capitolo 9

8.7K 211 4
                                    

E da ormai una settimana che mi trovo in Italia, sono andata via dall'America non volevo che nessuno mi potesse rintracciare.

Per fortuna avevo una zia che abitava a Roma così mi sono fatta ospitare da lei, e siccome non sopporta mio padre ha deciso per fortuna di aiutarmi.

Come ogni giorno sono davanti la fontana di Trevi con il solito centesimo fra le mani, e il solito desiderio "Poter avere bambini"

Anche se non penso si avveri facilmente visto che i bambini si fanno un due e io sono sola, a crogiolarmi nel mio dolore.

Lui non mi ha mai cercata, ma cosa potevo aspettarmi da uno stronzo che ha ucciso suo figlio.

Anche se avesse voluto riallacciare ogni tipo di rapporto con me, lo avrei mandato al diavolo senza troppi complimenti.

Ma la verità, e che io nella mia stupidità lo amo ancora, lo so e da pazzi amare un uomo che prima ti ha messo su un piedistallo, e poi ti ha fatto appezzi senza preoccuparsi di raccogliere i cocci, lasciandoli al loro destino.

Forse quei cocci avrebbero trovato qualcuno che con un po di colla,  tanto amore li avrebbe rimessi insime, o forse sarebbero rimasti cocci per sempre.

Pov Christian

La luce del mattino filtrava dalla finestra arrivando dritto sul mio viso facendomi mugolare infastidito.

Provai a muovermi ma la presenza di un altro corpo avvinghiato al mio non me ne diede la possibilità.

Aprì di scatto gli occhi, accorgendomi che la mia routine che va avanti da una settimana, non é cambiata.

C'è una donna nel mio letto, che sicuramente mi sono scopato stanotte, anche se non ricordo nulla visto che ero ubriaco.

E già e questa la mia routine ormai, feste, alcool, e sesso tanto sesso. 

Cerco di riempire il vuoto che lei ha lasciato nella mia e incolmabile.

Non riesco a vivere senza il suo sorriso, senza la musica dolce che era la sua risata, non riesco a vivere senza vedere quei suoi occhi pieni di vita e allegria.

Quegli occhi che io da maledetto coglione quale sono ho riempito di lacrime, ma soprattutto a quegli occhi ho tolto la vita.

Ormai sono due pozze di grigio inespressivo, e non posso far nulla per far tornare le cose come stanno.

Ho ucciso mio figlio, un figlio veramente mio, non uno di quelli accollatomi per spillarmi dei soldi, ma uno del mio stesso sangue.

Cominciò a sentirmi gli occhi pizzicare, stavo per piangere, erano anni che non lo facevo, ma in quel momento non c'è a feci a trattenerle, quindi le lasciai scivolare lungo le mie guancie in un pianto silenzioso.

Pov Hope

Stavo tornando a casa, quando mi scontri contro qualcuno, alzai gli occhi per vedere chi era l'imbecille che mi era venuto addosso, e davanti a me vidi John il fratello di quel miserabile.

-guarda un po chi ha portato il gatto, ciao bambolina- disse con un ghigno stampato in faccia.

Non risposi, e continuai a camminare,ma la mia fuga fu corta perché lo stronzo mi bloccò per un braccio, e mi fece scontrare contro il suo petto.

- non scappare o potrei dire ha Cris dove sei- il suo tono di voce non era affatto rassicurante.

- non lo faresti, e poi comunque non ci guadagneresti nulla lui a me non ci tiene neanche un po- disse cercando di trattenere le lacrime.

- bene quando e così posso averti tutta per me- disse stringendomi forte verso il suo corpo.

Cercai di divincolarmi ma fu inutile - lasciami- gridai mentre cercavo di uscire da quella soffocante morsa che mi teneva imprigionata accanto a lui.

- no ora sarai mia e fidati ti piacere-

- non sarò mai tua ora lasciami o giuro che mi metto a gridare a squarcia gola- lo vidi fare un ghigno e poi lo sentí dire.

- pensi che questo sia un incontro casuale?- non ebbi il tempo di capire cosa significasse la sua domanda, perché sentí qualcosa pozzicarmi il braccio.

Pochi secondi dopo ero caduta senza sapere come tra le braccia di Morfeo.

Schiava su contratto(#wattys 2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora