Capitolo 2

270 21 4
                                    

Ci stiamo avviamo verso l'infermiera con passo veloce.

Piero sta trascinando Gian verso la saletta dove posso medicarlo.

La verita? Sto entrando in panico.

Dovrò suturargli la testa con almeno cinque punti visto la lunghezza della cicatrice e non mi sento tranquilla.

Cerco di ricordarmi passo per passo le lezioni del professore chirurgo Ettore Danieli, ma con l'ansia che ho addosso potrei svenire anche io in questo momento.

Il ragazzo con il pizzetto se ne accorge e mi rivolge uno sguardo rassicurante accompagnato da una pacca sulla mia spalla "Tranquilla" mi dice.

Tranquilla?

Si certo.

Sarei tranquilla se dovessi ricucire una semplice cavia da laboratorio, ma è la testa di una persona che devo ricucire.

Entriamo nella sala dell'infermiera e spero di trovare qualcuno che faccia il lavoro al posto mio. 

Come se io avessi mai avuto fortuna.

Non c'è nessuno.

I due ragazzi fanno stendere Gianluca sul lettino mentre si lamenta per il dolore continuo. "Allora cominciamo no?" dice il ragazzo con gli occhiali.

Deglutisco, mi sento una deficente...

Perché mi sono fatta avanti?

Lo avrebbero portato all'ospedale dove sarebbe stato curato in modo professionale invece d affidarsi a una laureanda di terzo anno.

Idiota!  "Sei sicura di farcela?" chiede ancora agitato il ragazzo con gli occhiali. 

"Piè sta zitto, la fai agitare e deve concentrarsi" si intromette l'altro.

Ringrazio mentalmente il ragazzo col pizzetto, in effetti ho bisogno di stare calma. "ODDIO FATE IN FRETTA" si lamenta il Gianluca sul lettino sospirando dal dolore. 

All'improvviso riprendo coscienza di me e mi autoimpongo di attivarmi.

Mi sbarazzo del giubotto di pelle e della borsa, alzo le maniche della maglietta fino ai gomiti e vado a lavarmi le mani ne lavandino con il sapone disinfettante,  le asciugo e metto i guanti in lattice sterilizzati.

"Fatelo mettere di lato" ordino mentre prendo ago, pinze, garza, filo e batuffoli di cotone imbevuto di disinfettante e cicatrizzante.

Poso tutto su un piccolo tavolo di acciaio e ordino tutto in base a come devo utilizzarli.

Mi dirigo verso l'armadietto dove penso ci saranno medicinali e cerco la lidocaina per anestetizzare, afferro una fialetta.

Eccola.

Metto il composto in una siriga e mi riavvicino al lettino dove gli altri mi stanno guardando terrorizzati.

"Quello non me lo trafiggi interamente vero?" chiede in un lamento Gianluca.

"Calma, non sentirai niente" lo tranquillizzo.

Lui gira lentamente la testa fino a darmi campo libero sul taglio, con molta delicatezza lo anestetizzo e aspetto qualche minuto per far agire la lidocaina.

Successivamente comincio a suturare con tutta la precisione possibile. 

Piero deve girarsi verso la porta per non sertirsi male, mentre l'altro mi aiuta e regge bene la vista del sangue. "Garza" dico.

Il ragazzo mi passa la garza adesiva e la applico con un pò di cicatrizzante.

Ce l'ho fatta.

Dio mio c'è l'ho fatta.

"Finito" dico incredula.

Avevo il cuore a mille eppure ho fatto tutto senza fare disastri.

"Brava" dice il ragazzo con pizzetto sospirando di sollievo.

"Ti ringrazio" boffonchia Gianluca intontito mentre gli occhi tendono a chiudersi.

È l'effetto dell'anestesia. "Non è che sta morendo?" chiede preoccupato Piero con gli occhi spalancati.

Io e il ragazzo con pizzetto ridiamo "Quello che sta morendo mi sembri tu Piè!" scherza laltro.

Io rido "No, si riprenderà fra un pò. " lo assicuro.

"Ah ok! Ma io adesso è meglio che esco, anche perché sto sentendo caldo.

Non è che mi ha fatto impressione.

È solo caldo" dice agitato Piero "Ignazio ti prego accompagnami"

Io ridacchio e quello col pizzetto, che ho capito si chiama Ignazio, porta fuori Piero che sta quasi per andare in iperventilazione.

Io metto via nel silenzio tutti gli oggetti che ho usato, butto tutti i batuffoli di cotone e lavo con il sapone disinfettante gli attrezzi.

Quando qualcuno si degnerà a venire gli dirò di sterilizzarli.

Tolgo i guanti e lavo le mani, le asciugo con lo scottex e poi mi siedo in una sedia al lato del lettino dove sta riposando Gianluca.

Adesso ha un'espressione serena, non sente dolore e se andrà tutto bene domani non dovrebbe sentire più niente.

Lo spero.

Forse è che è il mio primo paziente o forse è che esagero sempre, ma non voglio stia male.

Noto che una parte del ciuffo gli cade davanti al viso e timidamente mi allungo per aggiustarglielo.

"Ignà lo sai che non mi devi toccare i capelli." borbotta affaticato senza però aprire gli occhi.

Non fiato nemmeno, meglio fargli credere che sia il suo amico.

È debole e deve riposare non fare caso a una sconosciuta.

All'improvviso mi sento prendere la mano che è ancora allungata verso i suoi capelli e la porta accanto al viso come per confortarsi.

È così dolce!

Anna non ti distrarre.

È SOLO UN PAZIENTE.

Il primo!

----
Salve
Questo  era secondo  capitolo.
Spero vi  sia piacouto, fatemelo sapere attraverso  i commenti  e i voti ☆.
Buona lettura...
Alla prossima guys!
   -Jey

Noi Siamo AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora