figli.

Mentre cade lacrime cadevano dal mio viso, i ricordi di quella notte tornarono più vividi che mai nella mia memoria.

Flash back
Positivo il test che a cameriera mi aveva comprato di nascosto era positivo.

Stavo per avere un bambino, un bambino dall'uomo che amo, il mio sogno piú grande sta per realizzarsi.

Non volevo ancora dirlo a christian, non sapevo come l'avrebbe presa, ma penso che dopo aver fatto l'amore sarà tutto molto più facile.

Infatti ora mi trovo giù nella sua stanza rosso nera, nuda sul suo letto, mentre lo apsettavo.

Gli avevo lasciato un postit con il quale gli chiedevo di raggiungermi già nudo.

Mentre lo aspettavo cominciai ad immaginare un bellissimo bambino, dai capelli nero corvino, e gli occhi grigi che correva per casa inseguito dal papà.

Me lo immaginavo piangere per essersi fatto male, per poi correre da me per farsi coccolare.

Me lo immaginavo il primo giorno di scuola, e già riuscivo a vedere tutte le bambine che gli facevano la corte.

E lui che aveva lo stesso carattere del padre faceva il tenebroso, e le ignorava facendole invaghire di lui ancora di più.

Il rumore di quei passi che ormai conoscevo bene cominciarono a rimbombare da una parete all'altra della stanza.

Mi aspettavo di vederlo con il suo sololito sorriso malizioso in volto, gli occhi pieni di desiderio, e perfettamente nudo.

Invece no era li davanti a me perfettamente vestito, il suo volto era una maschera dura e ferea.

Il suo sguardo incuteva timore, infatti tutti i miei sensi si misero in allerta, scariche di brividi cominciarono ad attraversarmi il corpo, ma non erano brividi di piacere erano di terrore.

-cos'è questa storia del test di gravidanza, per lo più alle mie spalle- il suo tono di voce era calmo, ma freddo e distaccato.

- h-ho avu-to un-un ri-tardo e un po di nausea, in questa settimana e-e ho pe-nsato di fa-farlo, ma chi te l'ha de-tto- la mia voce tremava come il mio corpo consapevole che quello che stava per accadere era qualcosa di terribile.

-Marta mi ha fatto gli auguri dicendomi che stavo per avere un bambino, ora il test e positivo o negativo- chiese.

- e-e-po-posi-tivo- disse mentre le lacrime mi uscivano dagli occhi.

Il suo sguardo si fece furioso, e la furia si impossessò di lui.

-devi abortire- mi ringhio contro, la lacrime smisero di uscire dai miei occhi, e la rabbia montò anche in me.

-io non uccido mio figlio- gli urlai contro scendendo dal letto.

-allora lo farò io- non ebbi il tempo di capire il significato della frase, che provai un forte dolore alla testa, e mi trovai per terra.

Il bastardo mi aveva presa per i capelli, e mi aveva sbattuta per terra, mentre mi trascinava nella parte nera della stanza.

Mi lasciò non appena arrivammo vicino al muro dipinto di nero, e io caddi al suolo completamente sdraiata.

Vidi i suoi piedi davanti ai miei occhi, e vicino ad essi c'era l'estremità della cintura di cuoio che già aveva usato su di me una volta.

I suoi piedi si spostarono dalla mia faccia, e si fermarono davanti al mio ventre.

Capí subito le sue intenzioni, e mi rannichiai su mestessa portando le braccia attorno al mio ventre per proteggere il mio fagottino.

Ma lui bastardo com'era si spostò dal mio fianco ad andò a prendere una corda dall'altro della stanza.

Quando tornò lui provò ad immobilizzarmi le braccia e le gambe.

Dopo vari tentavi mi ritovai con le mani legate al muro, e le mie gambe erano legate unite da una corda più lunga che lui tenava in mano.

Ripresa la cinta in mano, cominciò a scagliare colpi sul mio ventre con tanta durezza con tanta forza, che la pella si lacerò, e rivoli di sangue cominciarono ad uscire dal mio ventre.

Ma le mie lacrime divennero copiose quando sentì un fitta lancinante all'altezza dell'utero, e un liquodo uscì dal mio sesso.

La dolorosa consapevolezza che mio figlio non c'era più mi portarono in uno stato di shock.

Fine flashback

Solo dopo essere arrivata qui scopri di essere stata anche violentata, e l'ha fatto in modo talmente violento che mi aveva lacerato dall'interno, togliendomi la possobilità di diventare madre.

Senti bussare alla porta e vidi il medico entrare.

-Allora signorina Salliman sta meglio?- chiese quel adorabile vecchietto.

- fisicamente bene, ma e dentro che sto male- dissi cercando di trattenere le lacrime.

- vedrai che col tempo passerà, ora ti dimettiamo, e potrai tornare da tuo padre d'accordo-

- si- fisso facendo un debole sorriso.

Due ore dopo ero su un taxi che non mi stava riportando a casa, ma verso una nuova, con una nuova me.

Schiava su contratto(#wattys 2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora