VI.

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I funerali di Jean si svolserosotto la pioggia. Erano passati due giorni dalla sua morte. Evelyn sitrascinava dietro il carro funebre vestita a lutto. Quasi non sireggeva in piedi per il dolore. Alain portava la bara sulla spalladel braccio illeso, insieme ad altri cinque soldati della Guardia.C'era il lentigginoso François, il tarchiato Bernard, l'allampatoMaurice, con il quale Jean amava giocare a carte, Christophe, chepareva denutrito, e un giovane che Evelyn non aveva mai visto.Probabilmente una nuova recluta, pensò.

I sei uomini erano curvi sottoil peso della bara, perfino Alain e Bernard con le loro spallelarghe. Evelyn pensò che ciò che curvava la schiena di Alain fosseil peso del rimorso.

Giunsero sulla piccola collinache si affacciava sul mare. Qui gli uomini posarono la bara ecominciarono a scavare la fossa. Alain si era ricordato che un giornolui e Jean si erano trovati proprio su quella collina, molto tempoprima. Il mare era di un blu profondo che ad Alain aveva rimandatoagli occhi di Evelyn. E probabilmente lo stesso pensiero avevaattraversato la mente dell'amico.

<< Alain, quando moriròseppelliscimi qui, ti prego.>> gli aveva detto Jean.

<< Tra molti anni allora!Magari muoio io prima di te.>> aveva riso lui. Ma Jean rimanevaserio, supplicandolo con gli occhi.

<< Come tu desideri,Jean.>>

Ora Alain comprendeva come maiavesse voluto essere seppellito lì. Sapeva che non avrebbe maipotuto avere Evelyn, e perciò aveva deciso di limitarsi ad osservareil blu profondo del mare, che tanto somigliava alle iridi dell'amata,per sempre.

Una volta che la bara fu calata,la ricoprirono di terra.

<< Addio amico mio.>>Le sue lacrime si mescolavano con le gocce di pioggia. Evelyn gli siavvicinò.

<< Non ha mai smesso divolerti bene.>> sussurrò. Anche lei stata piangendo. Siabbracciarono tentando di sorreggere i pezzi dei loro cuori infranti.


I giorni passarono in fretta.Alain era già in forze, anche grazie alle cure di Evelyn. Si eranoparlati poco in quei giorni. La morte di Jean gravava su di loro comeun incudine. Evelyn faceva di tutto per sollevare Alain dal rimorsoche lo affliggeva, ma ogni tentativo fu inutile. Dopotutto nemmenolei aveva voglia di sorridere. Non ne aveva la forza.

Arrivò il 5 maggio. Quellamattina, Alain uscì sotto la pioggia incessante che batteva suParigi da giorni. Forse era il presagio di un'imminente catastrofe.Gli Stati Generali si sarebbero riuniti all'Hotel des Menus-Plaisirs.Evelyn uscì per andare a vedere cosa succedeva. Rimanere a casa conle mani in mano la faceva innervosire e la rendeva ansiosa. Dovevasapere cosa stava accadendo.

Fuori dall'Hotel c'era una granfolla. Evelyn riconobbe i rappresentanti del Terzo Stato negli uominidal mantello e la feluca nera. Tra loro c'era anche Maximilien deRobespierre. Evelyn notò che i rappresentanti del popolo erano tuttifuori sotto la pioggia, mentre i nobili, con le loro giacche di setaornate d'oro, le capigliature elaborate e i visi incipriati, e idelegati dell'Alto Clero, più eleganti degli stessi aristocratici,entravano indisturbati nell'edificio.

<< Che succede? Perchénon entrano?>> domandò Evelyn alla donna accanto.

<< Vogliono farli entrareda una porta secondaria. Vogliono umiliarci.>> La donnapronunciò quest'ultima frase con una rabbia ben celata. Difatti,poco dopo i loro portavoce si mossero verso il retro dell'Hotel.

<< Stupidi nobili!>>esclamò la donna.

Evelyn scorse Alain tra gliuomini di guardia all'edificio. Anche lui la notò. Forse siaspettava di vederla. Sollevò la visiera del cappello con i pollicein quel gesto che le era famigliare e sorrise. Evelyn ricambiò ilsorriso. In quel momento gli Stati Generali si stavano radunandonella sala dei tre ordini.

Evelyn tornò a casa solo dopoil tramonto del sole. Mangiò da sola quella sera. Ora si decidevanole sorti della Francia. Chissà se il re avrebbe dato ascolto al suopopolo oppure ai suoi interessi e a quelli della nobiltà. Dovevacapire che era suo dovere servire il suo popolo e ascoltarlo. Ciònon significava piegarsi, ma solo essere dei buoni sovrani e amare ipropri sudditi.

I tre ordini rimaseroall'interno dell'Hotel des Menus-Plaisirs per un mese. Alain nontornava. Si limitavano a guardarsi da lontano. Quando non era diturno, Alain dormiva in caserma. Era un mese che non si parlavano, edera un mese che Jean era morto. Alain non poteva muoversi dalla suapostazione, e perciò, il 2 giugno, Evelyn salì da sola la collinain cui era sepolto l'amico con solo un mazzo di fiori freschi tra lemani. Il maltempo aveva deciso di concedere a Parigi una tregua.Nuvoloni neri pesanti di pioggia incombevano sul mare che si erafatto cupo. Non era più di quel blu profondo e brillante. Ora parevaminaccioso. Evelyn sostituì i fiori vecchi, distrutti dai temporali,con quelli nuovi e profumati. Rimase inginocchiata davanti alla crocedi Jean a lungo. I suoi lunghi capelli biondi erano mossi dal vento ele lacrime venivano trasportate da esso verso il mare. Pensava a Jeane alla loro infanzia. Pensava a quando si rotolavano nel fango, aibagni nella Senna, a quel baciò dietro la cassa del pesce... Jeanche le aveva presentato Alain, Jean che le aveva rubato un bacioprima di morire, Jean che si era sacrificato per il suo miglioreamico. Lasciò la tomba con il cuore più leggero.

Poco dopo ricominciò a piovere.


1789Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora