Il diario

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"Mi sento in un certo senso abbandonata,il popolo dell'acqua e quello del fuoco sono sempre stati l'uno contro l'altro, e magicamente gli anni in cui si sono augurati l'uno la morte dell'altro, sembrano scomparsi. Ho passato quindici anni della mia vita rinchiusa nel castello di pietra azzurra, tenuta lì come una prigioniera anzi che come la figlia di un re. Ho avuto tanto tempo da perdere, e solo i libri mi confortavano , passavo giornate intere chiusa nella biblioteca reale, invece di urlare , giocare e correre per i corridoi indaco ed oro, come i miei fratelli e sorelle. La magia mi attirava come le api vengono attirate dai fiori, imparai a governare magie aventi come mezzo l'acqua, poi qualcosa sempre di più difficile, aria, terra , magie di controllo , mutazione e così via fino a provare il fuoco, l'odiavo mi ricordava la gente del fuoco , rozzi e nerboruti, ma qualcosa lo rendeva in un certo senso poetico ,leggero e dolce. Caldo , confortevole ma pericoloso.
Fui promessa in sposa a Imlach, futuro erede al trono di fuoco. All'inizio l'odiavo, così come odiavo mio padre, uomo di grande potere che al suo nemico donava una figlia, la più forte, ma donna e diversa.
Odio farmi vedere nella mia forma d'acqua, non perché gli occhi sono puntati su di me per la mia trasparenza, ma perché ho delle caratteristiche umane che in una massa gelatinosa , che è il mio corpo da ninfa,stonano.
Tornando all'uomo a cui venni promessa...lo odiavo, aveva il solito comportamento da capo, mi guardava in modo ostile e odioso. Non aveva mai tempo per me e io non volevo dargliene del mio. Era solo un unione senza amore, solo per pace tra i popoli.
Dopo qualche tempo cambiammo entrambi venni a conoscenza di parti di lui, che probabilmente neanche Imlach stesso conosce. Quei piccoli gesti di dolcezza mi fecero lentamente innamorare. Un giorno gli chiesi perché non fosse arrabbiato o in disaccordo verso la pace tra acqua e fuoco. E lui non pensò nemmeno , mi guardò e disse-Come puoi cambiare le cose facendo la stessa cosa che fanno gli altri. Come puoi cambiare un mondo che uccide ed odia, con altro odio e altra morte?-
In quel momento non risposi , semplicemente lo guardai interdetta, capivo quello che diceva ma non riuscivo ad immaginare un modo diverso per cambiare le cose. Le parole erano state usate, la mia stessa madre chiese la pace e mio padre la fece prendere per pazza , per tutti era una traditrice.
Altri ancora avevano provato, non solo con odio tra popoli ma con guerre vere e proprie. Ma nulla.
Passarono gli anni e ci sposammo , ebbi il mio primo figlio Liliam, ma morì poco dopo...adesso porto in grembo il mio secondo genito, e secondo il medico di corte sarà una femmina. Vorrei chiamarla Dalia, ma Imlach desidera chiamarla Indil. Siamo in totale disaccordo.
Scrivo questo diario perché la morte di Liliam mi ha fatto parecchio male, sapevamo tutti che non sarebbe sopravvissuto, e vederlo morire lentamente tra le mie braccia, il suo piccolo viso spegnersi di volta in volta sempre più...
Mi hanno consigliato di scrivere di qualunque cosa, tutto ciò che mi passasse per la testa, che sia felice, triste non aveva importanza. Bastava scrivere.Mi sento un po meglio, il dolore non passa ma riesco a scrivere quello che non riesco a dire agli altri, che non riesco a dire a Imlach, mi sento un po meglio e se l'imminente guerra non causerà nessun male alla creatura che porto in grembo , spero che se qualcosa passasse a me questo diario andrebbe alla piccola, cosi che possa sapere la mia storia. Per te...Indil, si Indil. Liliam proteggi tua sorella!"
Indil guardava il diario , non aveva parole , non riusciva a respirare e guardando la caligrafia della madre non riuscì a far nient'altro che piangere.
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Nonostante le parole della mamma, Indil continuò la sua guerra, il suo pensiero era sempre incrntrato a quello scritto sul diario, ma era ancora incerta, suo padre aveva ragione, ma questo avrebbe funzionato? Avrebbero placato l'odio che c'era tra i popoli?
Era una domanda senza risposta, una domanda che solo provando avrebbe trovato soluzione. Ma nel frattempo continuava a tenere la spada in mano, macchiando non solo la sua lama ma parte di se.
Seguiva gli ordini , combattendo una battaglia che gli apparteneva ma che non sentiva sua. Aveva vissuto come un umana praticamente da sempre, aveva vissuto come una di quelle persone di cui ormai aveva le mani sporche.
E mentre tirava fendenti, tagliava teste e feriva nemici, la spada gli cadde di mano...stava per finire come l'altra volta , colpita alle spalle. Emila però la salvò rimproverandola...si riprese decise di scegliere dopo, non era il momento per prendere decisioni, ormai era sporca, morire lì non l'avrebbe salvata.
Finì quella giornata , non parlava con nessuno dei suoi amici da giorni. Isiride e Ambra erano impegnate con le cure mediche. Annael e Lindir scomparivano ogni volta che la battaglia finiva. Haleney era confinata in una parte del castello , e gli altri erano occupati con i preparativi per la prossima battaglia. Lei invece sedeva nella biblioteca.
Decise di uscire. Aveva bisogno di prendere un lungo respiro di capire cosa fosse giusto o sbagliato. Se quella guerra fosse veramente sua come tutti dicevano.
Uscita dal castello rimase a fissare il cielo, era limpido e di un azzurro intenso, ma non la calmava, sembrava preoccuparla ancor di più.
Camminò tra i soldati e in lontananza vide Eliot salutarla. Lei lo ignoró.
Era magicamente ricomparso nella sua vita, inizialmente era felice di aver rivisto il suo primo amore. Pensava finalmente qualcuno che mi conosce. Ma erano diventati degli estranei, lei non capiva lui e lui non capiva lei. Non poteva sapere, non poteva più comprendere ciò che tormentava Indil.
Lei si sdraio sull'erba e si lasciò andare.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò Annael e Lindir che la guardavano. La ragazza con un sorriso stampato in viso e il ragazzo con il solito sguardo da so tutto io. Si accomodarono vicino ad Indil.
E parlarono parlarono. E alla domanda di Annael.
-Come va?-
Lei rispose con un sorriso forzato.
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Indil sedeva su una sedia fissando la porta, mentre lo scudiero gli metteva l'armatura.Il giorno prima aveva parlato con i due fratelli che l'avevano fatto ragionare. E lì confinata nella stanza un tempo appartenuta al padre e alla madre aveva preso la sua decisione e le parole del diario continuavano a risuonare nella sua mente. La battaglia sarebbe cominciata a momenti ,e il panico sembrava rivestirla come un vestito, come se ormai la paura della morte fosse come la sua stessa pelle.
Quel giorno scese in campo, guardò la spada riflettere la luce del sole , poi la gente intorno a lei aspettando un discorso. Li guardò e rimanendo in silenzio iniziò a camminare.
Il capo ribelle diede il via e tutti correndo la superarono , mentre lei con passo lento andava verso il massacro.
Colpi gente senza pensare e rimanendo impassibile davanti alla vista del sangue. La gente intorno combatteva la loro guerra, lei era lì solo per supportare il loro sogno di libertà.
"Come puoi combattere la morte portando altra morte?"
Mentre continuavano a combattere, lei camminava con passo lento verso l'uscita di quel massacro. L'uomo seduto su una sedia che guardava con aria soddisfatta il sangue scorrere e la gente cadere. Indil avanzava e finalmente arrivò davanti all'uomo. Egli sorrise.
-Guarda chi c'è...-
-Non si vergogna? Guardi la tua gente morire e rimani qui fermo, con quello stupido sorriso di soddisfazione spalmato in viso.-
-Cara non è la mia guerra, la pace l'avevamo già da tempo-
-Questa non è pace-lei ringhiò.
-Non sembra che la vostra lo sia-
-Non si può fermare la morte con altra morte-
-Ma le parole poche volte vengono prese in considerazione-disse lui.
-Solo perché sua moglie non ci è riuscita non vuol dire che non funzioni...e se tu non l'avessi chiamata traditrice , adesso sarebbe diverso e io avrei una nonna-
-Lo sapevo, l'avevo intuito ascoltando il tuo tono rispettoso-
-Ci sono cose che si capiscono solo con uno sguardo e a volte c'è il diario di mia madre a fare da tramite.-
-Beh salutami tua madre-
Un uomo cercò di colpire Indil, ma prima che potesse torcergli anche solo un capello, lei lo decapitò.
-Sei sempre stato così...sul diario di mia madre c'era scritto del tuo modo di fare, se c'è una ricompensa va tutto bene, no?-
-Tu non sai niente...-
-Non è stato lui, il re degli umani , ti ha dato soldi, potere, e ti ha cambiato. O eri un mostro sin da prima-
Indil lo guardava con disprezzo. -Tu eri lì vero? Eri lì quando tua figlia veniva massacrata...-gli occhi divennero lucidi, ma con tutta la calma possibile disse
-Portami dal tuo re!-

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