IV.

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Jeanla seguì con lo sguardo fino a quando Evelyn non sparì in sartoria.Non le credeva. Non poteva essere vero. Aveva vissuto con la segretasperanza che un tempo qualcosa si era acceso in lei, e con quellepoche parole che Evelyn aveva pronunciato, semplici e dirette, ognisua chimera era andata in fumo. Ricordò di quando erano bambini e sierano baciata dietro una cassa del pesce. Era stato un bacio fugaceed imbarazzato, ma lui non le aveva mai dimenticato. Da allora laamava in silenzio, senza mai provare a palesare i suoi sentimenti.Poi, quando le presentò Alain, tra loro scattò l'amore. A quelpunto Jean seppe di essere veramente perduto.

Tornòdal suo compagno di turno, François, che notò la sua ariadistratta.

<<Ehi Jean, qualcosa non va?>> Jean sorrise come per scacciare unbrutto pensiero.

<<Nulla François, stai tranquillo.>>

<<Problemi di donne eh?>> gli disse François, facendoglil'occhiolino e dandogli una leggera gomitata d'intesa sul braccio.

<<Andiamo a farci un goccetto.>>

<<Ma non possiamo Jean! Sai bene che ci è vietato bere in servizio!>>esclamò François, sconcertato dalla negligenza dell'amico.

<<Non affronteremo il tribunale militare per un bicchiere di vino.>>e si diresse verso l'osteria più vicina. François si chiese cosapassasse per la testa del compagno e, considerando che era rimastosolo troppo a lungo, decise di seguirlo.


Quellasera, Evelyn beve un bicchiere di vino di troppo e si lasciò caderesul letto. "Perché non sei qui Alain?" pensò. "Se ti avessiaccanto ora mi troverei tra le tue braccia che spazzano sempre vita opensieri cattivi." Evelyn era molto dispiaciuta di non poterricambiare i sentimenti di Jean. Si sentiva in colpa perché l'amavada più tempo di Alain, e lei non aveva mai permesso a se stessa dicontraccambiarlo. Amava Alain con tutto il cuore. Con lui ne avevapassate di tutti i colori e, nonostante la giovane età, era sposatida quasi un anno. Jean invece era suo amico da una vita e un grandeamico di Alain. Ma per lui aveva provate solamente amicizia.

Prigionieradi questi pensieri creati dallo stordimento dell'alcol, si addormentòvestita, e si svegliò solamente a mattinata inoltrata. Si rese contodi essere in ritardo per il lavoro e uscì in tutta fretta di casa. Ipostumi della sbronza cominciavano a farsi sentire. Arrivò insartoria tutta trafelata e la sarta principale, una donna smilza easciutta che puzzava di aglio, la fulminò con lo sguardo.

<<Mai più uno sgarro simile signorino Dubois. >> sibilòfreddamente.

<<Mai più Madame...>> balbettò Evelyn. E per quel giorno, nullaandò storto. Anzi, la sera torno a casa Alain, facendole unasorpresa. Evelyn si gettò tra le sue braccia.

<<Ciao Evelyn, ti va se stasera ansiamo a fare una passeggiata?>>Evelyn annuì con forza, piena di gioia. Mangiarono e, ultimata lacena, uscirono.

Sebbenefosse aprile, la sere erano ancora fresche, soprattutto quell'anno.Sembrava che l'inverno non volesse cedere il passo alla primavera.

Alainle raccontò quella che aveva fatto in quei giorni e anche Evelynfece lo stesso, tralasciando l'incontro con Jean. Alain notòcomunque che qualcosa non andava.

<<Stai bene Evelyn? Mi sembri distratta?>>

<<Mh? Sì Alain, va tutto bene.>>

<<Jean mi ha detto che ti ha accompagnata al lavoro ieri.>>

Ecco,Jean glielo aveva riferito.

<<Sì, è stato un piacere vederlo.>> Non mentiva. Alain annuì.

SulPont Neuf, un vecchio suonava la fisarmonica e un bambino dava lacaccia a un ratto.

<<Di cosa avete parlato?>> Evelyn arrossì e sperò che al buioAlain non notasse il rossore delle sue guance. Ma si sentiva addossoquegli occhi che non poteva fare a meno di amare. Sentiva che leperforavano il cuore. Era nuda e vulnerabile sotto il suo sguardo,nonostante gli strati di vestiti.

<<Dellariunione degli Stati Generali.>> Era una mezza verità.Rimasero in silenzio per istanti che le parvero eterni.

<<Stasera in Place de Grève c'è un'assemblea. Pensavo di farci unsalto, che ne dici?>> Evelyn annuì, lieta di non dover piùparlare dell'incontro con Jean.

InPlace de Grève c'erano un centinaio di persone. Discutevano dellequestione che presentato al re. Il 5 maggio era sempre più vicino.

Ilsollievo di Evelyn non durò a lungo. Tra la folla aveva avvistato lacapigliatura corvina di Jean e cominciò ad agitarsi. Sperava che nonsi accorgesse di loro e così fu. Dopo un'ora in cui Evelyn non avevaascoltato mezza parola dei loro discorsi, fecero ritorno a casa. Sispogliarono e si misero a letto. Alain le accarezzo i capelli biondifino a quando Evelyn non si addormentò.


Ilmattino seguente Alain non c'era. "E' già andato." pensòEvelyn. Mancavano ancora un paio d'ore prima di dover uscire.Qualcuno bussò alla porta e Evelyn si vestì per nadare ad aprire.Si trovò davanti Jean.

<<Posso entrare?>> Evelyn annuì e lo lasciò passare.

<<Evelyn devo dirti delle cose.>>

<<Jean io...>>

<<Lasciami parlare. Evelyn io ti amo e lo sai, ma vederti e non poterfare nulla sta cominciando a logorarmi dentro. Io ti amo e lo faròper il resto della vita.>> Le si avvicinò, guardandola drittonegli occhi. Evelyn sentì il terreno franare sotto i piedi. Allafine riprese il controllo di sé e con voce dura, che non ammettevarepliche disse: << Vattene Jean.>> Jean s'inchinòlievemente. Evelyn non sapeva se si stesse prendendo gioco di lei ose era serio. Quando si rialzò i suoi occhi erano pieni di lacrime.Sfiorò lievemente le labbra di Evelyn con le sue. << Ricordi?Avevamo dieci anni.>> sussurrò, e uscì.


1789Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora